Brutta disavventura per due ragazzi, arrivati a Roma per assistere al concerto dei Maneskin. Gli amici sono stati infatti derubati di uno zaino contenente soldi, carte di credito, chiavi di casa. E come ha riportato il quotidiano ‘Il Messaggero’, la tecnica usata dal ladro è stata quella degli ‘occhiali caduti’.
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Dal concerto dei Maneskin al furto: la disavventura di due ragazzi
Erano pronti, carichi per il concerto dei Maneskin. E invece, quella che doveva essere una giornata all’insegna del divertimento, si è trasformata in una giornata da incubo. Due amici erano arrivati a Roma lo scorso 19 luglio. Il giorno dopo era in programma al Palazzetto dello Sport il concerto della rockband. Ma prima, il fattaccio. “Sabato mattina abbiamo fatto il check-out in hotel a via Manin e successivamente ci siamo fermati in un bar, in via Principe Amedeo, 87. Lì abbiamo preso un caffè e ci siamo organizzati per la giornata. Ci trovavamo all’esterno nei tavolini sul marciapiede ed erano circa le 12. Dopo poco io sono tornato in hotel perché mi ero accorto di aver dimenticato il caricatore del telefono”, ha raccontato uno dei due ragazzi, come riportato da ‘Il Messaggero’.
La ricostruzione della vicenda
Quando il ragazzo è rimasto solo al tavolo, si è avvicinato un uomo, al quale poco dopo cadranno degli occhiali da sole. “Si trattava di un signore alto circa un metro e 80 centimetri, probabilmente era di nazionalità indiana, indossava una maglia verde ed era robusto. Gli sono caduti un paio di occhiali da sole a terra, ma ha continuato a camminare. Il mio amico che se ne era accorto lo ha chiamato più volte ma lui non ha risposto, così ha preso gli occhiali e lo ha rincorso per qualche metro riuscendo a restituirglieli. Purtroppo però quando stava tornando al tavolo ha visto un uomo di spalle allontanarsi e successivamente si è accorto che lo zaino non c’era più. Forse i due erano d’accordo, nello zaino c’è il portafoglio del mio amico con dentro 160 €, i nostri documenti, una carta postepay, degli occhiali da sole, una sigaretta elettronica e le chiavi di casa mia e di mio padre”. Insomma, non propriamente il rientro a casa sperato.