Serena Bortone ha chiuso la sua avventura alla guida di “Oggi è un altro giorno”, il programma pomeridiano di Rai1 che per tre anni ha raccontato storie di vita, arte, cultura e attualità. La conduttrice ha salutato il suo pubblico con un discorso emozionato e polemico, in cui ha rivendicato il successo della sua trasmissione e ha lanciato una stoccata alla dirigenza della Rai, che ha deciso di cancellare il format dai palinsesti.
Serena Bortone e la frecciatina alla Rai
Bortone ha concluso il suo discorso con un augurio che è anche un’esortazione: “siate liberi e siate autentici a qualsiasi prezzo“. Una frase che suona come una critica alla Rai, che ha deciso di non rinnovare il contratto alla conduttrice e di eliminare il suo programma dal palinsesto di Rai1. Una scelta che sembra dettata da ragioni politiche, visto che Bortone non si è mai risparmiata nel dare spazio a voci critiche nei confronti del governo e delle istituzioni. La conduttrice e giornalista ha esordito ribadendo il valore della libertà: «Per tre anni questo è stato uno spazio libero. Abbiamo portato nelle vostre case migliaia di vite: un pezzetto di ognuna resterà sempre con me e con voi».
Il futuro della giornalista è ancora incerto: secondo alcune indiscrezioni, potrebbe tornare in Rai con un doppio appuntamento nel weekend su Rai3, sostituendo Massimo Gramellini. Altri nomi circolano per la fascia pomeridiana di Rai1, tra cui quelli di Caterina Balivo e Roberta Capua.
“Oggi è un altro giorno”: il bilancio di una trasmissione di successo
“Oggi è un altro giorno” è stato uno spazio libero, in cui Bortone ha portato nelle case degli italiani migliaia di vite, tra ospiti famosi e meno noti, tra testimonianze di coraggio e momenti di riflessione. La conduttrice ha sottolineato come il programma abbia valorizzato la memoria, presentato la contemporaneità, sostenuto la fragilità e informato sull’attualità. Soprattutto, ha evidenziato come abbia vinto la sfida di portare tanta letteratura, musica classica e lirica, dimostrando che il pubblico televisivo è capace di apprezzare quella che con un certo razzismo intellettuale viene chiamata la cultura alta. Così ha concluso il suo discorso di congedo da Rai 1: ” Il popolo, l’Italia e gli italiani sono molto più avanti di come talvolta li si voglia rappresentare ed è anche per questo che le nostre migliaia di ospiti sono stati diversi tra loro, perché il servizio pubblico è pluralismo, inclusione e sostegno alla fragilità».