Altra tegola per il MeToo, che ha visto nuovamente assolto in tribunale Kevin Spacey. L’attore americano, infatti, era accusato da quattro uomini di abusi sessuali. Accuse cadute all’occhio del giudice che ha portato avanti il processo, ritenendo il noto produttore statunitense come “non colpevole”. L’assoluzione dell’artista è avvenuta presso il Tribunale di Londra.
MeToo, l’assoluzione di Kevin Spacey
Nel Tribunale di Londra, il giudice lo ha fatto riecheggiare chiaramente: “Spacey non è colpevole”. Alla sentenza pronunciata nell’aula giudiziaria, all’attore americano non è rimasto che scoppiare a piangere. Tante infatti le parole sul suo conto negli ultimi anni, con un mondo cinematografico che lo aveva di fatto messo ai margini dopo le pesanti accuse di violenza sessuale.
La sentenza ha dato ragione all’attore americano
Inaspettato l’esito di questa sentenza, soprattutto perché la posizione dello stesso Kevin Spacey era complessa. L’attore, infatti, si presentava al cospetto del giudice con nove capi d’accuse, che lo presumevano colpevole di violenze e molestie sessuali nell’arco di diversi anni. A portarlo dentro un’aula di tribunale, da come sappiamo, la denuncia effettuata da quattro uomini.
L’assoluzione un regalo di compleanno per Spacey
La sentenza di assoluzione, che nei fatti almeno nella pratica riabilita il nome di Kevin Spacey, avviene in un giorno speciale per l’artista: oggi, 26 luglio, coincide con il 64esimo compleanno per il noto attore americano. Da come sappiamo, attorno a questa accusa e conseguente battaglia legale, lo stesso Spacey era sparito dalle scene per dedicarsi interamente alla preparazione del processo e soprattutto alla sua difesa.
Chi accusava Kevin Spacey?
A portare in tribunale Kevin Spacey, come detto, sono stati quattro uomini. Queste persone, secondo la loro testimonianza, sono stati vittime di violenza da parte dell’attore, che nel tempo li avrebbe costretti ad avere rapporti omosessuali con lui. L’identità delle persone che accusarono Spacey non sono mai stati rivelati dal Tribunale di Londra, per questioni legate alla sicurezza e la privacy.