Giovanni Falcone è stato un magistrato italiano. La sua morte, avvenuta il 23 maggio 1992, ha contraddistinto un’intera epoca per il nostro Paese ed oggi viene considerata come una data tra le più importanti da ricordare ma soprattutto da tramandare alle future generazioni affinché il suo sacrificio non sia stato vano.
Assieme ai colleghi ed amici Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto e Paolo Borsellino, Falcone è stato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia non solo in Italia ma anche a livello internazionale.
La biografia di Giovanni Falcone
Sulla sua figura negli anni sono state spese tantissime parole. Giovanni Salvatore Augusto Falcone, questo il suo nome completo, nacque a Palermo il 18 maggio 1939. E’ negli anni 60′ però che il suo nome e quello della giustizia, inteso a tutti i livelli, si intrecciano. Prima la gioventù trascorsa a Palermo, poi il passaggio all’Accademia Navale di Livorno prima di tornare nuovamente a Palermo per frequentare gli studi di Giurisprudenza. A partire dal 1966, e per i successivi dodici anni, fu al tribunale di Trapani, nei primi anni come sostituto procuratore e giudice istruttore.
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La lotta alla Mafia
Falcone è passato alla storia per la sua lotta contro la criminalità organizzata. Tra i traguardi più importanti raggiunti citiamo quello dell’8 novembre del 1985 quando venne depositata l’ordinanza di rinvio a giudizio contro 475 imputati di Cosa Nostra. E il 10 febbraio dell’anno successivo inizia il maxi processo, considerato uno dei traguardi più importanti raggiunto dal Magistrato. Negli anni ’90, dopo l’approdo al Ministero di Grazia e Giustizia considerando il clima ostile che si era creato attorno a lui a causa delle sue attività, ci sarà poi l’apice con l’arresto e la condanna definitiva del Boss Totò Riina.
L’attentato fallito
Falcone sfuggì a un primo attentato il 20 giugno del 1989 quando nella sua villa all’Addaura, in cui il magistrato stava trascorrendo l’estate, venne posizionato un borsone con cinquantotto candelotti di dinamite con l’intenzione precisa di ucciderlo. Ma l’attacco non riuscì con l’esplosivo che venne disinnescato. Ancora oggi molti dettagli di quell’episodio restano oscuri.
La strage di Capaci
Il 1992 è l’anno del successo e al tempo stesso della fine per Giovanni Falcone. A gennaio avviene la condanna di Riina e nel magistrato cresce sempre più la consapevolezza che la criminalità organizzata e Cosa Nostra gli presenterà il conto. Che sarà, purtroppo, salatissimo. Il 23 maggio 1992, Giovanni e la moglie Francesca, di ritorno da Roma, atterrano a Palermo con un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti partito dall’aeroporto romano di Ciampino alle ore 16,40. Tre auto della scorta blindate li aspettano. Ma dopo aver imboccato l’autostrada che porta a Palermo, all’altezza dello svincolo di Capaci, una terrificante esplosione disintegra il corteo di auto e uccide Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
La vita privata
Giovanni Falcone era sposato con Francesca Morvillo, l’amata moglie con cui ha condiviso la morte in quel terribile attentato. Prima di lei comunque il magistrato si era sposato una prima volta con Rita Bonnici. Falcone non ebbe mai figli per un preciso motivo: in virtù della sua attività non volevano lasciare orfani ben consapevoli a cosa stavano andando incontro. Falcone ha una sorella che si chiama Maria.
Frasi famose
Queste alcune delle frasi più famose per il quale il magistrato è ricordato:
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno,
è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”.
Falcone non si è mai sentito un eroe ma solo un uomo dello stato chiamato a fare il proprio dovere. Di Cosa Nostra diceva:
“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà una fine”.