Claudio Simonetti, la musica che spaventa; prendi le mani guantate più famose del Pianeta, un quadro di Hopper e la musica più inquietante per antonomasia: ecco gli ingredienti dell’Incubo d’autore, firmato dall’accoppiata Argento-Goblin
Fu per puro caso che i Goblin regalarono al mondo la colonna sonora del capolavoro da ‘cinebrivido’ che l’umanità conosce. Dario Argento volle infatti questo gruppo di allora giovanissimi musicisti diplomati al conservatorio, invece dei Pink Floyd, per interpretare dei temi che dovevano far gelare il sangue nelle vene degli spettatori. E per fortuna, diciamo, che il genio di Argento confermò l’infallibilità del proprio istinto non scegliendo appunto i Pink Floyd, ma i Goblin.
Era il ‘75, i ragazzi accettarono di interpretare la musica che divenne l’icona delle soundtracks dell’horror e tutto il resto è storia. Quella dei Goblin e di Claudio Simonetti. Figlio di Enrico – grande musicista autore di pezzi immortali come Gamma e uomo di spettacolo scomparso troppo presto- Claudio è sinonimo di pezzi come Profondo Rosso, Suspiria, Tenebre, Mater Lacrimarum, Phenomena, brani ormai immortali che continuano ad emozionare il pubblico. Ma anche poi col passaggio dal prog dei Goblin all’heavy metal dei Daemonia, fino ai Claudio Simonetti’s Goblin.
Due chiacchiere con Claudio Simonetti
Incontriamo Claudio Simonetti nella sua dimora d’artista, nelle campagne di Riano. Claudio è un personaggio del quale si direbbe “giovane”; si avverte una giocosità dello spirito che paradossalmente fa da contraltare alla “dark side” che lo ha reso celebre e ciò fa sorridere. Di certo si è consapevoli di trovarsi dinanzi a un genio e la curiosità è quella di scoprire “il vero Claudio Simonetti”, le sue passioni, le sue abitudini, oltre che la storia dei Goblin e della sua musica. Chiediamo a Claudio di parlarci di sé, di quello che sta facendo in questo periodo, mentre giochiamo con i suoi tre cani dinanzi alla sua sterminata collezione di sfere souvenir con la neve.
Il tour e l’ultimo lavoro “The devil is back”
Claudio, pandemia a parte sei reduce da un tour mondiale, come è andato?
In questo periodo mi mancano i concerti perchè l’ultimo è stato a settembre, in Sardegna. Il mio lavoro è quello di fare colonne sonore e concerti e a causa della pandemia sono fermo da un pò. Nel 2020 è uscito in Italia “The devil is back” con i ‘Claudio Simonetti’s Goblin’. E’ un disco di inediti della band ma in America era già uscito a ottobre 2019, mentre eravamo lì in tour. Insieme abbiamo fatto uscire anche “The Very Best Of” Volume I; Sono i nostri brani famosi che non sono mai stati rifatti e colonne sonore di film secondari molto richiesti ma mai usciti prima (Mater Lacrimarum, Il Cartaio, L’Alba dei Morti Viventi, Zombi); ora stiamo preparando il Volume II. “The Devil is Back” è una bella cosa fatta con i musicisti nuovi, bravissimi.
Il tour ha toccato L’America, la Russia, il Canada, il Giappone. Poi abbiamo dovuto fermarci per la pandemia. In Europa abbiamo suonato a Parigi, in un Teatro sulla Senna molto bello con due concerti, poi a Praga, Cracovia, Helsinki, Mosca, San Pietroburgo, Berlino. A Berlino è stato bellissimo, abbiamo suonato per due ore mezza di seguito. Venivamo dal tour americano, dove abbiamo fatto 42 date. E ’un circuito molto bello quello americano, sai, siamo molto conosciuti in America, ogni volta è sempre sold out, suoniamo nei teatri e nei locali con pubblico italo americano, un pubblico vasto, eterogeneo. Ricordo Seattle, abbiamo viaggiato tra le montagne e percorso 30,000 kilometri in un mese, viaggiando col tour bus. Ogni giorno suonavamo in un posto diverso. Col gruppo stiamo bene, mi diverto, d’altronde per stare tanto tempo insieme bisogna divertirsi.
Raccontaci di te. Pensi di avere un carattere allegro, nonostante tu sia il Re dell’Horror?
Sono nato in Brasile, in un paese solare e allegro. Lì si ballava, si cantava, c’era già la televisione privata, a colori. Avevo undici anni quando tornai dal Brasile e trovai una Italia bigotta, era il ‘64. Mi sono ritrovato in un mondo strano, a scuola cantavamo solo ‘O bella ciao’ all’ora di musica. In Brasile ci facevano cantare, suonare, mio Padre lì aveva da anni uno spettacolo che si chiamava Simonetti Show e che poi ha portato anche in Italia.
Claudio Simonetti e il Papà Enrico
Cosa pensi che ti abbia lasciato tuo Papà?
Beh di certo la sua eredità genetica, la musicalità, anche se non vivevo molto con lui perché partiva spesso, stava tre, quattro mesi in tournée. È morto presto, io avevo 26 anni e non ho potuto godermelo. E’ scomparso nel ‘78. Ricordo che diceva che lo aveva chiamato Mike Bongiorno che voleva i nomi importanti della Rai per fondare Canale 5, ma non riuscì a farlo.
Cosa ti fa più paura?
La realtà. I film horror non mi spaventano, i telegiornali sì. I telegiornali tendono a far apparire il mondo come un film horror. Quando ero bambino non vedevo cose del genere, questa cronaca nera inutile che non è notizia. Prima c’erano i giornali dedicati, adesso c’è una sorta di istigazione al delitto. Un bambino potrebbe ritenere normali certe cose, vedendole. Io sono un ribelle di natura ma credo che abbiano sdoganato parolacce, insulti, notizie diseducative. Ai tempi di mio padre la televisione era più educata, esistevano grandi musicisti, grandi attori che facevano sceneggiati teatrali, televisione. Il mondo è cambiato.
Dario Argento e ‘Profondo Rosso’
L’amicizia con Dario è nata nel 75; all’epoca Giorgio Gaslini aveva cominciato a lavorare sulla colonna sonora di Profondo Rosso. Dario chiese un gruppo rock al discografico Carlo Bixio della Cinevox. Voleva i Pink Floyd, i Deep Purple. Noi stavamo registrando un album di musica prog quando arrivò Dario Argento. La nostra era musica di nicchia. Andava di moda “Questo piccolo grande amore”, per l’epoca eravamo strani… Vennero in studio ad ascoltarci e siamo piaciuti, abbiamo cominciato a registrare. Gaslini litigò con Dario Argento e lasciò la colonna sonora. Mancavano i temi principali e allora li facemmo noi. Facemmo anche le parti orchestrali. Dopo il film riprendemmo l’album che avevamo lasciato.
Non avremmo mai pensato che Profondo Rosso facesse questo successo. Dopo 10 mesi fu primo in classifica e vendette un milione di copie solo in Italia. Vinse il disco d’oro. Ci siamo ritrovati primi in classifica così, rimanendoci 15 settimane e alla sedicesima settimana mio padre ci tolse il primo posto con Gamma, il brano dello sceneggiato televisivo.
Simonetti, la Dance Music e il successo di Gioca Jouer
Sei un tipo giocoso appunto; come esprimi questo tuo lato del carattere?
Conservo tutte le cose che avevo da ragazzino, faccio collezione di palline con la neve, sono pieno di Lp, dvd, amo i video. Il mio lato giocoso l’ho messo nella dance, ho fatto Gioca Jouer, College alla fine degli anni ‘70, la sigla di quel telefilm con “I ragazzi della terza C”, che ha avuto molto successo in America. College è nato con Castellano e Pipolo, Il regista era Federico Moccia -figlio di Pipolo, n.d.r-.
Come è avvenuto l’incontro con Claudio Cecchetto?
Lui faceva Discoring nell’80, era un dj famoso ma non aveva mai fatto un disco. Mi raccontò l’idea e nacque la tarantella di Gioca Jouer. Prodotto da me e Giancarlo Meo. Il colpo di fortuna fu che chiamarono Cecchetto a presentare Sanremo e mise Gioca Jouer come sigla di Sanremo ‘81. Compie 40 anni ora. Vorrei fare una versione commemorativa, magari rock.
Claudio Simonetti e i Daemonia
Daemonia è stato il mio primo gruppo rock dopo la separazione dei Goblin. Avevo già fatto dei dischi di grande successo con i “Simonetti Horror Project”. Mi piace il rock e l’heavy metal così ho chiamato i Daemonia; loro sono musicisti della scena metal romana. Abbiamo rifatto tutti i successi di Dario Argento, il primo album fu “Dario Argento Tribute” con i brani rifatti con l’orchestra sinfonica; in più quelli tratti da altri film horror quali Halloween, L’Esorcista, Dèmoni. Ma anche la cover di Gamma, sigla dell’omonimo sceneggiato televisivo scritta da mio Padre.
Il periodo della Rai
Come vivi la tua popolarità? I fans ti disturbano?
Ho avuto il mio momento di grande popolarità quando facevo la televisione. Ho fatto i programmi con Magalli, tanta televisione nella fine degli anni 80, ‘Pronto, è la Rai?’ Credo però che quello della tv sia un successo effimero. Oggi la televisione non è più quella di prima, a livello qualitativo.
Cosa ne pensi della musica oggi?
Non amo la Trap, per quanto penso ci siano cose belle. La musica, quella bella bella di quando c’era il rythm and blues, Aretha Franklyn, non esiste più. Penso che quando tra 10 anni la gente riascolterà Ymca impazzirà. Cosa resterà della musica di oggi, mi chiedo? Io vedo che sono passati 40 anni e Gioca Jouer va alla grande.
Tornerà la bella musica?
Non si venderanno più dischi. Oggi andando su youtube ci sono milioni di video, chiunque suona, sono tutti bravi, ma si è appiattito tutto, non c’è più nessuno che ti fa sognare. Esistono video pazzeschi hollywoodiani ma non essendoci l’idea compensano con i video fantasmagorici. Nulla rimane, non c’è l’ idea, non c’è più la ricerca nella musica.
Claudio Simonetti e il rapporto con i social
ho molti followers, ricordo che entrai da Cherubini, lo store di strumenti musicali a Roma e incontrai Morgan. Mi disse che era un mio grande fan e suonammo insieme al piano Profondo Rosso. La gente ci ha ripreso con i telefoni e allora ho messo il video on line ed è diventato virale, ha 250.000 visualizzazioni. Il social aiuta molto, nella promozione dei tour e dei dischi.
La musica è tutto; la riapertura dei teatri e il libro
Cosa vorresti dire a chi ti legge, adesso?
Vorrei dire di riaprire i cinema e i teatri. Vorrei fare una marcia di protesta; vedo le interviste ai politici, c’è tanta gente assiepata lì e nei bus, in televisione, in America e in Spagna hanno riaperto i teatri, ma solo in Italia sono chiusi. Vorrei fare un concerto sull’autobus, a questo punto. Purtroppo la musica è considerata meno di niente eppure la musica è tutto. Poi che esiste una biografia di me, “Claudio Simonetti: Il ragazzo d’argento – Una vita coi Goblin, la musica e il cinema”, edita da Tsunami, dove racconto tutta la mia carriera musicale e la mia vita.
Ci racconti un aneddoto?
In America ho trovato Chucky la Bambola Assassina ad altezza naturale e siccome non poteva viaggiare in stiva ha viaggiato con me sul posto del passeggero. E’ stato divertente, ha riso tutto l’aereo..
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ringrazio Francesca Piggianelli per la parte artistica