Anticipazioni Report puntata del 28 febbraio 2021. Stasera appuntamento su Rai 3 con le inchieste di Sigfrido Ranucci che andrà in onda al posto del consueto appuntamento con Che tempo che fa. Il conduttore Fabio Fazio si è infatti sottoposto ad un piccolo intervento e dunque il programma non andrà in onda.
Anticipazioni Report puntata del 28 febbraio 2021: cosa vedremo stasera in tv al posto di Che tempo che fa
Appuntamento dunque stasera con Speciale Report, in onda domenica 28 febbraio alle 20.00 su Rai3 e su RaiPlay con la puntata dal titolo “Terra Acqua Fuoco Aria”. La trasmissione prenderà il posto eccezionalmente del consueto appuntamento con Che tempo che fa.
La prima inchiesta di Report
Si parte con il reportage “La terra dei ciechi” di Bernardo Iovene e la collaborazione di Alessia Marzi. Nel 2018 fu varato il “piano di azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti” coordinato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, insieme a sette ministeri e alla regione Campania.
Ma non fu sufficiente: nell’estate 2019, infatti, i roghi aumentarono del 30%, la popolazione era esasperata e girando per i 90 comuni di quella che ormai tutti chiamano terra dei fuochi, si intuì che ci sono fiumi di rifiuti provenienti da attività irregolari che vengono puntualmente bruciati per non lasciare tracce.
Una guerra che non trova fine e che si ripercuote sulla salute degli abitanti. La procura di Napoli Nord ad Aversa ha chiesto uno studio all’Istituto superiore di sanità e i risultati sono sorprendenti.
Cosa vedremo nella seconda inchiesta di Report stasera in Tv
Si prosegue con il servizio “Il mago di Helbiz” di Daniele Autieri con la collaborazione di Federico Marconi e Silvia Scognamiglio. I monopattini stanno riscrivendo le regole della mobilità urbana anche in Italia, e la Helbiz è stata la prima azienda ad aver portato lo sharing nel nostro paese.
La società ha ottenuto concessioni per la condivisione dei suoi mezzi in oltre venti città italiane, a partire da Roma e Milano. Ma chi c’è dietro la Helbiz? L’amministratore delegato si chiama Salvatore Palella, è nato ad Acireale 33 anni fa e oggi guida un gruppo mondiale dal suo ufficio al 32° piano di un grattacielo di Wall Street, a New York.
La storia della Helbiz si intreccia con quella di tanti personaggi del jet set e dello sport italiano, da Alessandro Del Piero che offre il suo volto per uno spot, a Marco Borriello, tirato in ballo nella lista dei possibili investitori. Dal passato di Palella emergono però numerose ombre e relazioni con figure vicine alla criminalità organizzata e personaggi dal passato controverso. La società ha una holding di controllo nel Delaware, che scherma l’identità dei suoi azionisti. Chi c’è realmente dietro la Helbiz? Con quali capitali viene finanziata l’azienda? E soprattutto, che responsabilità hanno le pubbliche amministrazioni e lo stato italiano nelle mancate verifiche sulle società incaricate di condurci nella mobilità del futuro?
La terza inchiesta
Sarà quindi la volta di “Allacciate le cinture”, di Danilo Procaccianti con la collaborazione di Roberto Persia. Negli ultimi mesi si è parlato tanto di Alitalia perché il governo Conte ha deciso di stanziare 3 miliardi di euro per salvarla. Si aggiungono ai tanti soldi pubblici messi in campo in quello che sembra un pozzo senza fondo. E quando è toccato ai privati? L’ultima avventura è stata quella con gli emiratini di Etihad, una partnership fortemente sponsorizzata dall’allora premier Matteo Renzi. Come è finita? Molto male.
Dopo due anni e mezzo hanno portato i libri in tribunale. Ma il rapporto degli Emirati con l’Italia in epoca Renzi non si esaurisce con Alitalia: Report mostrerà tutti i documenti sul famoso Air Force Renzi, l’aereo di Stato voluto dall’ex premier. Si era siglato un accordo, sempre con Etihad, di svariati milioni di euro per un aereo che valeva pochissimo ed era fuori produzione dal 2011.
Inoltre, l’inchiesta racconterà la vicenda di Piaggio Aerospace, l’azienda aeronautica del settore sicurezza e difesa anch’essa entrata in possesso degli Emirati Arabi in epoca renziana. E poi c’è un drone militare in sperimentazione, precipitato misteriosamente.
Anticipazioni Report puntata del 28 febbraio 2021: stasera in tv al posto di Che tempo che fa, gli altri temi
E ancora il reportage “Muto come un pesce”, di Emanuele Bellano e la collaborazione di Greta Orsi. Mari e oceani, sempre più sfruttati da pescherecci commerciali e industriali, stanno subendo un continuo impoverimento delle riserve ittiche. La pesca illegale intacca sia le aree marine protette destinate al ripopolamento dei mari sia i giovani esemplari di pesci che in questo modo non riescono a riprodursi e a rinfoltire le proprie specie.
La conseguenza è che il pesce pescato oggi è in grado di coprire solo una parte della richiesta del mercato, e circa il 50% del pesce che arriva sulle nostre tavole è allevato. La produzione intensiva di pesce in acquacoltura pone però interrogativi e problemi: gli antibiotici usati su vasta scala, i mangimi costruiti artificialmente con l’aggiunta di additivi sintetici e ad alto contenuto di grasso.
Tutto alla fine finisce nelle carni del pesce allevato e quindi nei nostri piatti. Per compensare l’enorme richiesta di pesce del mercato europeo, intanto, ogni anno migliaia di tonnellate vengono importate dall’estero. A che costo?
«Liscia, rigata, UE, non UE»
Infine “Liscia, rigata, Ue, non Ue”, di Bernardo Iovene e la collaborazione di Greta Orsi. La pasta rigata, scelta dal 90% degli italiani, vince sulla liscia che è agli ultimi posti nelle vendita tra i formati di pasta. Apparentemente è una questione di gusto, ma gli esperti, i maggiori chef e gli stessi pastai affermano il contrario. La pasta liscia è più buona e trattiene il condimento più della rigata se trafilata al bronzo ed essiccata lentamente.
Invece gli italiani, che vantano il primato mondiale del consumo, mangiano una pasta trafilata al teflon, con tempi di essiccazione veloci. L’inchiesta inoltre tratterà della provenienza dei grani e della trasparenza delle etichette: l’Antitrust ha emanato cinque provvedimenti sui marchi nazionali di pasta De Cecco, Divella, Cocco, Lidl e Auchan.
Sulle loro etichette c’erano richiami all’italianità del prodotto in bella vista mentre la provenienza del grano da paesi Ue e non Ue appariva con caratteri microscopici nel retro. Infine Bernardo Iovene è stato a Gragnano dove ai piccoli pastifici è stato vietato l’uso della parola artigiano sulle etichette.