Angelo Fortunato Formiggini torna “protagonista” di un libro nell’ultimo lavoro del giornalista e scrittore Marco Ventura. Si tratta dell’editore ebreo morto suicida durante il regime fascista in Italia: e la cui vita è ora ripercorsa dall’abile penna di Ventura che è stato di catturarne l’essenza della sua personalità.
La storia di Angelo Fortunato Formiggini
Il suo motto e filosofia di vita era “la felicità è fare libri belli”. Marco Ventura, giornalista, scrittore, autore, ne mette in risalto il carattere visionario, vulcanico, mai banale, all’interno del suo ultimo libro intitolato “Il fuoriuscito”. Formiggini coniò ad esempio la parola stessa “editoria” ideando inoltre le cosiddette “cartoline parlanti”, ovvero foto di scrittori con un motto stampato sotto che qualcuno identifica quali antesignani dei moderni social network. La sua è una storia molto intensa culminata con il più tragico degli epiloghi: il suicidio.
Formiggini e il fascismo, com’è morto
Angelo Fortunato Formíggini nacque a Modena infatti il 21 giugno 1878. Editore e scrittore italiano, fu il fondatore dell’omonima casa editrice. E’ passato alla storia come il primo suicida contro le leggi razziali e le persecuzioni del regime fascista. E’ considerato tra i padri dell’editoria italiana noto anche al livello nazionale e internazionale e in contatto con autori dell’epoca quali Benedetto Croce, James Joyce, Pascoli. Angelo Fortunato Formiggini, ebreo, di origini modenesi, si uccise gettandosi dalla Torre della Ghirlandina a Modena, il campanile del Duomo, il più alto d’Italia, gridando “Italia! Italia! Italia!”. Tutto questo accadeva nel 1939. Nel libro di Marco Ventura, che ripercorre la vita di questo visionario personaggio precursore dei tempi, scrive come si legge sull’Ansa:
“Anche se la morte che ho scelto non è quella che avrei voluta non sarà nel silenzio e nell’ombra ma sarà rumorosa. E’ l’ultimo regalo che faccio al mio amato paese”