Spesa e aumenti. C’era da aspettarselo del resto. Le conseguenze del caro-energia non tardano ad arrivare, anche sulle nostre tavole. Passando inevitabilmente dal portafogli. Aumentano visibilmente i costi delle materie prime e anche della produzione. L’impennata di questi giorni, partita nelle scorse settimane ha colpito prevalentemente i beni di prima necessità come pane, pasta, pesce, frutta e verdura. Ecco allora che un chilo di pasta, il cui prezzo a settembre era intorno a 1,10 euro presso la grande distribuzione, oggi viene proposto invece a 1,40 euro. Si stima, inoltre, che ci sarà un ulteriore aumento per la fine del mese e che il prezzo possa arrivare a 1,52 euro (+38%).
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Impennata dei prezzi sulla spesa
E’ stato Riccardo Felicetti di Union-Food Confindustria in un recente comunicato a spiegare che a causare principalmente l’impennata dei prezzi è anche l’aumento del costo del grano duro sui mercati internazionali. La causa sarebbe la siccità dei raccolti in Canada e negli Stati Uniti. E, parallelamente, anche la diminuzione dell’export russo. A tutto questo, infine, si aggiunge il caro di luce e gas. Ma non sarà solamente la pasta ad essere colpita dalla stangata. A subire degli aumenti sono anche altri beni al consumo primario: pesce, carne e verdure non verrano risparmiati dall’aumento. Stando ai dati Ismea, già nel 2021, il prezzo del pesce fresco è salito del 19,6%. Con aumento anche del prodotto ittico surgelato del 17,7%. Il pesce affumicato, poi, è salito del 10,6%. Quanto alle verdure, i prezzi sono cresciuti grossomodo del 3,6%. Stesso discorso vale anche per la carne, le uova ed il latte.