Home » News » Siamo ciò che pensiamo di essere

Siamo ciò che pensiamo di essere

Pubblicato il

La storia dei due cani
Si racconta la storia di due cani, che, in momenti diversi, entrarono nella stessa stanza. Uno ne uscì scodinzolando, l’altro ne uscì ringhiando. Una donna li vide e, incuriosita, entrò nella stanza per scoprire cosa rendesse uno felice e l’altro così infuriato. Con grande sorpresa scoprì che la stanza era piena di specchi. Il cane felice aveva trovato cento cani felici che lo guardavano, mentre il cane arrabbiato aveva visto solo cani arrabbiati che gli abbaiavano contro.

“Noi siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che noi siamo viene dai nostri pensieri. Con i nostri pensieri costruiamo il mondo”
Buddha

Le nostre emozioni, i pensieri, le espressioni e la postura del corpo inviano dei segnali di comunicazione non solo agli altri, ma anche a noi, e sebbene inconsapevoli siamo influenzati dal nostro stesso modo di essere.

L’immagine di noi stessi
L’idea che abbiamo di noi stessi non è da intendersi quella fisica: in questo articolo tratteremo l’immagine interiore, la percezione del nostro carattere e della vita che conduciamo; le azioni che mettiamo in atto sono la conseguenza di tale immagine.
Tutto nasce dal percorso di crescita e della esperienze che abbiamo attraversato, il frutto di ciò che ci viene detto da bambini: uno specchio che si è formato nel tempo e ruolo fondamentale è dato alle figure di riferimento che ci hanno allevati, agli amici, ai colleghi e i vari partner.
Vivere in contesti lamentosi, sempre in allarme, con la paura costante del mondo fuori; essere lasciati dal partner; licenziamenti; amici che ci deludono; abbandoni e lutti con le frasi ripetute: “poverino” “che sfortuna” “te ne capitano di tutte” “è il tuo karma” “sei fragile” “devi farcela” “tu sei forte” “ce la farai” e così via.

Immagine corporea
Ognuno di noi comunica attraverso le parole, il tono di voce e il corpo, e tutto parte dal pensiero di partenza: una persona timida avrà una postura chiusa, sudorazione eccessiva, voce bassa e sguardo sfuggente.
Il corpo è la rappresentazione mentale di noi stessi, influenza i nostri comportamenti, le emozioni e orienta le scelte: il partner, il lavoro, i progetti, chi vogliamo incontrare e il benessere quotidiano.

L’immagine anticipatoria
Ogni volta che dobbiamo vivere delle situazioni nella nostra mente emerge in automatico un pensiero che “prevede” ciò che accadrà, ad esempio l’inizio di una conoscenza attiva una serie di “film mentali” su come ci lascerà, sui tradimenti e sul dolore che proveremo: questo se pensiamo di essere degli sfigati che attirano i peggiori soggetti.
Stessa cosa all’inverso, se pensiamo di essere tenaci, intraprendenti e determinati: i nostri pensieri anticipatori ci spingeranno ad andare avanti nel costruire una carriera professionale soddisfacente.
Esiste però anche l’eccesso, chi ha un’immagine esasperata di sé: parliamo in questo caso del disturbo narcisistico di personalità.
Cosa molto importante da sapere è che a seconda del giudizio e della considerazione che nutriamo per noi stessi, valutiamo gli altri e le loro vite: se ci sentiamo fragili, vedremo tutti forti e vincenti; viceversa, se ci sentiamo i migliori, vedremo gli altri immaturi, incapaci e tristi.

Non solo autostima: il lamentoso
L’autostima in questo caso ha un ruolo marginale, nel senso che molte persone tendono a credere nel “destino” che si accanisce, qualcosa di malefico che perseguita fino alla fine dei giorni contro cui nulla si può fare, se non piangere e rassegnarsi nel dolore.
Nello specifico il lamentoso è spesso suggestionabile, si lascia trasportare dalle considerazioni delle figure per lui importanti; in generale ha avuto una madre che gli ha promesso molto, proteggendolo contro ogni evento naturale di crescita, ma poi la vita l’ha deluso in una dura realtà, dove più nessuno gli fa da scudo.

Cosa fare

  • Ritornello esistenziale

chi si abitua alla lamentela la ripete ogni momento della sua giornata: proviamo a cambiare film, magari scegliamo la commedia comica e ridiamoci su;

  • La postura

guardiamo il modo in cui il nostro corpo assume posizioni abituali, se le spalle sono chiuse, la testa bassa o se i pugni sono serrati, cambiamo postura: apriamo il corpo, alziamo la testa e allarghiamo le dita;

  • La sfiga

ma esiste veramente? Scientificamente è stata provata? Pare di no. Ma quello che possiamo fare è allontanare chi ci ripete “poverina” o chi ci vuole forti con “tu ce la farai”;

  • Sorridiamo

come nella storia dei due cani: chi sorride si vede felice, chi si arrabbia si vede aggressivo.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

Impostazioni privacy