Esulta Fabio Calò, oggi avvocato a tutti gli effetti ma all’epoca dei fatti studente prossimo alla laurea in Giurisprudenza, perché a distanza di sette anni giustizia, per lui, è stata fatta. «Ci abbiamo sperato, ci abbiamo creduto e alla fine è stato condannato! Un anno e 6 mesi più provvisionale immediatamente esecutiva e sospensione della patente», scrive su Facebook. Nel 2012 si ritrovò vittima di un incidente sulla Cristoforo Colombo: un’auto che taglia la strada all’improvviso provocando un tamponamento e tre feriti.
Il tentativo di sfuggire alle accuse. Ed è qui che parte questa storia. Alla guida dell’auto “pirata” c’era un Carabiniere che poi si scoprirà essere senza assicurazione. Dopo l’incidente, dal quale si dileguò in fretta e furia, tentò perfino di simulare il furto della propria auto, il tutto per sfuggire ad eventuali accuse e sottrarsi alle proprie responsabilità. Tra le vittime dell’incidente ci fu, tra gli altri, Fabio Calò il quale senza mai mollare la presa, in virtù proprio della sua vocazione al rispetto della legge, è riuscito a risalire all’identità del Carabiniere.
Per il militare, che si è sempre difeso respingendo le accuse e sostenendo di aver subito il furto dell’auto sulla Via Ardeatina, è arrivata la condanna ad un anno e mezzo di carcere con una triplice, pesante accusa: simulazione di reato, omissione di soccorso e lesioni, con in più il fardello di essere un rappresentate dell’Arma. Al comando dell’Eur Calò riconobbe la Mercedes che urtò la sua Panda nel gennaio del 2012. Sette anni dopo dunque, tra indagini e processo, la storia va in archivio. «La verità è uscita fuori lo stesso», chiosa l’avvocato deciso ad impegnarsi ancora di più nella professione che ha scelto di intraprendere.