E’ stata molto numerosa la partecipazione presso la sede del Consiglio Regionale del Lazio dove si è svolta la conferenza stampa indetta dai Comitati, Associazioni e Cittadini che con forza hanno lanciato l’appello “Salviamo Santa Palomba”. Per i Comitati sono intervenuti Marco Alteri dei Comitati di quartiere di Albano e Pavona, Danilo Ballanti del Coordinamento No-INC, Enrico Del Vescovo, di Italia Nostra Sezione sezione Castelli Romani e Paolo Ceccarelli per illustrare le numerose e gravi criticità del Print di S. Palomba: la carenza idrica, l’insufficienza dei servizi, i problemi del traffico e della viabilità, l’impatto sui comuni confinanti di oltre 4.000 persone, la presenza ricchissima di reperti archeologici, l’anomalo coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti.
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Tutti contrari
Numerosi e molto qualificati gli interventi che si sono succeduti, a partire da quello dell’urbanista Paolo Berdini, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, che ha sottolineato come il progetto di Santa Palomba nasca da un’impostazione politica assai poco oculata che ha condotto negli ultimi decenni alla frammentazione della città, determinando un deficit di oltre 13,5 miliardi di euro nelle casse del Comune di Roma, per la costoso gestione di un tessuto urbano eccessivamente frammentato. Berdini ha sottolineato poi che definire il Print una riqualificazione urbanistica è “una bugia, perché si riqualifica ciò che esiste già e invece a S. Palomba questo progetto sta occupando terreni intonsi, un paesaggio intatto mentre a Roma vi sono ben 70 opere private ancora incompiute!”.
Progetto urbanistico “folle”
Tale scellerata politica urbanistica, sollecitata soprattutto da interessi privati, relega nelle periferie le criticità più pesanti provocando ai comuni limitrofi un incremento dei problemi locali legati alla viabilità, ai trasporti, all’assistenza sanitaria, alla scuola e a tutti gli altri servizi.
Pesa l’assenza del Comune di Pomezia
Questo non lo denuncia soltanto Paolo Berdini ma anche il sindaco di Albano, Nicola Marini, fortemente contrario al Print, l’assessore all’urbanistica di Castel Gandolfo, Cristiano Bavaro e il consigliere comunale di Pomezia, Stefano Mengozzi, che, lamentando l’assenza della giunta pometina, alla quale ha presentato un’interrogazione, sostiene la necessità di un fronte comune per combattere il progetto che devasterà Santa Palomba, che deve risolvere già altri problemi.
Ha dichiarato infine che “fare l’amministratore significa produrre un buon risultato per il proprio territorio, anche se a volte bisogna mettersi contro il proprio partito!”. Per il Print nessuna conferenza dei servizi è stata indetta dal Comune di Roma con i comuni limitrofi, e nemmeno è stato consultato il municipio competente o il consiglio Metropolitano, come hanno lamentato il consigliere del IX Municipio, Paolo Mancuso o il consigliere Metropolitano, Massimiliano Borrelli – che ha presentato un’interrogazione
specifica alla sindaca Raggi, ancora senza risposta.
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Un ulteriore contributo critico alle valutazioni è arrivato dai Consiglieri regionali Marco Cacciatore, Marta Bonafoni e Daniele Ognibene, e dalla responsabile per i Piccoli Comuni della Regione Lazio, Cristiana Avenali, che hanno evidenziato le criticità di questo progetto definito dal Campidoglio, “welfare di comunità” che non considera invece che un nuovo concetto dell’abitare non è fatto di mattoni/cemento, ma di relazioni tra gli individui e i luoghi che vanno ad abitare, quando la casa non coincide con il territorio in cui si vive o lavora diventa un tetto sotto il quale dormire.
Si è parlato di riconversione ecologica e sociale dei centri storici dei Comuni della provincia in contrapposizione al modello speculativo di questo PRINT, che rischia di produrre ulteriori disuguaglianze.
C’è allora bisogno di ripensare la pianificazione territoriale in termini di sostenibilità ambientale e sociale. La continuità amministrativa non è un valore assoluto e non deve valere se ci si accorge che porta in una direzione sbagliata. Assolutamente unanime è stata la posizione secondo cui il progetto di “housing sociale” di S. Palomba presenta elementi sufficienti per richiedere la sospensione dei lavori in autotutela, ribadita dal Presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, che ha menzionato i dati sul consumo di suolo della provincia di Roma, che evidenzia valori 3 o 4 volte superiori alla media nazionale, esprimendo preoccupazione per altre aree soggette a cementificazione in questo quadrante, come Paglian Casale, una logica perversa, risorse sprecate che porteranno solo problemi anziché essere concentrate sulla rigenerazione di tanti spazi abbandonati..
Tutti si sono impegnati a sostenere la battaglia delle associazioni e dei comitati per una legge urgente contro il consumo di suolo nel Lazio.