Roma, “vicini da incubo”. No, non è il nome di un reality tv ma la triste e tormentata esperienza vissuta per anni da una famiglia vessata continuamente dai vicini di casa. Oggi, finalmente, l’epilogo della vicenda: gli stalker sono finiti finalmente in carcere. La storia arriva dalla zona Tor Tre Teste – Casilino.
Vicini da incubo a Roma
I due stalker condominiali sono stati arrestati dai Carabinieri della Stazione Roma Tor Tre Teste in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura della Repubblica ed emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, a seguito di continui comportamenti vessatori nei confronti di un’intera famiglia, residente nell’appartamento confinante al loro.
Si tratta di due fratelli, entrambi residenti in zona Tor Tre Teste – Casilino che, come emerso nel corso degli accertamenti svolti dai Carabinieri, dal 2016, nei confronti dei loro vicini hanno messo in atto condotte vessatorie e minacciose, riferibili ad inesistenti rumori percepiti dagli stessi e verosimilmente provenienti dall’appartamento che nella realtà era quasi sempre vuoto per il lavoro svolto dei coniugi, che li vede impegnati quasi tutto il giorno.
La fuga all’estero per non avere contatti con i vicini
Tali condotte, protratte nel tempo anche a seguito della denuncia, hanno ingenerato e amplificato uno status di paura ed ansia sia nei confronti dei coniugi che dei loro due figli tanto che uno dei due, nel corso del 2020 ha deciso di trasferirsi all’estero al fine di evitare ogni contatto con i vicini. Le indagini dei Carabinieri hanno portato all’emissione della misura cautelare del divieto di avvicinamento con le parti offese, misura più volte violata dai fratelli stalker che, nel corso del mese di dicembre 2020, è stata sostituita con quella del divieto di dimora all’interno dello stabile abitativo.
In manette
Il continuo comportamento ostile dei due fratelli, che hanno ignorato anche quest’ultima misura, ha portato la figlia della coppia, lo scorso maggio, a sporgere un’altra querela presso i Carabinieri della Stazione di Roma Tor Teste, nella quale ha denunciato altri episodi dello stesso tipo, facendo scattare l’aggravamento della misura in atto, con l’obbligo di presentazione in caserma. Tale misura è stata sostituita, poi, con quella della custodia cautelare in carcere, poiché gli stessi hanno continuato a non ottemperare alla misura del divieto di dimora.