Nella giornata di oggi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di Vanessa Giammatteo, classe 1972, e del commercialista Marco Fantone, classe 1952.
Le indagini
Entrambi sono indagati, a vario titolo, per i reati di peculato, riciclaggio e autoriciclaggio. L’Autorità Giudiziaria ha inoltre disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per oltre 1 milione di euro. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno riguardato le condotte illecite perpetrate da Giammatteo, Commissario liquidatore di una società cooperativa con sede nella Capitale, nominato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le investigazioni hanno consentito di accertare come la donna abbia sottratto alla procedura liquidatoria, e quindi ai creditori dell’impresa, somme di denaro per quasi 700.000 euro, mediante due modalità scientemente ideate per sfuggire ai controlli. La prima si è sostanziata nell’apertura di un conto corrente “fantasma” di cui non è mai stata comunicata l’esistenza all’Autorità di Vigilanza e sul quale sono stati accreditati, per poi appropriarsene e investirne una parte in attività finanziarie e speculative, le ultime liquidità e i pagamenti effettuati da terzi alla società. La seconda, finalizzata a dissimulare le spese effettivamente sostenute, è consistita nella presentazione al Ministero di rapporti riepilogativi periodici cui erano allegati estratti del conto corrente “ufficiale” artefatti. Dall’analisi dei flussi finanziari sono emerse le responsabilità penali di Fantone, il quale, oltre ai compensi per incarichi di consulenza affidati dal Commissario, ha ricevuto oltre 300.000 euro senza alcuna giustificazione, nella quasi totalità provenienti dal conto “fantasma”. Tali somme sono state poi utilizzate o prelevate dallo stesso, anche in modo non tracciabile, al fine di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa. L’operazione testimonia l’efficacia dell’azione svolta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma per tutelare i cittadini dai danni arrecati da coloro che si appropriano di beni di cui hanno la disponibilità in ragione del loro ufficio.