Roma, truffa del Rip deal per un ammontare di circa 100 mila euro: la Polizia di Stato arresta un cittadino italiano 25 enne di origine bosniaca. Nella giornata di ieri, gli agenti della Polizia di Stato del III Distretto Salario Parioli, diretto da Angela Cannavale e del commissariato Porta Pia, diretto da Angelo Vitale, hanno proceduto all’arresto di K. M. cittadino italiano di 25 anni, di origine bosniaca, con precedenti di polizia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, poiché accusato di aver commesso numerosi furti aggravati e sostituzione di persona.
La truffa del rip deal: cos’è
Nella cosiddetta truffa del “rip deal” i malviventi si spacciano per facoltosi uomini d’affari contattando le vittime via Web per poi incontrarle in grandi alberghi o circoli privati. Lo scopo è accaparrarsi oggetti di valore messi in vendita pagandoli generalmente con soldi falsi.
Il caso a Roma
Anche in questo caso modus operandi del giovane fermato è stato identico ad altri colpi messi a segno in passato. Il 25enne, infatti, spacciandosi per un commerciante di oggetti preziosi e potenziale acquirente, contattava persone che mettevano in vendita, su siti web, orologi o gioielli di ingente valore. Carpita la fiducia dei venditori attraverso l’invio di documenti falsi, organizzava appuntamenti con le vittime al fine di visionare i preziosi.
In alcuni casi, al fine di conferire maggiore credibilità alla sua persona, e fugare nel venditore il dubbio sulla neutralità della location, fissava un primo appuntamento presso un ristorante, dove poi non si presentava, giustificando telefonicamente la propria assenza con la scusa di non sentirsi sicuro nel posto prescelto per l’incontro, poiché spaventato da due precedenti rapine subìte.
A tale prima assenza seguivano ulteriori contatti telefonici per individuare un posto più sicuro, compresi i locali di una banca, ipotesi però scartata per le restrizioni covid. A questo punto scattava la truffa vera e propria organizzata presso quello che lui definiva il suo studio, ma che in realtà era solo un ufficio affittato con le modalità del business center, sempre mostrando un documento diverso e contraffatto.
Il raggiro
All’appuntamento accoglieva il venditore vittima. Dopo avergli offerto il caffè, in un’atmosfera calma e rilassata, con la scusa di far visionare i preziosi, usciva dalla stanza lasciando in pegno i propri effetti personali. Tra questi il soprabito, una borsa o anche una scatola che conteneva un pacco di banconote (poi risultate false), facevando in modo di mostrare prima alla vittima. Dopodiché si dava alla fuga.
Non vedendolo rientrare nella stanza, la vittima chiedeva notizie alle segretarie della struttura. Qui l’amara sorpresa. In realtà non si trattava di uno studio privato di un professionista, bensì di un business center. Ovvero uno stabile ove gli uffici vengono locati occasionalmente per appuntamenti di lavoro. Il gioco era fatto.
Rinvenute banconote false per 600mila euro
Attraverso una lunga e paziente ricostruzione dei fatti, le testimonianze delle vittime e la visione di immagini e documenti, gli agenti del III Distretto Salario-Parioli e del Commissariato Porta Pia sono riusciti a mettere in collegamento i vari episodi delittuosi. Dalle prove è emersa la piena responsabilità di K.M. Nel corso dell’arresto, nella sua abitazione, sono state ritrovate banconote fac-simile per un ammontare di 600.000 euro, dello stesso tipo di quelle lasciate alle vittime. Rinvenuti anche altri oggetti preziosi sui quali sono in corso accertamenti per stabilire la provenienza. Alla ricerca di eventuali ulteriori vittime o di complici del 25enne, proseguono le indagini degli investigatori.