Il numero dei contagiati da Covid continua a salire e, tra coloro che cadono vittima di queste situazioni, abbiamo anche medici e infermieri. Sono diversi gli ospedali nella capitale che hanno chiuso diversi reparti per mancanza di personale. San Camillo, Tor Vergata, Umberto I, ma anche Pertini e S. Eugenio: questi alcuni nomi di strutture sanitarie che hanno subito una serie di drastici problemi proprio per la scarsità di personale, infettato dal Covid-19.
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Gli ospedali colpiti
Un esempio è il San Camillo, che ha già dovuto chiudere due reparti proprio a causa dei sanitari infetti. Sia chirurgia generale week che cardiologia generale week non potranno riaprire a meno che non si trovi altro personale. Solo in questo ospedale sono 120 gli infermieri e 25 i medici che hanno contratto il Covid. Questo ha portato a a fermare le attività di due presidi che si occupano soprattutto di interventi e screening programmabili. Nello stesso ospedale sono state riclassificate, per il Covid, un reparto di rianimazione, 4 di pneumologie e uno di medicina generale. Ma non si tratta solo del San Camillo: a Tor Vergata sono stati chiudi endocrinologia e diabetologia, all’Umberto I tre cliniche chirurgiche al fine di spostare i sanitari in sei medicine Covid. E ancora, al Pertini gli infermieri di Ortopedia sono stati trasferiti al reparto Covid per essere sostituiti da sanitari di una cooperativa. Oppure al S. Eugenio, dove si va in sala operatoria solo per interventi urgenti e i 6 posti di terapia intensiva proprio di chirurgia sono stati ceduti ai pazienti Covid. Se ci sono complicanze dopo l’intervento il paziente resta in sala operatoria.
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Le parole dei sindacati
«A noi risulta che almeno 1.300 tra medici e infermieri nel Lazio hanno contratto il Covid. A questo dobbiamo aggiungere che vanno assunti almeno 10mila in più tra i primi e gli altri per affrontare la pandemia nel 2022», il Messaggero riporta queste parole di Natale Di Cola, della segretaria della Cgil del Lazio e di Roma. Continua Roberto Cerchia della Cisl, parlando dell’effetto di tutto ciò: «Un’operazione di colecisti slitta anche di 5 mesi, per un ernia inguinale di un anno. E per un tunnel carpale se ne riparla forse a fine anno» «Non si è mai visto – afferma Michele Cipollini della Fials – che un ospedale dia in appalto le cure di un reparto a una ditta esterna. Tra l’altro i nostri infermieri lavorano senza adeguati percorsi sporco-pulito e il numero dei contagi tra gli operatori continua a salire. I tamponi, rapidi poi, ogni dieci giorni non bastano».