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Roma, immigrazione clandestina: ponte tra Italia e Inghilterra per fare entrare albanesi

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Alle prime ore di questa mattina, la Squadra Mobile della Questura di Roma ed il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e la Metropolitan Police di Londra, stanno dando esecuzione, in Italia ed in Inghilterra, ad un provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 8 persone di nazionalità italiana ed albanese responsabili di favoreggiamento all’emigrazione clandestina in concorso, contraffazione di documenti e falsità in atti pubblici. Gli indagati, in particolare, avevano creato un vero e proprio “ponte” tra l’Italia e l’Inghilterra per consentire a cittadini albanesi di raggiungere il territorio britannico illegalmente.

Misura della Custodia Cautelare in Carcere a carico di:

 

  • K.S., albanese di 42 anni
  • T.S., slovacca di 37 anni.

 

            Misura Cautelare dell’Obbligo di dimora nel Comune di Residenza a carico di:

 

  • M.L. di anni 56,
  • G.S. di anni 28,
  • B.L. di anni 41,
  • M.O. di anni 21,
  • P.S. di anni 31,
  • F.F. di anni 33,

 

            in quanto responsabili, in concorso, di favoreggiamento nell’emigrazione clandestina di cittadini stranieri dall’ Italia all’Inghilterra nonché contraffazione di documenti di identità validi per l’espatrio.

La misura cautelare dell’obbligo di dimora era stata emessa anche nei confronti di un ulteriore cittadino italiano, G.M. di anni 29, deceduto nello scorso mese di gennaio.

Il K.S. era incaricato da propri connazionali dimoranti all’estero, allo stato non identificati, affinché si occupasse di far giungere in Inghilterra delle persone di cittadinanza albanese, prive dell’indispensabile “visto”, previo pagamento per il servizio reso pari a 8.500 Sterline inglesi, somma che veniva quasi sempre consegnata a correi albanesi in Inghilterra.

A tal proposto K.S. si era procurato un congruo numero di sodali italiani, di entrambi i sessi, con diverse caratteristiche somatiche riguardanti, in particolar modo, l’età e la fisionomia affinché le stesse potessero essere affini ai cittadini albanesi da far emigrare clandestinamente, la maggior parte dei quali identificati nelle persone destinatarie dell’obbligo di dimora in più occasioni, a fronte di un pagamento che variava da 500,00 a 2000,00 Euro. Questi offrivano la loro collaborazione sia fornendo il proprio documento di identità italiano che K.S. ed altri accoliti italiani falsificavano apponendovi la foto del cittadino albanese che doveva illecitamente emigrare, sia accompagnando quest’ultimo, per non destare sospetti al personale di polizia e di frontiera in servizio presso gli aeroporti di imbarco italiani e presso quelli di sbarco inglesi. Infatti in tali occasioni, ove possibile, utilizzava sodali di sesso opposto a quello dei clandestini viaggiando insieme per simulare una coppia in viaggio di piacere; inoltre sempre i sodali riportavano in Italia il documento falsificato per restituirlo, dopo la riapposizione dell’originaria fotografia, a colui del gruppo che lo aveva messo a disposizione in attesa di un successivo utilizzo fraudolento.

Il K.S., come appurato nel corso dell’attività investigativa, seguiva personalmente tutta l’operazione sino all’imbarco dai vari aeroporti nazionali oppure richiedeva ai sodali la prova “fotografica” dell’avvenuto imbarco, inoltre si assicurava che il tutto fosse andato a buon fine contattando i complici in Inghilterra che si occupavano di prelevare i “clienti” ed i “sodali” dagli aeroporti londinesi e gestirne il soggiorno. Tale gestione ed il coordinamento dell’illecita attività in Inghilterra era effettuata da T.S., moglie del K.S..

In riferimento a quanto sopra, si rappresenta che nel corso dell’attività investigativa, quando possibile, è stato comunicato al personale della Polizia di Frontiera in servizio presso gli aeroporti ove si era appreso che il sodalizio stava ponendo in essere l’illecita attività, fornendogli i nominativi dei sodali italiani che si stavano imbarcando con il clandestino permettendo il deferimento degli stessi alle competenti A.G., alcune volte in stato di arresto e in altre in stato di libertà.

I due soggetti colpiti dalla misura della custodia cautelare in carcere, K.S., e T.S., dalla fine del 2017 si erano ricongiunti in Inghilterra, ove da tempo dimorava la donna, pertanto nei loro confronti è stato richiesto ed emesso un mandato di arresto Europeo.

Al fine di dare esecuzione ai provvedimenti in argomento è stata avviata una collaborazione con la Divisione SIRENE del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, con l’esperto per la sicurezza italiano nel Regno Unito e la Metropolitan Police di Londra, grazie alla quale il K.S. e la T.S. sono stati localizzati e tratti in arresto nella regione del Kent.

L’attività investigativa che ha portato all’emissione dei provvedimenti eseguiti in data odierna trae origine da una più ampia e complessa attività di indagine che la Squadra Mobile di Roma ha condotto unitamente al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, scaturita dall’evasione, avvenuta il 27 ottobre 2016, dalla Casa Circondariale N.C. di Rebibbia dei cittadini albanesi B.T., P.I. e H.M., che ha portato alla cattura di quest’ultimo in data 10 febbraio 2017 nonché ad individuare la rete di persone che hanno favorito l’evasione dei tre cittadini albanesi, nei cui confronti è stata eseguita la misura della custodia cautelare in carcere nel mese di luglio 2017 per il reato di procurata evasione.

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