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Roma, il maxi-manifesto che fa discutere: “Sei qui perché tua mamma non ha abortito”

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Un maxi-manifesto che sta facendo molto discutere. Si tratta di una gigantografia affissa in via Gregorio VII dall’associazione Pro Vita onlus contro l’aborto che ha già scatenato diverse reazioni polemiche unite a degli appelli perfino al Sindaco di Roma per farlo rimuovere.

“Contro l’integralismo religioso che aggredisce la 194, una legge dello Stato confermata da due referendum popolari”, scrive ad esempio l’associazione Associazione Vita di Donna Onlus che lancia contemporaneamente una petizione:  “Firmate per far rimuovere il maxi cartellone ProVita affisso a Roma in via Gregorio VII. Firmate la petizione, non restiamo in silenzio”.

Roma: “Sei qui perché tua mamma non ha abortito”, il manifesto choc di Pro Vita Onlus

Questo il post che campeggia invece in evidenza sulla pagina dell’associazione Pro Vita Onlus

“L’immagine di un bambino nel grembo materno, per scuotere milioni di coscienze. Da oggi fino al 15 aprile, un maxi manifesto ProVita di 7 metri per 11 ricorda a Roma, all’Italia e a tutto il mondo che l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) sopprime un essere vivente. Non un grumo di cellule. «Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito», è il messaggio della gigantografia che campeggia nella capitale (in via Gregorio VII, 58).

Misura 7 per 11 metri, si tratta del più grande manifesto contro l’Ivg in Italia, voluto dalla onlus ProVita nella sua campagna anti aborto e per la protezione del diritto alla vita, che si intensifica con l’avvicinarsi della ricorrenza del prossimo 22 maggio. In quella data, infatti, quarant’anni fa venne legalizzato l’aborto. Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, fu chiamata la legge 194 del 1978, che ben poco si è preoccupata di tutelare la maternità, consentendo invece di sopprimere bambini non ancora nati. Dal 1978, sono stati più di 6 milioni quelli uccisi dall’aborto, senza contare le vite che si sopprimono in solitudine, tra le pareti domestiche, con le pillole abortive fra le quali la Ru 486, il «pesticida umano», che ha già causato quasi 30 morti anche tra le donne che l’hanno assunta.

«Ma è concepibile che in un’Italia, dove solo il 38% dei malati di tumore può accedere alle cure palliative e dove circa 200.000 anziani o disabili sono rispediti a casa ogni anno dagli ospedali pubblici, per mancanza di fondi per la sanità, lo Stato spenda centinaia di milioni di euro di fondi pubblici per finanziare scelte individuali che causano l’eliminazione di esseri umani, e che non sono condivise da una grande fetta della popolazione?», protesta a gran voce Toni Brandi, presidente di ProVita.

La onlus, che ha lanciato anche una petizione (si può sottoscrivere sul sito notizieprovita.it) «affinché il ministero della Salute garantisca che le donne vengano messe a conoscenza delle conseguenze, provocate dall’aborto volontario sulla loro salute fisica e psichica», con il maxi manifesto di Roma riporta l’attenzione sulla violenza e dramma di una condanna a morte prima di nascere. «Uno Stato che finge di tutelare la mamma (spesso soggetta a ingiuste pressioni ideologiche e ignara dei rischi alla salute che corre abortendo), ma che non si preoccupa del più debole, il bambino nel grembo materno, è la rappresentazione plateale della legge della giungla», accusa il presidente Toni Brandi.

Dopo la gigantografia dell’essere umano a 11 settimane, ProVita proseguirà la sua battaglia con altre, forti iniziative per scuotere la coscienza di tutti. Lo farà anche dalla sua nuova, centralissima sede nazionale di Roma, come annuncerà nei prossimi giorni”.

https://www.facebook.com/provitaonlus/photos/a.454494691256425.98778.451419891563905/1698824120156803/?type=3&theater

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