Non accenna a fermarsi la corsa verso l’alto dei prezzi di benzina e gasolio che hanno raggiunto livelli record anche a Roma. Da oggi anche il diesel ha sfondato il muro dei due euro al litro e la cosa peggiore è che, al momento, non si vede la luce in fondo al tunnel, anzi. Considerando infatti l’acuirsi dello scontro in Ucraina – che incide però solo in parte sul problema – e la continua crescita del prezzo del petrolio i costi del carburante sembrano destinati a salire ulteriormente.
Quanto costa la benzina in Italia
Secondo il report settimanale pubblicato dal Ministero della Transizione Ecologica nella settimana dal 28 febbraio al 6 marzo i costi di benzina, gasolio e GPL hanno subito aumenti rispettivamente pari all’84%, 88% e 36%. Il prezzo medio al litro per la prima era di 1.95 euro mentre il diesel era a 1.82 euro (il gas GPL a 0.85). Ma chiunque oggi, martedì 8 marzo 2022, abbia preso l’auto si è reso conto di come – nuovamente – i prezzi siano lievitati ulteriormente.
La mappa dei distributori più economici di Roma
Ma qual è la situazione a Roma? Anche nella Capitale oggi il risveglio per gli automobilisti è stato choc. Quasi ovunque il diesel ha superato i due euro al litro e solo in rarissimi casi si mantiene al di sotto di tale soglia. La benzina invece tocca punte anche sopra i 2.20 euro.
Per cercare di risparmiare qualcosa sul rifornimento è possibile consultare la mappa interattiva del Ministero dello Sviluppo economico che monitora i prezzi delle stazioni di servizio. Per farlo è sufficiente cliccare su questo link e vedere la mappa zona per zona con i distributori più economici di Roma: nel motore di ricerca si dovrà quindi selezionare la Regione e il Comune desiderati nonché il carburante.
Perché la benzina sta aumentando
Come detto il quadro è a dir poco preoccupante. Ma cosa incide su questi aumenti così repentini? Se per il caro bollette il conflitto tra Russia e Ucraina è destinato a pesare sempre di più, per la benzina incide soltanto in parte. Tra i fattori che stanno determinando l’attuale scenario c’è, tra gli altri, l’andamento del prezzo del Brent, il petrolio estratto nel mare del nord e che serve da rifornimento per la maggior parte dei prezzi mondiali. Da inizio anno quest’ultimo è in costante salita ma l’invasione russa ha accelerato il fenomeno.
L’Opec, l’organismo che raggruppa i 23 paesi produttori di petrolio (compresa la Russia), nonostante le pressioni USA per un incremento della produzione, ha deciso inoltre per ora di mantenere gli stessi livelli attestati a 400mila barili al giorno, così come spiegato in un articolo de Il Post.
Un altro fattore che incide è il cambio euro-dollaro con quest’ultimo recentemente più alto rispetto alla nostra valuta e che dunque al momento ci penalizza. Dopodiché, come molti sapranno, a incidere fortemente ci sono le accise che in Italia sono altissime: ad oggi 1.000 litri di benzina costano 1.953 euro e di questi 728.40 sono per le accise, 352.21 per l’iva e la restante parte per il costo netto del carburante.