Righetto è una maschera di Roma piuttosto celebre, ma il giovane 12enne è esistito davvero. La sua storia senza tempo.
Roma è piena di maschere popolari. Rugantino è uno dei più celebri personaggi, ma ci sono anche altre icone che hanno fatto la storia della Città Eterna. Una di queste è esistita veramente: si chiamava Righetto, per tutti Enrico, ma il diminutivo che gli davano amici e conoscenti risultava essere più incisivo.
La sua vicenda fu talmente epica che, con lo stesso nome, si definiscono – in dialetto romano – i giovani che giocano per strada o in piazzetta. Lui era un ragazzo volenteroso che lavorava presso un forno dove faceva pratica come panettiere. Dormiva anche lì dentro perchè il proprietario dello stabile gli aveva dato il benestare. Insieme al piccolo Enrico c’era sempre la sua fedele compagna: la cagnolina Sgrullarella che non lo abbandonava mai.
Righetto, la storia del piccolo (grande) eroe di Roma
Una certezza per il ragazzo che poteva contare sulla sua amica a quattro zampe nei momenti difficili. L’epoca è quella della Roma Papale, prima dell’unità d’Italia, precisamente nel 1849. Quando tutto era ancora messo a repentaglio dai tumulti che hanno poi anticipato la fine dello Stato Pontificio e l’avvio dell’Italia unita come la conosciamo oggi. Questo vuol dire che il piccolo amico della Capitale ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo di Roma (che successivamente diventa Capitale d’Italia), ma prima ci sono altre importanti vicissitudini, fra cui quella che coinvolge Righetto e Papa Pio IX.
Un intreccio che passa per una bomba inesplosa, grazie al contributo bellico dei Franzosi che quando presero la Città Eterna fecero di tutto per far arrendere il Pontefice. Il Santo Padre, però, era rifugiato a Gaeta. In un secondo momento, subentrò anche Garibaldi, ma prima in un istante bellicoso, Righetto stava camminando a ridosso della renella del Tevere e notò una bomba inesplosa. Si accorse immediatamente che la miccia era breve, se fosse partita sarebbero stati guai per molti cittadini.
La commemorazione al Gianicolo
Questo è l’antefatto di un gesto eroico senza tempo che coincise con la morte del piccolo. Righetto, infatti, si buttò sull’ordigno inesploso per cercare di evitare il peggio. La bomba brillò con un attimo di ritardo, fu sufficiente per porre fine alla vita del ragazzo che sopravvive, tuttavia, a suo modo, nella memoria dei romani grazie a una statua commemorativa al Gianicolo. Insieme agli altri eroi garibaldini. Ecco perchè Enrico, altrimenti noto come Righetto, è ritenuto il piccolo (grande) eroe di Roma.