Era lo scorso 11 luglio quando veniva presentata alla Regione Lazio la nuova legge sulla rigenerazione urbana. La norma, approvata dal Consiglio regionale, “ha chiuso una fase drammatica nella quale lo sviluppo urbanistico era sinonimo di distruzione del suolo e di aumento quantitativo”, scriveva proprio la Regione all’indomani dell’ok definitivo. Ma di cosa si parla nello specifico? Sintetizzando molto, ma in fondo è questo lo spirito della legge, si tratta di andare a privilegiare, nell’ambito dell’urbanistica urbana, il recupero di siti dismessi o abbandonati presenti sul territorio anziché utilizzare suolo “ex novo”, dando così una seconda vita a strutture in disuso. Due i grandi obiettivi che la normativa intende perseguire: primo, la “qualità”, con interventi nelle zone più degradate, dando facoltà ai comuni di individuare gli ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio e prevedere premialità per il rinnovo del patrimonio edilizio esistente, per le opere pubbliche e per le cessioni di aree aggiuntive; secondo, “sicurezza e sostenibilità”, dando modo ai consigli comunali di inserire negli strumenti urbanistici generali vigenti ampliamenti, a questi scopi, del 20% della volumetria o della superficie utile esistente degli edifici a destinazione residenziale, per un incremento massimo di 70 mq. I comuni, inoltre, potranno accordare sconti sugli oneri di urbanizzazione se gli interventi riguarderanno la prima casa. “La nuova legge – che prevede uno snellimento delle procedure al fine di garantire tempi certi d’intervento – è molto differente dal vecchio Piano Casa per varie ragioni: perché dà strumenti e più poteri ai Comuni, permetterà ai Comuni non solo di autorizzare ma di avere una idea sullo sviluppo della propria comunità. In secondo luogo perché si superano le norme che prevedevano deroghe al normale iter amministrativo”, commentava così Michele Civita, assessore regionale alle Politiche del Territorio.
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Quella che ora, finalmente vien da dire, è una legge regionale, per il Presidente del Gruppo Immobiliare Roma Mario Serafinelli è “ordinaria amministrazione” da almeno 20 anni. L’imprenditore ha fatto della riqualificazione urbana il fattore trainante delle sue attività ed in particolare a Pomezia i suoi interventi hanno permesso di recuperare numerosi siti dismessi portandoli a nuova vita: il Centro Cavour è la sua “impresa” più recente, ma tra i suoi successi troviamo gli ormai ex stabilimenti dismessi della Via del Mare e Via dei Castelli Romani, dove sorgono oggi ristoranti, supermercati e bar, e alcune aree di Via Campobello. Questo tipo di interventi, è opportuno sottolinearlo ulteriormente, hanno consentito di recuperare aree abbandonate senza il consumo di suolo “ex novo”, proteggendo il territorio dal rischio cementificazione.
La riqualificazione del ‘Bivio’ di Pomezia
Dopo diversi anni finalmente – anche qui dopo un lasso di tempo molto lungo – anche
quest’area abbandonata avrà nuova vita. In cosa consiste il progetto? Il centro si svilupperà su un’area complessiva di 16 mila metri quadrati (6700m2 saranno invece quelli calpestabili tra realizzazioni nuove e aree già esistenti, ndr) e ospiterà un ampio parcheggio posizionato su due livelli (uno “altezza” Pontina, l’altro al livello della Via del Mare che andrà a migliore la viabilità cittadina, consentendo ad esempio di lasciare la macchina e proseguire a piedi in città) oltre a varie attività nel campo dei servizi e del commercio.
Il parcheggio, circa 400 posti posizionati peraltro in un punto strategico per Pomezia, ovvero proprio all’ingresso della città, rientra nei requisiti della sfera d’utilità pubblica richiesti dal Comune di Pomezia per l’approvazione del progetto; l’ente, inoltre, come secondo aspetto avrà a disposizione anche alcuni uffici che saranno ospitati all’interno di una palazzina di tre piani (circa 250mq l’uno). Stando alle normative vigenti infatti, facendo riferimento in particolare al piano d’intervento integrato (o PII), per realizzare un progetto di riqualificazione urbana è necessario che a prevalere sia comunque l’utilità pubblica, che in questo caso sarà garantita dalla realizzazione dei parcheggi e degli uffici comunali come visto.
Il nuovo centro, il cui nome è ancora in fase di studio, garantirà un incremento importante nelle entrate comunali (si parla al momento di almeno 200mila euro/anno di Imu) e consentirà anche un eventuale aumento del livello occupazionale, dando la possibilità – altro aspetto cruciale a nostro avviso – di riqualificare un’area a “km 0. In pratica, grazie ad opere di questo tipo, i servizi tornano in città, dando nuovamente la possibilità ai cittadini di spostarsi senza per forza dover ricorrere all’uso dell’automobile. L’apertura del centro, concludendo, è prevista per i primi mesi del nuovo anno: gli immobili saranno assegnati non appena terminati i lavori.
Parla il Comune di Pomezia
Cosa rappresenta per Pomezia la riqualificazione urbana di un’area così importante per la città?
Negli ultimi tempi a Pomezia sono stati recuperati diversi siti dismessi ma spesso gli imprenditori lamentano lungaggini burocratiche che prolungano anche fino a 9 anni i tempi “d’attesa” per rigenerare un’area abbandonata: cosa si può fare al livello comunale per incentivare (e snellire soprattutto) questo tipo di urbanistica che non utilizza suolo “ex novo” prevenendo al contempo forme di degrado? Esiste una mappatura degli attuali siti dismessi sul territorio?
Sindaco Fucci: “L’Amministrazione comunale in questi anni ha sostenuto con impegno tutte quelle iniziative imprenditoriali che avevano come obiettivo la rigenerazione urbana e il recupero di aree e siti industriali dismessi. Abbiamo dato il via libera al Piano Integrato proposto della società Maga-immobiliare, approvato dalla Regione Lazio nel 2013, dopo aver apportato modifiche che hanno migliorato il progetto, reso definitivo nel 2016. A breve sarà realizzato un parco commerciale dove sorgeva Casa Mercato in via Pontina, così come sarà demolito, entro la fine dell’anno, il capannone dell’ex-Emmelunga, sempre in via Pontina, al cui posto sorgerà una struttura commerciale e un’area destinata a supermercato. A questo vanno aggiunte le demolizioni e ricostruzioni degli ecomostri che per anni hanno deturpato il nostro paesaggio: l’ex New Las Vegas Beach a Torvaianica, l’ecomostro di viale Manzoni e l’ex Pettirosso in viale Alcide De Gasperi, la cui demolizione è imminente. Stiamo inoltre cercando una soluzione per l’ecomostro di piazza Ungheria al centro di Torvaianica, una struttura privata e abbandonata da anni che, vista la complessità della situazione e la natura dei soggetti coinvolti, necessita purtroppo di tempi più lunghi. Queste operazioni di recupero e rigenerazione urbana non soltanto consentiranno a Pomezia di attrarre importanti investimenti di privati con notevoli ricadute occupazionali, ma restituiranno alla Città siti bonificati e riqualificati senza ulteriore consumo di suolo”.
Assessore Piccotti: “Non possiamo nascondere che l’eccessiva burocrazia, in particolare dovuta ai tempi di rilascio dei pareri da parte degli enti competenti, rallenti spesso queste pratiche di recupero e rigenerazione urbana, che dovrebbero invece avere un canale preferenziale, incentivando in questo modo investimenti da parte dei privati. A tal fine il nuovo D.P.I. (documento programmatico d’indirizzo del nuovo P.U.G.C) di Pomezia contiene una mappatura di tutti i siti industriali dismessi e delle aree produttive: uno strumento determinante per il futuro della nostra Città che non solo traccia le linee per lo sviluppo urbanistico del territorio, ma anche per lo sviluppo economico, anche per mettere in campo tutte quelle iniziative a sostegno della rigenerazione urbana”.