C’è chi ha ricevuto un SMS con il quale è stato avvisato che dovrà fare la seconda dose di Pfizer dopo 21 giorni e chi, invece, dovrà aspettare 35 giorni. Questo perché anche nel Lazio – sulla base delle raccomandazioni del Cts e della struttura commissariale – si è deciso di far slittare il richiamo dopo 5 settimane. Ma a quanto pare, non è così per tutti.
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Richiamo Pfizer a 35 giorni (ma non per tutti)
Una retromarcia forse inaspettata. I pazienti considerati fragili, quelli estremamente vulnerabili, potranno fare il richiamo dopo 21 giorni, dopo le classiche 3 settimane. In questa categoria rientrano tutti i cittadini con malattie respiratorie, malattie cardiocircolatorie, chi la fibrosi cistica, grave obesità o che ha condizioni neurologiche e disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica. Tutti gli altri, invece, che avevano già prenotato la prima dose del vaccino, per il richiamo dovranno aspettare 35 giorni. Tra non poche polemiche e non pochi disagi. I cittadini, infatti, non ci stanno e hanno deciso di “ribellarsi”, di far sentire la propria voce e di presentare ricorso al Tar contro il Comitato Tecnico Scientifico per chiedere che venga annullato quanto prima questo provvedimento. Perché se da una parte c’è chi è felice perché è stata fatta marcia indietro e i fragili hanno riottenuto lo spostamento a 21 giorni, c’è chi invece continua a dover aspettare.
Richiamo Pfizer nel Lazio, ricorso al Tar contro il Cts
Prima la creazione di un gruppo su Facebook (Il richiamo Pfizer lo facciamo dopo 21 giorni), poi l’apertura di una petizione che in poche ore ha raccolto oltre 10.000 firme. “La cosa più grave è che si stanno spostando gli appuntamenti già programmati e concordati in particolar modo alle persone oncologiche invalide 100%, fermiamo questa catastrofe della Regione Lazio” – si leggeva qualche giorno fa sulla piattaforma Change.org.
Sulla questione ha preso parola anche Francesco Iacovone, membro dell’esecutivo nazionale Cobas, “Ci sono gli estremi per un’azione legale. Il consenso informato è vincolante e sia Aifa che Ema raccomandano nel bugiardino il richiamo per Comirnaty (Pfizer, ndr) dopo tre settimane. I cittadini, soprattutto quelli fragili, pagano sulla loro pelle la decisione della Regione di permettere di scegliere il vaccino da ricevere. I cittadini non sono cavie da laboratorio – prosegue il sindacalista – la Regione cambi rotta e lo faccia in fretta. Gli errori di pianificazione della campagna vaccinale vengono mascherati mettendo a repentaglio la copertura vaccinale e la stessa salute di milioni di italiani. I cittadini del Lazio non si arrendono”. E questa mattina proprio Iacovone sarà al Tribunale Amministrativo Regionale per “difendere la salute dei cittadini”.
Richiamo Pfizer dopo 35 giorni? Cosa ha detto l’azienda
Richiamo Pfizer dopo 35 giorni: è un rischio? A rispondere a questa domanda ci ha pensato Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, intervenuta ai microfoni di Sky Tg24, “Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni. Dati su di un più lungo range di somministrazione al momento non ne abbiamo se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto in Uk. E’ una valutazione del Cts che ha delle sue basi, osserveremo quello che succede. Come Pfizer dico però di attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici, quindi la somministrazione a 21 giorni, perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione”.
Ora non resta che capire cosa succederà, se il Tar accoglierà o meno il ricorso e se a tutti verrà (nuovamente) fissato l’appuntamento per il richiamo dopo 21 giorni. E non solo ai pazienti fragili.