L’INPS si esprime sul fenomeno della “Child Penalty” nell’ultimo Rapporto Annuale erogato dall’Ente di Previdenza Sociale
Secondo il recente Rapporto annuale dell’INPS, la “child penalty”, ovvero la penalizzazione che le donne subiscono nel mondo del lavoro dopo la nascita di un figlio, è una realtà ancora molto presente in Italia. Nonostante alcuni progressi negli ultimi 40 anni, la genitorialità continua ad avere un impatto significativo sulla carriera delle donne, portando a una diminuzione del reddito, al passaggio al part-time o addirittura all’abbandono del lavoro. Questo fenomeno, al contrario, sembra addirittura favorire la carriera degli uomini, creando un divario di genere sempre più marcato.
Le osservazioni dell’INPS sulla Child Penalty
I dati dell’INPS mostrano come la maternità induca “bruschi cambiamenti” nel percorso occupazionale delle donne. Mentre prima della nascita di un figlio la probabilità di lasciare il lavoro è simile per uomini e donne, precisa La Repubblica, nell’anno della nascita il rischio per le madri aumenta notevolmente. Anche a due anni dalla nascita, la probabilità di abbandonare il lavoro rimane alta per le donne, tornando ai livelli pre-maternità solo al terzo anno. Questa situazione è ancora più critica per le lavoratrici con contratti a tempo determinato.
La questione del divario retributivo
La child penalty si riflette in modo ancora più evidente sulle retribuzioni. L’analisi dell’INPS su un gruppo di lavoratori che hanno avuto il primo figlio tra il 2013 e il 2016 mostra come il reddito delle donne subisca un crollo nell’anno della nascita, mentre quello degli uomini aumenta. Anche con la copertura di congedi e ammortizzatori sociali, il recupero del livello di reddito pre-nascita richiede diversi anni per le madri, creando un divario retributivo significativo rispetto ai padri che tende a persistere nel tempo.
Le proposte verso la parità di genere
L’INPS sottolinea come l’azzeramento della child penalty, almeno per le nuove madri, potrebbe portare a un aumento significativo del tasso di occupazione femminile, riducendo il divario con quello maschile. Tuttavia, raggiungere una vera parità di genere richiede interventi strutturali che favoriscano la conciliazione tra vita familiare e lavorativa, come l’aumento dei servizi per l’infanzia e politiche di sostegno alla genitorialità condivise equamente tra uomini e donne. Solo così sarà possibile superare la child penalty e garantire pari opportunità a tutti nel mondo del lavoro.