Ricordate Mark Caltagirone?
Nel 2018 Pamela Prati in un’intervista annuncia d’aver trovato il grande amore per caso, a partire da un messaggio Facebook, che risponde al nome di Marco Caltagirone, imprenditore edile appartenente a una nota dinastia romana, col quale convolerà a nozze, prendendo due bambini in affido per completare la famiglia.
Scopriremo poi che non esiste nessun Marco, e che la storia era solo un mucchio di messaggi tra lei e non si sa chi.
Negli ultimi anni mi capita di ascoltare tante storie simili, d’amore appassionato, gelosie, notti in bianco, rabbia, pianti, speranze e senza alcuna realtà concreta: emozioni filtrate attraverso lo schermo dello smartphone.
L’inizio della relazione non è necessariamente legata all’incontro virtuale, come appunto è accaduto alla nota showgirl, succede anche tra persone che si conoscono: tra colleghi, vecchi amici, amici di amici, magari con un fornitore, il datore di lavoro o addirittura tra ex.
Sono solo parole
“Buongiorno amore” “buonanotte amore” “cosa stai facendo?” “ti penso” “sei la mia passione segreta” “sei la mia ossessione” “vorrei tu fossi qui”…
Sembrano messaggi d’amore, da far battere il cuore, da creare dipendenza… ma, e c’è un “ma” grande come un grattacielo: non si va mai oltre le parole.
Si chiama textlationship, che significa “relazione attraverso il testo”, per gli inglesi ha il significato metaforico di “lasciare qualcuno in panchina” e approfittarsi di una persona con la quale non si desidera avere una relazione seria, continuando però a mantenerne vivo l’interesse attraverso promesse continue.
In sintesi: una relazione sentimentale e sessuale che nasce, si sviluppa e prosegue solo attraverso messaggi virtuali.
Perché accade?
Date le premesse potremmo pensare ad una persona con un passato difficile, che poverino/a non si fida più del prossimo, che ahimè, si sta innamorando di noi attraverso i fiumi di parole e non ha il coraggio di uscire dal guscio. E lo immaginiamo tenero e indifeso come un pulcino.
Non è proprio così. Chi avvia una relazione simile può essere anche sposato, e mostrare al mondo la perfezione della propria famiglia, che non distruggerebbe mai e poi mai.
In quel caso si tratta solo di un passatempo: tossico per noi, e gratificante per l’altro.
Possiamo facilmente intuire i motivi per cui una persona impegnata in una relazione, possa diventare il nostro partner virtuale.
Diverse e più complicate le dinamiche tra single: dietro si potrebbe nascondere una grossa difficoltà a relazionarsi, ad assumersi la responsabilità di gestire un partner, di progettare un futuro anche semplice come una cena fuori. E non solo: magari non si accetta fisicamente, o non ha una posizione lavorativa stabile e consapevole di non poter fare molto si accontenta del virtuale.
Cosa fare
Come prima cosa poniamoci la domanda: perché accetto una relazione di questo genere? Non esistono colpe, ma responsabilità: se portiamo avanti una relazione simile, probabilmente abbiamo paura di affrontarne una “vera”, e ci illudiamo che questo sia il modo giusto per superare questa paura.
Siamo ormai in piena estate, la stagione degli “amori facili e rapidi” che possono servire a disinnescare tutta la tensione dei mesi difficili che abbiamo alle spalle: il mio consiglio è di viversi le parentesi anche senza futuro, è possibile anche ‘utilizzarle’ consapevolmente come antistress.
Lasciamo perdere i messaggini e chiudiamo le porte a chi si sente seduttivo solo dietro uno schermo.
Nel caso invece che la coppia stia vivendo un periodo difficile, il consiglio è quello di metterci in discussione con coraggio all’interno della relazione: cercare il contentino fuori non risolverà i problemi, anzi, la sensazione di essere soli seppur in compagnia potrebbe diventare cronica.
Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Psicostress