Cos’è la cherofobia?
La parola deriva dal greco chairo “rallegrarsi” e phobia “paura”: letteralmente significa “paura di rallegrarsi, di essere felice”.
In concreto chi soffre di cherofobia ha paura di non riuscire a vivere situazioni felici come ad esempio partecipare a qualcosa di divertente, per il timore costante di un’imminente brutta notizia o di una punizione; non sono le attività in sé a spaventare, ma la difficoltà di lasciarsi andare alla spensieratezza.
Avere paura delle emozioni positive ostacola il benessere della persona, chiudendo possibili situazioni stimolanti sia sul piano socio-relazionale che professionale.
In realtà, quindi, è la paura di essere delusi, a tal punto che diventa quasi più naturale cercare un motivo per soffrire. Il rischio conseguente è quello di trovarsi a vivere in solitudine svalutandosi, senza darsi la possibilità di star bene con sé stessi e ridere.
Come riconoscere un cherofobico?
In genere si tratta di soggetti tendenzialmente introversi, non amano mostrare agli altri il proprio benessere, anzi, dichiarano il contrario.
Evitano eccitazione, felicità e tranquillità, convinti che l’entusiasmo li porti a perdere il controllo; come reazione si impongono un forte e duro autocontrollo.
Il senso di tranquillità può dare la sensazione di vulnerabilità: “se abbasso le difese posso essere attaccato!” oppure “non posso restare fermo a godere di queste sensazioni, devo stare attento e capire se sbaglio qualcosa!”.
In sintesi un cherofobico ha un umore tendenzialmente basso, tratti ansiosi ed estremo controllo sulle cose; vive poche relazioni in maniera superficiale, sceglie un lavoro di routine ed appare fisicamente rigido.
Da dove nasce il disturbo
E’ molto probabile che il cherofobico abbia associato due eventi contrastanti: felicità e forte allarme.
Immaginiamo un bambino che mentre gioca gioiosamente riceve uno schiaffo dal genitore, o che assista ad una pesante litigata in casa: il cervello registra l’associazione tra i due eventi tanto da scatenare la paura irrazionale quando si prova felicità.
Resta così convinto che se gli succede qualcosa di molto piacevole, presto gli accadrà un evento negativo. Nel tempo quel bambino, seguendo questa convinzione, sarà portato a rompere il giocattolo appena ricevuto come regalo
Cosa fare?
La cherofobia è una vera e propria fobia e in quanto tale accompagnata da palpitazioni, sudorazione, pensieri negativi, respiro bloccato: difficoltà a lasciarsi andare alle esperienze.
Non è facile riconoscere un disturbo di questo genere ed esserne consapevoli, ma non è detto che sia necessario un trattamento.
I meccanismi sono legati al disturbo d’ansia, e il trattamento deve partire dalla consapevolezza di quello che è accaduto. Occorre interrogarsi sul passato ed arrivare a spezzare il collegamento tra piacere e dolore. A volte può bastare ridimensionare l’idea di felicità, associandola a piccole cose e lavorando sulle aspettative. In parole più semplici, possiamo rivalutare l’idea di perdere tempo in attività all’apparenza futili, e lasciarci andare.
Il percorso proseguirà gradualmente con lo scioglimento delle tensioni muscolari, la gestione del respiro e la sperimentazione di piccoli momenti di gioia.
Non necessariamente si è tristi, una persona può evitare ciò che la rende felice.
Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno