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Ansia, fobia e attacco di panico: mi manca l’aria!

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Quando manca il respiro

Oggi tratteremo tre alterazioni molto frequenti con il comune denominatore del respiro chiuso: l’ansia, la fobia e l’attacco di panico.

Sono condizioni di estremo disagio per chi ne soffre, possono modificare il corso delle giornate, ma anche influire sulle scelte, come l’evitare certe situazioni che innescano il malessere.

E’ bene fare chiarezza sulle reazioni del nostro corpo, così da circoscrivere il problema e affrontarlo con strumenti efficaci di consapevolezza.

Ansia

Iniziamo col dire che l’ansia non è una reazione anormale o patologica, bensì un’emozione di base necessaria alla sopravvivenza che potremmo definire quasi un «salvavita» in quanto attiva l’organismo e lo allontana dai pericoli.

Diventa anormale quando il rischio è assente e nonostante questo, l’organismo è messo in stato di allarme.

Caratteristica specifica è la sensazione di intensa preoccupazione, avvertiamo il corpo teso per l’allarme di qualcosa che potrebbe succedere anche molti anni dopo: per questo motivo produciamo una serie infinita di pensieri catastrofici.

La differenza con la paura è che in questo caso la reazione dell’organismo è di durata breve, e cessa quando il pericolo sparisce; l’ansia diventa disturbo d’ansia quando persiste per oltre 6 mesi.

Fobia

«Paure di demoni immaginari, o paure indebite di cose reali»

B. Rush, 1798

La fobia è una paura eccessiva per specifici oggetti o situazioni, rappresenta un sottogruppo dell’ansia. Sono due la caratteristiche principali:

1. l’ansia nasce solo in corrispondenza di una situazione specifica e non in altre;

2. quando ne siamo affetti cerchiamo strategie per evitare quelle situazioni.

Dunque parliamo di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia, l’evitamento poi, non fa altro che andare a confermare la pericolosità della situazione e prepara l’evitamento successivo.

Attacco di panico

E’ l’apice della crisi d’ansia, quasi come una diga che si rompe e rovescia acqua e detriti dappertutto, uno stato di estremo malessere fisico simile all’attacco cardiaco e alla morte imminente.

I sintomi che pur troviamo nelle due condizioni precedenti, qui si fanno estremi:

– Palpitazioni

– Costrizione al petto

– Cuore in gola

– Sudorazione

– Respiro bloccato

– Vertigini, nausee

– Diarrea

– Stordimento, confusione

Reazioni fisiologiche che raggiungono l’apice per poi scemare nel giro di 15 minuti, pur restando uno stato d’ansia sottostante.

Respiro rapido

Respirare è un’attività che funziona a prescindere da cosa facciamo o pensiamo, è controllata automaticamente dal cervello; ad azionarla è il muscolo del diaframma che si trova all’altezza dell’ombelico.

Una situazione di forte stress, come può essere l’ansia, la fobia o l’attacco di panico, irrigidisce il muscolo del diaframma e i polmoni fanno uno sforzo maggiore portando il respiro nella parte alta del torace, da qui i dolori intercostali e al petto.

Il centro regolatore si trova proprio nel diaframma, un muscolo poco conosciuto che può migliorare la qualità delle nostre giornate. Saper respirare bene tiene i parametri fisiologici nella norma, e ci sono tecniche mirate per gestire l’ansia generalizzata, per situazioni particolari come le fobie, o per l’attacco di panico.

Impariamo da subito che il respiro corto, stile cagnolino, ci provoca iperventilazione e di conseguenza tutte le reazioni sgradevoli sopra elencate.

Consapevolezza

Pendere coscienza di come respiriamo apre le porte sul funzionamento del corpo, non siamo vittime del nostro cervello, nessun demone si annida nei nostri pensieri.

Chiaramente, dietro ogni fobia o ansia vive la storia del nostro passato ma nell’immediato dobbiamo imparare a respirare… tutto il resto verrà naturalmente.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

PsicoStress

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