Che il settore turistico alberghiero sia stato quello maggiormente colpito dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus è fuori discussione. Lockdown, riaperture soltanto parziali ma soprattutto l’incertezza nel viaggiare sono stati fattori alla base di una crisi probabilmente senza precedenti.
Ma a rimetterci ora, come conseguenza e nonostante i provvedimenti a sostegno da parte del Governo nei mesi scorsi, potrebbero essere tanti lavoratori del comparto, messi alla porta senza troppe remore perché ritenuti in “esubero”. Una situazione esplosiva soprattutto nei numeri considerando che, ad oggi, un terzo degli alberghi capitolini avrebbe già chiuso e migliaia di lavoratori rischiano ora di ritrovarsi senza un lavoro.
Il caso dello storico Hotel Cicerone a Prati e il precedente di Pomezia. Licenziamento come “regalo di Natale” ai dipendenti
Tra i casi senza dubbio più eclatanti vi è quello dello Sheraton di Roma ma anche di un’altra storica struttura romana, come quella dell’Hotel Cicerone nel rione Prati. Ebbene, l’azienda, anche qui, poco prima di Natale, ha deciso di avviare di una procedura di licenziamento collettiva. A rischio ci sarebbero quindi una trentina di lavoratori (31 unità per la precisione). Si tratta di addetti, nello specifico, alle molteplici attività presenti sin qui nell’Albergo, dalla ristorazione, al ricevimento passando per il reparto sala fino ad arrivare alla gestione dei garage solo per fare alcuni esempi.
A renderlo noto sono gli stessi lavoratori che ci hanno girato la lettera ricevuta dall’azienda. Azienda per altro non nuova alla cronache considerando che una situazione simile è stata vissuta dai lavoratori dell’Hotel Selene di Pomezia – anch’essa rientrante tra le 28 strutture della compagnia (la IH Hotels) sparse tra l’Italia e non solo – i quali solo a luglio scorso hanno visto ritirarsi le procedure per il licenziamento collettivo.
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Ad ogni modo, in merito alla procedura di licenziamento queste sono le motivazioni addotte dall’Azienda. Quest’ultima, si legge nella lettera spedita a lavoratori e Sindacati, menziona a più riprese la pandemia che avrebbe ridotto “i ricavi su base annuale del 97%”. Perdite che sono state “solo ridotte dal massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali fino a metà ottobre 2021”.
Ma a pesare, spiega l’azienda, è soprattutto l’incertezza per il futuro più che per il presente dato che nei prossimi mesi è “lecito attendersi flussi turistici modesti e incerti nonché incostanti”. Un fattore determinante sarebbe stata anche la perdita, nel caso specifico dell’Hotel Cicerone, della propria “clientela di riferimento” caratterizzata in particolare da turisti provenienti dall’estero, con gli USA in testa.
Personale drasticamente ridotto
Per tutti questi motivi allora, si legge ancora nella missiva, l’Azienda ha deciso di adottare “un dimensionamento del personale radicalmente modificato e strutturalmente ridotto rispetto a quello su cui era fondato l’Hotel prima della pandemia”. In particolare è stato deciso di non riaprire più il reparto ristorante e conseguentemente il reparto cucina per pranzi e cena.
Tutto il personale di sala e cucina diventerà così in esubero salvo “modesti reimpieghi che saranno possibili nel servizio di bar caffetteria dell’Albergo”. Ma non finisce qui. Verranno infatti esternalizzati inoltre i servizi di facchinaggio e pulizia nonché quello della manutenzione: si tratta di 4 unità in tutto per le quali, spiega la Compagnia, verranno garantite tutele sindacali (ma solo per queste, ndr) di ricollocamento previste. Per le altre, al momento, non è previsto nulla.
Ad ogni modo, proseguendo, ulteriori esuberi saranno individuati nel settore del ricevimento, della gestione del garage e in altre attività ritenute non più necessarie. Escluse sempre dall’azienda possibilità di mobilità verso altre sedi o di riassegnazione a mansioni inferiori. Insomma, una scure a 360° sul personale con tante famiglie che vedrebbero così svanire lo stipendio.
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