Case popolari di via Fellini, cosa è successo dopo la maxi operazione del 28 aprile? Quel giorno, con grande dispiegamento di forze dell’ordine, il Comune di Roma effettuò un censimento di tutti gli abitanti delle palazzine ai civici 4 e 9, con l’intento di identificare gli abusivi, tagliare la fornitura di luce e gas a chi si allacciava abusivamente e iniziare le procedure di sgombero al fine di assegnare gli appartamenti agli aventi diritto e di liberare i negozi utilizzati come case. Ma vediamo, a distanza di due mesi, qual è la reale situazione nei due palazzi dove, ricordiamo, abitano anche tantissime persone assegnatarie regolari, che pagano le utenze e che vorrebbero vivere in un ambiente dignitoso e non degradato.
Via Fellini: situazione peggiorata dopo il blitz
La situazione che si presenta ai nostri occhi è quella del degrado di sempre, ma con qualcosa in più: per vendicarsi dell’arrivo delle forze dell’ordine, “qualcuno” ha distrutto le cassette della posta e i portelloni dei contatori delle utenze elettriche. Riguardo gli allacci abusivi, staccati dalla polizia locale di Roma Capitale il giorno dei controlli, sono stati riattaccati dagli occupanti circa mezz’ora dopo che vigili e poliziotti hanno lasciato via Fellini: il tempo di sistemare i fili e tutto è tornato come prima, alla faccia della soddisfazione espressa dalla Sindaca Virginia Raggi nei comunicati stampa e dei cittadini che invece pagano regolarmente luce, acqua e gas, oltre che affitto. Ma non solo: da quel giorno si è deciso di infastidire gli inquilini “regolari” con schiamazzi notturni. Ogni notte musica, trambusto sulle scale e assembramenti nel cortile, con urla e risate almeno fino 4 del mattino.
A nulla valgono le chiamate ai carabinieri, perché non appena si vede arrivare la gazzella, tutti spariscono e tutto tace. “Non ne possiamo più”, commentano alcuni inquilini regolari, “ci stanno facendo impazzire. La situazione è degenerata dal giorno in cui polizia locale e polizia di stato sono venuti a fare i controlli. Si sono incattiviti. Ovviamente da qui non se ne andranno mai e stanno cercando di dimostrare la loro supremazia. Il loro scopo è quello di far fuggire noi, per occupare anche le nostre case. Vogliono portarci all’esasperazione”. Già, le occupazioni sono il fulcro: dopo il blitz del 28 aprile, ce n’è stata almeno un’altra. Si tratta di un appartamento lasciato dagli inquilini regolari e occupato circa un mese fa da cittadini di origine tunisina, i cui parenti già vivevano nella palazzina. Ma il problema non sono solo gli stranieri – tunisini e marocchini – che spesso, andando contro i principi della loro religione, si ubriacano con la birra e poi lanciano le bottiglie contro i malcapitati di passaggio. Sono, a detta di chi vive qui, alcune famiglie di Camminati di origine siciliana, ormai stanziali prima a Roma e ora a Pomezia da anni, che hanno occupato le case e creato una vera e propria rete ormai impenetrabile di illegalità.
Lo spaccio, il grande affare di via Fellini
Un altro problema rimane lo spaccio di droga, che avviene spesso in ambito familiare. La vendita è h24, anche se adesso, con la bella stagione, si preferiscono le ore notturne. La notte gli spacciatori si dividono lo spiazzo (meglio conosciuto come “vasca”) antistante il civico 9, due per lato. Quando le dosi a loro disposizione terminano, risalgono nelle abitazioni a prendere le altre: il via vai è continuo, perché i pusher preferiscono non avere indosso mai più di due o tre dosi a testa. In questo modo, qualora venissero fermati, potrebbero tentare di affermare che si trattava di droga per uso personale. La cocaina è la “merce” più venduta, anche se non mancano hashish e marijuana. Riesce a spacciare anche chi è detenuto agli arresti domiciliari, con varie tecniche, come quella del pomello che abbiamo già spiegato la volta scorsa, in cui il cliente mette il denaro sulla maniglia, il pusher guarda dallo spioncino per vedere chi sia il cliente e per vedere se non ci sono trappole, poi apre quel tanto per prendere i soldi e lasciare in cambio la merce, senza mai farsi vedere.
“Qui ci sarebbe bisogno della sorveglianza”, affermano alcuni residenti, “Sarebbe questo l’unico modo per poter arginare il fenomeno dello spaccio continuo e di tanti altri tipi di illegalità. Ma nessuno ci ascolta: il Comune di Roma è il grande assente, Pomezia sembra aver dimenticato la nostra esistenza. Noi siamo in un limbo, a nessuno importa di quello che succede qua dentro. Abbiamo chiesto innumerevoli volte di poter parlare con il sindaco Adriano Zuccalà, stiamo ancora aspettando un cenno di risposta. Magari non si conclude nulla, ma almeno potremmo sentirci conformati da una presenza autorevole. E invece niente, siamo abbandonati a noi stessi, in balia di questi sbandati, per non dire delinquenti. La notte non riusciamo a dormire a causa del rumore che fanno, di giorno vediamo con i nostri occhi i traffici che gestiscono, ma dobbiamo stare zitti per paura. Così non si vive. Ci stanno ghettizzando, mentre noi vorremmo solo poter stare in una palazzina normale”.