Pomezia, Partono oggi i lavori di Sol Indiges. Arte pubblica a Pomezia tra mito e futuro, il progetto di urban art del Comune di Pomezia, in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere, a cura di Marcello Smarrelli.
Sol Indiges. Arte pubblica a Pomezia tra mito e futuro. Iniziano i lavori di Agostino Iacurci sulla biblioteca comunale
Da stamattina infatti Agostino Iacurci è al lavoro sulla facciata della biblioteca comunale Ugo Tognazzi per realizzare il suo grande murale L’antiporta, ispirato all’incontro tra Enea e la Sibilla che gli predice lo sbarco sulle nostre coste. Il mito viene riletto in chiave contemporanea, fornendo una nuova narrazione di uno degli spazi fondamentali della cultura cittadina e della formazione dei più giovani: la biblioteca comunale.
Iacurci, nato a Foggia nel 1986, ha studiato Arti Visive e Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. La sua pratica include una vasta gamma di media tra cui pittura, scultura, disegno e installazione, attraverso i quali realizza ambienti immersivi, integrando pezzi di realtà e di storia con la sua visione ironica e fantasmagorica. Iacurci parte da una riflessione sull’uso del colore nel mondo “classico” greco e romano, sui processi attraverso i quali nascono i miti storici e la funzione che questi hanno sull’immaginario collettivo.
Via ai lavori a Pomezia
La denuncia di Latium Vetus: «Ma ai siti “veri” quando ci pensiamo?»
Ma non tutti però hanno salutato con favore l’iniziativa Comunale. Se da un lato infatti l’intervento non potrà che arricchire dal punto di vista culturale il contesto urbano dall’altro ci si chiede se gli stessi sforzi siano stati messi per cercare di recuperare gli altri patrimoni del territorio che ormai da anni versano nell’abbandono e nel degrado. Parliamo, tra gli altri, della villa romana di Via Siviglia, e del sito – per l’appunto – proprio del Sol Indiges a Campo Ascolano (ma lo stesso si può dire di Tor Maggiore) .
«Il ‘Sol Indiges’ è un sito archeologico del territorio di Pomezia. Un’antichissima area templare dove il mito colloca lo sbarco dell’eroe Enea cantato nell’Eneide di Virgilio. Vent’anni fa il sito venne portato alla luce dall’Università “La Sapienza”, ma l’indagine archeologica si arrestò nel 2011 a causa dei tagli della spending review. Pensate al potenziale turistico di un’area archeologica tanto prestigiosa», scrive in una nota Latium Vetus.
«Sapete in quali condizioni versa oggi il sito del ‘Sol Indiges’? Degrado e abbandono rendono il sito del tutto inaccessibile, gli antichissimi tufi del tempio, fratturati e polverizzati dopo dieci anni di esposizione alle intemperie, sono ormai invisibili all’interno di una buca ricoperta da piante infestanti in cui è perfino pericoloso avventurarsi. Non vi è alcun cartello (quello arrugginito è caduto molti anni fa)», prosegue il Presidente Giacomo Castro.
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«Comune assente nel tutelare il patrimonio culturale del territorio»
«Il Comune di Pomezia non si è mai fatto carico del problema. L’area archeologica non è mai stata espropriata. Tutela e valorizzazione del sito, elementi propedeutici per la promozione turistica, non sono mai state garantite, e questo nonostante le ripetute denunce e gli articoli pubblicati anche da noi di Associazione Latium Vetus. Del resto, lo stesso triste destino è toccato anche agli altri siti del territorio di Pomezia, come la villa romana di via Siviglia a Torvajanica, il complesso medievale della duecentesca Torre Maggiore di Santa Palomba e le strade del Borgo medievale di Pratica di Mare, chiuse ed inaccessibili da anni. La memoria storica di Pomezia sta sparendo, sotto il peso della scandalosa incuria decennale dell’amministrazione comunale».
Latium Vetus: «Sol Indiges? Anche la beffa del murale»
Quindi l’attacco: «Lo scandalo nello scandalo. Il comune di Pomezia decide (finalmente!) di destinare oltre 73.000 euro per lo sviluppo e la valorizzazione del turismo ovvero per attività culturali e interventi nel settore culturale, e finanzia… la realizzazione di una serie di murales, sulle pareti della Biblioteca comunale di Largo Catone, della scuola ‘Orazio’ e della scuola ‘Marone’».
«Una semplice domanda. Secondo voi il turismo a Pomezia avrebbe tratto maggiore giovamento dalla realizzazione di questi murales oppure prendendosi finalmente cura del patrimonio culturale della città abbandonato da anni? Noi siamo convinti sarebbe bastato ascoltare le vere esigenze del territorio».
«Mentre ad Ardea, street artists locali eseguono un murales con meno di mille euro, il Comune di Pomezia elargisce oltre 24.000 euro alla Fondazione Pastificio Cerere, entità privata di Roma mai vista prima a Pomezia, per la direzione artistica e il coordinamento del progetto e per attività di segreteria e di video making, 30.000 euro allo street artist Agostino Iacurci, originario di Foggia, ed ancora 18.000 euro a Ivan Tresoldi di Milano, la cui arte non ha alcuna connessione con il nostro territorio».
«C’è anche la beffa? Il progetto di Agostino Iacurci a cura di Marcello Smarrelli di Fondazione Pastificio Cerere è dedicato…al ‘Sol Indiges’, “arte pubblica a Pomezia tra mito e futuro”. Sarebbe stato più corretto parlare di “arte pubblica tra abbandono e degrado”, visto che il patrimonio culturale, depositario del mito, rimarrà nel degrado anche a causa di queste spese. Pochezza e sciatteria. Il Comune di Pomezia piuttosto che affrontare e risolvere gli annosi problemi del patrimonio culturale, in modo da metterlo a sistema, si affida a fondazioni mai viste a Pomezia che, in tutta onestà, reputiamo abbiano poco o nulla da offrire per valorizzare il turismo in ottica futura ed incrementare il valore artistico del nostro territorio. C’è un limite all’essere presi in giro. Il patrimonio culturale ed il turismo di Pomezia soffrono di gravi problemi e necessitano di soluzioni da ricercare con competenza ed anche onestà intellettuale, meno con operazioni spot di business artistico», conclude l’Associazione.