Home » News » Pomezia, professione eroe: Giampiero Ruggiero e il cane Fix a Genova (INTERVISTA)

Pomezia, professione eroe: Giampiero Ruggiero e il cane Fix a Genova (INTERVISTA)

Pubblicato il

Tra le squadre di intervento specializzate provenienti da tutta che sono intervenute a Genova a seguito del crollo del Ponte Morandi avvenuto lo scorso 14 agosto c’è stata anche l’unità cinofila di Roma-Capannelle. E’ qui che presta servizio l’istruttore esperto Giampiero Ruggiero insieme alla sua Border Collie Fix: lui, come tutti i suoi colleghi, è tra gli eroi che ogniqualvolta mette a rischio la propria vita al servizio degli altri.

A Genova è diventato famoso per l’abbraccio commovente, finito in diretta nazionale, con una mamma che aveva perso un proprio caro nel tragico crollo. La sua, così come quella dei suoi colleghi, l’abbiamo definita una “professione” ma è in realtà è molto di più: sono eroi, veri eroi, che si spingono oltre il dovere per salvare vite umane.

ST3_3639

Immagine 3 di 3

 

Da quanto tempo fai questo lavoro?

“Io faccio parte delle unità cinofile dal 2011, prima di allora ero in servizio come Vigile del Fuoco qui a Pomezia. La mia squadra fa capo al distaccamento di Roma-Capannelle: dal 2012 ho iniziato esclusivamente il mio lavoro con il cane (Fix, una Border Collie di 9 anni, ndr)”

Amatrice, Rigopiano, ed ora Genova ma non solo…

“Sì, da Camerino a Norcia e poi Ischia, senza contare gli interventi che ci sono da fare sul territorio qui nel Lazio. La nostra squadra interviene in tutta Italia con la possibilità anche di andare all’estero. Nel nostro ambito di intervento c’è anche la ricerca di dispersi in superficie (boschi, ecc.)”

Ora torni proprio da Genova. Cosa hai trovato appena arrivato sul posto?

“Uno scenario diverso da tutti gli altri. Dopo Rigopiano, ovvero un Hotel travolto da una valanga e dunque neve su un crollo, situazione mai capitata prima, pensavamo di esserci confrontati con lo scenario più difficile per chi fa il nostro mestiere; e invece Genova è stata qualcosa di più, difficile da spiegare. Una situazione quasi da film, di quelli post-apocalittici. Il primo pensiero è stato: ‘Da dove comincio?’ E’ vero siamo sempre alle prese con crolli di case, alberghi, perfino paesi interi, ma il Ponte di Genova, ridotto in quel modo, ti sconvolge”.

Come è iniziato il lavoro non appena giunti sul posto e quali sono, di norma, i compiti della vostra squadra?

“Arrivati sul posto abbiamo iniziato subito le operazioni considerando che avevamo i cani ‘freschi’; ci è stata assegnata una zona, c’erano quattro cantieri, e ci siamo messi a disposizione di chi era già al lavoro. Il nostro compito non è solo quello di fare la ricerca con il cane ma diamo anche supporto ai nostri colleghi: ad esempio, in caso di ulteriori crolli durante le operazioni di salvataggio o di incidenti siamo pronti ad intervenire per aiutarli”

Qual è l’aspetto più complicato da gestire, il fattore tempo?

“Sì, chiaramente il tempo è determinate, ogni istante può fare la differenza tra la vita e la morte. Dal momento che arriva la chiamata c’è un solo pensiero: arrivare il prima possibile sul luogo dell’incidente per mettersi al lavoro”

Durante i funerali hai abbracciato quella mamma e le hai detto: “Avremmo voluto fare di più”. E’ questa la cosa più difficile del vostro lavoro?

“Purtroppo è così. I turni, che sono massacranti, i giorni di lavoro e sopratutto le notti, scenari desolanti e spesso devastanti dal punto di vista emotivo ti mettono a dura prova; ma il funerale, i funerali, ti toccano nel profondo. Quella mamma, che purtroppo non so nemmeno chi abbia perso nel crollo, mi ha guardato e mi ha detto: ‘grazie’. Lì per lì non ho saputo cosa rispondere. Però quell’abbraccio è stato in un certo senso liberatorio, mi è servito molto”

Cosa ti porti dietro dopo Genova?

“Sicuramente tanta esperienza, sia per me sia per Fix”

Quando arriva la chiamata di pronto intervento cosa scatta nella tua mente?

“C’è un unico pensiero: quello di arrivare il prima possibile sul posto e cercare di salvare quante più persone possibili”

Il ricordo più bello legato al tuo lavoro?

“Senza dubbio Rigopiano. Abbiamo estratto nove persone ancora in vita, tra cui quattro bambini”

Impostazioni privacy