Capita che in questi giorni d’emergenza anche un piccolo particolare possa catturare la nostra attenzione e spingerci a fermarci un attimo a pensare. Sì perché impegnati come siamo a convivere con bollettini della Protezione Civile, ordinanze, disposizioni e qualunque altra cosa abbia a che fare con il Coronavirus basta poco per far scattare in noi la nostalgia o il ricordo della vita “prima” del Covid-19.
Sì perché se è vero come dice Conte entro «fine mese la morsa delle restrizioni potrà allentarsi» ci vorrà molto più tempo prima di ritornare alla “vera” normalità. Quella che conosciamo tutti, fatta di passeggiate spensierate e non più “guardinghe” non appena ci si incrocia in strada, alle gite al mare e in campagna, alle tante odiate “giornate all’Ikea”, per non parlare dei grandi eventi come concerti, partite oppure prendere un semplice caffè in compagnia senza doversi preoccupare di oltrepassare la distanza di sicurezza. E vogliamo parlare di mascherine e guanti?
Per tutto questo, allora, ho voluto dedicare due righe a questa foto, che altro non è che un semplice foglio affisso accanto ad una delle tante serrande chiuse sul territorio, in particolare sul muro di un Bar in Via Salvo d’Acquisto a Pomezia.
Una stupidaggine potrebbe pensare qualcuno e senz’altro lo è.
Eppure quelle parole mi hanno rimandato a qualche mese fa, a quando cioè si poteva stare anche seduti al bar ad “urlare” – evidentemente – e ad arrabbiarsi per una banalissima partite a carte. Che forse, in fondo in fondo, poi così banale non era: perché anche questo era la vita prima del Coronavirus.