Emergono novità sulla vicenda dell”Ecomostro’ di Campo Ascolano. Il cantiere per la realizzazione della palazzina (a tre piani) che sta sorgendo in Via Tanaro a Torvaianica – sulle ceneri di un ex villino bi-familiare in un contesto urbanistico che sembrerebbe totalmente inadatto – procede spedito verso la sua terminazione, ma non smette di sollevare polemiche. Della vicenda se n’è accorta in questi giorni anche la stampa nazionale, ma non è di certo nuova al Corriere della Città, che da oltre un anno se ne sta occupando. Tante, ancora, sono state le domande inoltrate nel tempo al Comune di Pomezia, che ha autorizzato i lavori, ma nessuno ad oggi ha ancora risposto agli interrogativi nostri e dei cittadini (anche il CdQ aveva provato, invano, a sollevare più volte la questione).
Presunto abuso edilizio a Pomezia: la vicenda
Ma per chi non conoscesse la storia (potete leggere in tal senso anche qui e qui) procediamo con un breve riassunto. Ci troviamo, come detto, in Via Tanaro a Torvaianica. Proprio in quest’area, decisamente satura di ‘cemento abitativo’ – passateci l’espressione – il Comune ha autorizzato la costruzione di quello che i residenti, congiuntamente al CdQ, non esitano a definire un vero e proprio “ecomostro”. Il perché è facilmente intuitivo considerando le foto: accanto a delle villette sta sorgendo infatti praticamente un palazzo che nulla ha a che vedere con l’urbanistica presente nell’area e che, soprattutto, va a deturpare il paesaggio esistente (e che provocherà inevitabili disagi alla popolazione, oltre che al proprietario dell’altra metà della bifamiliare).
L’opera in costruzione nasce dalle “ceneri” di un ormai ex villino bifamiliare, ora completamente diviso, sul quale alcuni tecnici, chiamati a periziare dagli stessi residenti, hanno espresso più di una perplessità soprattutto per quel che concerne l’adeguamento alle norme antisismiche (su questo punto sembra però che la ditta che sta realizzando i lavori si stia muovendo per sistemare la situazione, ndr). L’interrogativo di base era allora il seguente: può una costruzione essere divisa in due, veder demolita una delle due metà e far sorgere al suo posto un palazzo? Ecco allora il parere di un esperto: “I lavori per l’edificazione sul lotto oggetto di compravendita possono essere, allo stato attuale della normativa urbanistica, eseguiti solo a seguito di demolizione e ricostruzione di cubatura”. Su questo passaggio tuttavia c’è chi sostiene che l’ottenimento del raddoppio della volumetria sia stato possibile grazie alla presentazione del progetto prima dell’entrata in vigore delle nuove norme in materia. Ma andiamo avanti.
“Quindi – proseguiva la relazione dei tecnici – i lavori paventati dalla società acquirente non possono prevedere – ed è qui il passaggio rilevante – demolizioni di fabbricati che poi non prevedano il conseguente adeguamento sismico dell’edificio risultante. Le lavorazioni […] devono essere autorizzate dal proprietario che anzi, dovrebbe in effetti presentare lui stesso la pratica al genio civile di concerto con la società acquirente”. Nulla di tutto ciò invece sarebbe avvenuto, con il comproprietario che – storia parallela a quanto stiamo scrivendo – avrebbe non solo manifestato il suo dissenso ma che ora starebbe subendo direttamente gli effetti di questa nuova costruzione, considerando gli effetti prodotti dal distaccamento dell’immobile bifamiliare (infilitrazioni, tagli visibile nella costruzione, ripercussioni derivanti dai lavori di demolizione, ecc.).
Arriva la sospensione: poi il silenzio. Il Comune non fa luce sul caso
C’è poi da tener presente che, tra maggio e giugno 2016, il suddetto cantiere era stato fermato, ci dicono dal Comitato, per circa 45 giorni, dando seguito all’ordinanza n.2 del febbraio 2016; la sospensione era stata dettata proprio dal sospetto di alcune irregolarità che a questo punto però, considerando che il cantiere ha ripreso i lavori, non si sarebbero rivelate tali (ed è stato proprio questo passaggio a destare maggiore stupore nella vicenda).
Interviene la Regione Lazio: “Il cantiere va fermato in via cautelativa”
Sul caso si esprime allora la Regione, più volte interpellata dai residenti della zona nonché confinanti con l’ecomostro. La Direzione Regionale Territorio, Urbanistica e mobilità – Area Vigilanza Urbanistico-Edilizia e contrasto all’abusivismo della Regione Lazio scriveva infatti al Comune di Pomezia protocollando una nota, n. di riferimento 92787 del 22/02/2017, con la quale richiedeva all’ente di ri-verificare l’intera procedura, chiedendo “al Dirigente Comunale di voler verificare lo stato delle procedure […] e di voler disporre cautelativamente la sospensione dei lavori al fine di non compromettere le successive valutazioni di merito”. Ma i lavori nemmeno questa volta vengono fermati.
Ora c’è anche l’intervento della Procura?
E veniamo così alla stretta attualità. Sarebbe di questi giorni la notizia dell’apertura di un fascicolo d’inchiesta presso la Procura di Velletri, segno incontrovertibile che la vicenda ha avuto, e sta avendo tutt’ora, contorni davvero poco chiari e a dir poco nebulosi. Il problema resta però ancora quello: se il cantiere termina cosa succederà? E se davvero venissero riscontrate, a posteriori a questo punto, irregolarità, chi ridarà ai residenti il loro “vecchio” quartiere? E che fine farebbe l’ecomostro? Domande, interrogativi che restano in sospeso, in attesa, come sempre, che il Comune di Pomezia si decida a fare chiarezza sulla vicenda…