Bomba molotov e rapina con sequestro di 4 persone nella villa dell’ex consigliere Fiorenzo D’Alessandri, trovati i presunti colpevoli dell’attentato che il 13 gennaio 2014 vide andare a fuoco la rimessa situata all’interno del giardino della villa dove D’Alessandri vive con la famiglia, a Torvaianica Alta, e della rapina che terrorizzò 4 giovanissimi, tra cui una ragazzina di 14 anni e una di 16.
Le indagini, durate più di tre anni, riguardano anche altri episodi inquietanti che hanno colpito D’Alessandri, tra cui la rapina sempre nella sua villa, con il sequestro di 4 cugini, due maggiorenni e due minorenni, tra cui la figlia minore dell’ex consigliere.
Qualche giorno fa i sostituti procuratori Luigi Paoletti e Giovanni Taglialatela, hanno richiesto 5 rinvii a giudizio per i presunti autori sia dell’incendio alle auto parcheggiate nella rimessa che del sequestro a scopo di rapina che aveva traumatizzato la figlia e i nipoti del consigliere, minacciati di morte e tenuti sotto tiro da armi da fuoco. La rapina finì con un bottino di 250 mila euro tra gioielli ed effetti personali.
Ad essere colpiti dal provvedimento giudiziario due uomini di Ardea, il 63enne T.F. e il 43enne M.D.F., noto anche a Torvaianica per le sue attività commerciali e titolare di una società di vigilanza, entrambi con l’accusa di aver lanciato ordigni all’interno della villa di D’Alessandri, che aveva provocato la distruzione completa di tre automobili (una Porsche Cayenne, una Smart e una Opel Corsa) e della rimessa in legno, oltre al danneggiamento di parte della casa.
Insieme a loro sotto accusa C.I., un 50enne romano, M.C., 38enne anche lui di Roma, e A.V. 54enne di Pomezia.
Le ricostruzioni fatte dagli inquirenti hanno appurato che l’ex consigliere era stato costretto a sottoscrivere un contratto di vigilanza privata con la società di proprietà di M.D.F. e di C.I.: entrambi sono ritenuti gli ideatori e i mandanti sia dell’attentato con le bottiglie incendiarie del 13 gennaio 2014 che della rapina con sequestro di persone del 15 febbraio 2014.
Per quest’ultimo episodio è accusato anche M.C. che, in qualità di addetto alla sicurezza, era per i giudici “incaricato di far persistere uno stato di continuato allarme” all’ex consigliere D’Alessandri. L’accusa per il pometino A.V. è invece quella di aver fornito una delle armi con cui è stata compiuta la rapina.
Il rinvio a giudizio per i cinque accusati sarà richiesto il 20 marzo 2018.
“Aspettiamo l’udienza e vediamo cosa succede – ha dichiarato Fiorenzo D’Alessandri – Sono felice che la giustizia stia facendo il suo corso, perché almeno saprò con certezza cosa è successo in quel periodo che va da gennaio a maggio del 2014. Mettere la pistola puntata alla testa di mia figlia e di mia nipote è stata la cosa più terribile che si potesse fare e sicuramente la più traumatica della mia e della loro vita: adesso spero solo che chi ha compiuto quel gesto venga punito”.