Aveva allestito una pensione per cani casalinga sfruttando dei terreni di sua proprietà e promuovendo l’attività anche su Internet. Tre in tutto i cani trovati al momento del sopralluogo dei caschi bianchi di Pomezia anche se, di fatto, soltanto uno apparteneva ad una persona estranea al nucleo familiare della titolare; il controllo, come si legge nel testo dell’ordinanza sindacale, è scattato a seguito di una denuncia-querela presentata da un Avvocato e dovuta allo smarrimento di un cane lasciato nella “pensione”.
Ebbene, in virtù della normativa vigente, in particolare l’art. 5 comma 3 punto A della Delibera di Giunta Regionale n. 866/2006 “Recepimento accordo Stato-Regioni sulle disposizioni in materia di benessere degli animali di compagnia e pet-terapy del 06/02/2003”, che stabilisce le condizioni strutturali e gestionali per le pensioni per cani, in cui non si cita la
possibilità di una pensione per cani casalinga, la Polizia Locale ha disposto «la immediata sospensione di attività abusiva di pensione per cani casalinga, con la immediata restituzione del cane identificato con microchip e appartenente ad una signora residente a Roma», oltre che a regolarizzare la posizione degli altri due animali in quanto uno trovato privo di microchip e l’altro, pur avendolo, sarebbe di proprietà di un’altra donna che però non l’avrebbe più ritirato dopo averlo lasciato nella pensione.
E’ opportuno precisare tuttavia che gli agenti della Municipale hanno ravvisato di come “tutti gli animali presenti godano di buona salute e non mostrino segni di maltrattamento
o detenzione incompatibile con la specie, visto che sono liberi di girare per tutta la superficie degli interi lotti“. Avverso l’ordinanza, pubblicata sull’Albo Pretorio del Comune di Pomezia, è ammesso, nel termine di 60 giorni dalla notifica, ricorso al T.A.R. Lazio, oppure in via alternativa ricorso straordinario al Presidente della Repubblica da proporre entro 120 giorni dalla sopracitata pubblicazione.