C’è un sindacato di polizia che da sempre cerca di fare luce sugli alloggi di servizio. Si tratta di LeS, Libertà e Sicurezza, il cui Segretario provinciale di Roma, Luca Andrieri, è molto determinato al riguardo.
Andrieri, ci vuole spiegare di cosa si tratta?
“In effetti, quello degli alloggi di servizio nella Polizia di Stato, per noi è ormai diventato un chiodo fisso. Sicuramente la nostra Amministrazione non si aspettava tanta tenacia da parte nostra. Qualcuno avrà pensato: scenderanno a compromessi e molleranno la presa. Ci dispiace deludere i malpensanti, ma non siamo tutti uguali!”.
Andrieri, perché ritenete così importante l’argomento degli alloggi di servizio?
Come prima cosa va spiegato che non stiamo parlando del posto letto dato presso qualche caserma al semplice poliziotto, che è costretto ad utilizzare per ragioni di servizio o di distanza dalla propria abitazione ma che ci occupiamo, anzi, direi, ci preoccupiamo di lussuosi appartamenti di cui godono Dirigenti, funzionari e figli di Prefetti nei quartieri più belli della Capitale. Assegnati a chi ne ha diritto, ma anche a chi non sembrerebbe averne titolo. Ma, oltretutto, questo privilegio sembra continuare anche quando il diritto ad usufruirne è venuto meno.
In effetti, tutti noi abbiamo saputo che questo diritto o presunto tale sarebbe stato riportato nell’alveo della corretta fruizione?
È vero, ma lo è stato solo in minima parte. Infatti, si mette in luce quello che da sempre è lo scandalo denunciato da qualche sigla sindacale o da inchieste giornalistiche, ma poi si finisce con il danneggiare i colleghi, perché la nostra Amministrazione, quando è costretta a dare ascolto alle lamentele ed alle critiche, ed è obbligata a dare delle risposte, inizia a dare l’impressione di voler mettervi ordine, però parte sempre dal basso e non riesce mai ad arrivare al vertice, dove è il vero scandalo che noi denunciamo!
Si spieghi meglio
Semplice, si revoca il diritto a qualche poliziotto, magari a qualche Ispettore e poi finisce lì, non vengono toccati i vertici, nemmeno quando i beneficiari sono andati in pensione oppure quando gli immobili, come sembrerebbe, vengono utilizzati dai figli di coloro che ne avevano diritto in precedenza.
Come LeS cosa intendete fare?
Come sindacato siamo profondamente indignati e vogliamo finalmente mettere la parola fine a questo che consideriamo un vero e proprio scandalo! Abbiamo fatto comunicati, accesso agli atti, abbiamo anche rappresentato il problema a qualche esponente politico che ha ritenuto di presentare una interrogazione parlamentare in merito. Abbiamo fatto di tutto, per cercare di bloccare questo spreco di denaro pubblico. Vede, non c’è soltanto il tema del possibile utilizzo indebito degli immobili, ma anche essi, come ogni patrimonio immobiliare, necessita ovviamente di manutenzione per poter mantenerlo in buono stato e questo aspetto danneggia persino di più i nostri colleghi.
Ci spieghi più chiaramente
Ci troviamo davanti ai due volti della stessa medaglia. Da un lato, i costi per la manutenzione di questi alloggi prestigiosi, destinati ai vertici, che, dall’altro, sottrae risorse alle tante strutture della polizia. Chi, entrando in un Commissariato di Polizia, non è rimasto sorpreso vedendo lo stato fatiscente in cui è ridotto? Per non parlare degli alloggi destinati alla “truppa” che sono in numero sempre minore e sempre più malridotti. Quindi, chi è alloggiato nel lusso, magari senza averne diritto, e chi deve accontentarsi di quello che passa il convento!
Quindi, se capisco bene, ci potrebbe essere un utilizzo migliore del denaro pubblico?
Esatto, noi ci chiediamo, ma se i soldi “pubblici” fossero spesi “bene”, l’Amministrazione cosa avrebbe potuto fare sia per il suo patrimonio immobiliare e cosa potrebbe fare per i poliziotti? Con una gestione più oculata, ad esempio, potrebbe mettere in sicurezza gli uffici per l’emergenza COVID-19, potrebbe procedere alla sanificazione così come imposto dai vari protocolli; potrebbe procedere all’acquisto di divise e dispositivi di protezione; e pensare che c’è del personale che dopo due anni dell’entrata in vigore della divisa operativa ancora non l’ha ricevuta e non parliamo del tanto discusso cinturone bianco. E gli esempi potrebbero continuare ancora per molto.