Non solo Amministrative. Tra poche ore i cittadini saranno chiamati ad esprimersi su ben cinque quesiti sul tema della Giustizia. Si tratterà di una sorta di election day nel quale si voterà pertanto contemporaneamente per le Amministrative e per il referendum.
I quesiti e le schede
I cittadini dovranno pertanto decidere se abrogare, cancellandole, alcune leggi che sono attualmente in vigore. Quali? Eccoli di seguito riportati:
- Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi;
- Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale;
- Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati;
- Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte;
- Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.
Ad ogni quesito è stato assegnato uno specifico colore come da esempio qui di seguito riportato.
Come funziona il referendum sulla Giustizia
Votando “sì” si sceglie di votare per l’abrogazione, e quindi per l’eliminazione, della norma oggetto del Referendum. Viceversa, apponendo una croce sul “no”, si chiede che la legge di quello specifico quesito resti in vigore. Pertanto sarà necessario esprimere cinque preferenze per altrettante schede alle quali è stato attribuito uno specifico colore corrispondente.
Quorum
Il risultato della consultazione referendaria sarà valido solo in caso di raggiungimento del quorum, ovvero se alle urne, per questa specifica votazione, si recherà almeno il 50% più uno dei voti degli elettori. Parliamo, compresi gli italiani residenti all’esterno, di oltre 51 milioni di cittadini.
Spiegazione semplice
I temi trattati chiaramente non sono dei più semplici. Per questo il Ministero dell’Interno, come di consueto per appuntamenti alle urne come questo, ha preparato un video di sintesi con le principali informazioni sul referendum. In alternativa potete consultare questo nostro precedente articolo sull’argomento oppure consultare la spiegazione punto per punto nella voce successiva.
I punti del referendum
Quesito 1: Incandidabilità e decadenza
Il quesito numero 1, contrassegnato da una scheda color rosso, è relativo all’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. In sintesi, si chiede agli elettori se vogliono eliminare le disposizione che furono introdotte nel 2012 (la Legge promossa da Paola Severino), con cui si prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e, quindi, la decadenza automatica per chi è stato condannato in via definitiva per alcuni tipi di reato: tra questi, i reati di mafia, terrorismo e anche quelli contro la pubblica amministrazione.
Va da sé che le norme in questione si applicano a tutte le competizioni elettorali, dal parlamento alle amministrazioni locali. Scegliendo il sì, si cancellerebbe l’automatismo dell’applicazione e dovrà essere il giudice, di volta in volta, a decidere se, in caso di condanna, occorra infliggere anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Coloro che si oppongono, invece, ritengono che non debba essere abrogato un testo che, ad oggi, rappresenta uno dei più ampi interventi in materia di lotta alla corruzione.
Quesito 2: Custodia cautelare
Il quesito numero 2, riconoscibile dalla scheda arancione, si occupa delle limitazione delle misure cautelari, sottoponendo agli elettori l’abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari ed esigenze cautelari, nell’ambito, ovviamente, di un processo penale. Ad oggi, la carcerazione preventiva dell’indagato può essere disposta nei casi dove venga ravvisato il concreto rischio di inquinamento delle prove di un’inchiesta, di fuga di chi è sottoposto a indagine oppure il “concreto ed attuale pericolo” di reiterazione del reato.
Detto più semplicemente, ad oggi un giudice ha la facoltà di mettere un indagato agli arresti domiciliari o in carcere anche prima della condanna. Ma questo, solo se c’è pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o se c’è il rischio concreto che ripeta il reato. Se vincesse il “sì”, dunque, verrebbe eliminata la ripetizione del reato dalle motivazioni. Pensiamo, ad esempio, ai reati per spaccio, che in Italia rappresentano la gran parte: la reiterazione del reato è usata per tenere dentro gli spacciatori.
Quesito 3: Separazione carriere
La scheda numero 3 è di colore giallo, e con il quesito al suo interno gli elettori sono chiamati ad esprimersi sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Il quesito in questione, chiede l’abrogazione di quelle norme che consentono a un magistrato di passare dalle funzioni di pubblico ministero a quelle di giudice (e viceversa). Ad oggi, sono previsti quattro passaggi di funzione nell’arco della carriera. Il referendum ha l’obiettivo di rendere la scelta definitiva: se passa il ”sì”, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo per tutta la carriera, con l’obiettivo di distinguere nettamente chi giudica da chi accusa. Un tema molto complesso, su cui le riflessioni in merito sembrano essere davvero inesauribili. Chi è convinto del ”no” sostiene che in tal modo si introdurrebbe, di fatto, la separazione delle carriere, per la quale, di conseguenza, sarebbe necessario un concorso di accesso alla magistratura distinto per giudici e pm, e con ciò anche un doppio Csm.
Quesito 4: Valutazione dei magistrati
Veniamo, ora, alla scheda numero 4, contrassegnata dal colore grigio. Qui, i cittadini sono convocati ad esprimersi sul sistema di valutazione dei magistrati, una prerogativa riservata al Csm che, in generale, prende le sue decisioni anche sulla base delle valutazioni provenienti dai Consigli giudiziari a livello territoriale. Il quesito riguarda, dunque, la ”partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte”. In altre parole, il ”sì” punta dichiaratamente a consentire il voto dei laici – avvocati e professori – che siedono nei consigli giudiziari. E questo, anche su queste deliberazioni, al fine di ottenere giudizi più oggettivi sull’operato dei magistrati. Chi opta per il ”no”, d’altro canto, pone la questione secondo cui risulta inopportuno il giudizio degli avvocati su chi, durante il processo, rappresenta la loro rispettiva controparte.
Quesito 5: Le firme per il Csm
Il quesito referendario numero 5, indicato con una scheda verde, si propone di intervenire sul meccanismo di selezione dei magistrati candidati alle elezioni del Csm. La questione è relativa alla ”abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura”. Si propone di eliminare, in questo modo, la norma per cui ogni candidatura per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura sia sostenuta da un minimo di 25 e un massimo di 50 presentatori. Il fine dei referendari è quello di arrivare a candidature individuali dei membri togati, senza il supporto degli altri colleghi, nel tentativo di indebolire considerevolmente il peso delle correnti. Con il ”sì’ verrebbe eliminato l’obbligo di presentare 25 firme, ad oggi fornite di consueto col supporto delle correnti, per i candidati che vogliono candidarsi per il Consiglio superiore della magistratura.
Quando e a che ora si vota
Il voto per la consultazione referendaria si terrà domenica 12 giugno, dalle ore 7.00 alle ore 23.00. I cittadini italiani residenti all’estero (AIRE), possono votare all’estero. Per la validità del referendum abrogativo, come detto in apertura, l’art.75 della Costituzione stabilisce che la proposta soggetta a referendum è approvata se hanno votato la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto e se è raggiunta la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi.