Arrivano i primi cambiamenti in Regione Lazio sotto la gestione di Francesco Rocca. In uno staff del Governatore pescato prettamente nell’ambiente della Destra romana, ovviamente può emergere qualche personalità con idee molto radicali e che possono creare imbarazzi alla Pisana. È il caso di Andrea Ruspandini, collaboratore dell’assessore Giancarlo Righini: assunto lunedì, ha terminato il suo incarico già ieri. Ufficialmente si è dimesso, ma non si sa se le sue siano dimissioni “forzate” a cause del tono di alcuni post pubblicati in passato su Facebook.
L’allontanamento di Andrea Ruspandini dalla Regione Lazio
Come capita in ogni azienda, i dipendenti sono tenuti a tenere un contegno anche sulle pagine dei social network. Stesso vale per la Regione Lazio, dove un post di un collaboratore può mettere in crisi l’operato dell’intera Amministrazione. Ruspandini, forse non pensando alle conseguenze politiche dei suoi post, aveva esternato in passato sui social network posizioni che strizzavano l’occhio al mondo di Estrema Destra, alla realtà dei No Vax, a concetti che potevano risultare offensivi verso l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dinamiche che il neo Governatore, già pressato dai giornalisti, avrebbe deciso di risolvere con l’allontanamento del dipendente (peraltro neo assunto) on d’evitare ulteriori imbarazzi sui collaboratori della Giunta. Ma, appunto, non si è trattato di un licenziamento, bensì di una dimissione volontaria da parte di Ruspardini.
Le dinamiche dell’allontanamento
Un lavoro che Ruspandini ha appena assaporato, considerato come sia durato negli uffici regionali, per appena cinque giorni. Ovvio come qualcuno abbia fatto la “soffiata” su quei suoi post particolari, in dinamiche che sembrano riportare a galla vecchie faide di corrente all’interno del Centrodestra romano e guerre intestine per accaparrarsi i migliori uffici istituzionali a disposizione. Dinamiche di quella vecchia Destra romana, compatta durante i comizi elettorali ma che si trasforma in una vasca di piranha a urne chiuse e dentro gli uffici politici. Storie che, al di là del caso clamoroso di Ruspandini, accomunano centinaia di ragazzi e che, se non cambieranno le logiche di certi mondi politici, continueranno ad accomunare ancora nei decenni militanti su militanti i partiti politici.