Dopo il congresso che nel PD ha confermato la spaccatura tra le varie correnti, anche i componenti della lista “In campo per cambiare” esprimono il loro parere sulla situazione politica interna al partito. “Bisogna ripartire mettendo al centro un solo interrogativo: “Quale partito vogliamo?” –esordiscono – La prospettiva di rilancio per il Partito Democratico di Pomezia oggi non è perseguibile se si persevera nell’ottica dello scontro frontale che ha caratterizzato il congresso di domenica 3 novembre. La nostra lista, partendo proprio dalla mozione congressuale, vuole invece provare a portare un contributo diverso, orientato ai contenuti e alle idee da mettere subito in campo per un nuovo modello di partito”. Un partito che non può essere ridotto a brandelli dalle faide interne. “Riteniamo infatti inutile – prosegue la nota ufficiale diffusa oggi – discutere di tattiche e strategie in vista di un ballottaggio che, scandagliandone ogni possibile esito, comunque consegnerebbe un Pd dilaniato da accordi bilaterali vuoti di contenuto politico. Noi partiamo da una constatazione banale: oggi il Pd ha eletto i propri dirigenti nelle assemblee dei circoli di Pomezia e Torvaianica ed anche in seno all’Unione Comunale. Mancano i segretari, è vero, ma l’organo dirigente è proclamato eletto e già in funzione. Ed è da questo fatto, cioè della presenza della classe dirigente che guiderà il partito nei prossimi mesi ed anni, che bisogna partire per avviare una nuova stagione di confronto e dialogo tra tutte le forze in campo. Confronto che, è il contenuto centrale di questa nostra proposta, deve essere prima sulle idee che sulle persone. Due grandi forze interne al partito si sono combattute in queste settimane, spendendosi molto nell’esibire i muscoli e molto meno sui programmi. E’ su questi invece che la nostra lista ha puntato da subito ed è su questi che oggi vogliamo di nuovo accendere i riflettori”. L’obiettivo è quello di chiudere con il passato, con “una stagione che ha visto raggiungere i peggiori risultati possibili sia in termini di consensi che di capacità e peso dell’azione politica. Serve un’inversione di rotta per ricostruire un rapporto prima di credibilità e poi di fiducia con gli elettori ed i cittadini. Per farlo riteniamo si debba agire su due fronti programmatici: i rapporti partecipativi e democratici interni al Pd ed un programma di discontinuità rispetto al passato”. “Noi proponiamo un Pd che sappia mostrare il lato migliore di sé – si legge nel documento – favorendo l’allargamento della partecipazione ed il rinnovamento. Vogliamo un partito che apra subito (ed i soldi del tesseramento lo consentono) una sezione a Pomezia. E quella sezione non la vogliamo solo per far riunire i dirigenti ma per dare vita a tutte le iniziative politiche e sociali che un partito dovrebbe promuovere. Un vero luogo in cui dare forma ai processi partecipativi e decisionali che dovrebbero essere la funzione propria di un partito. Se servirà fare cassa bisognerà rivolgersi a tutti gli amministratori del Pd, che dovranno avere l’obbligo di versare la quota prevista dal regolamento per lo stipendio che percepiscono, ed anche ai dirigenti e agli iscritti, che con una contribuzione volontaria potranno garantire di tenere aperta la sezione.
Vogliamo riunioni settimanali degli organi territoriali ed incontri mensili con gli iscritti per illustrare e confrontarsi sulle linee politiche portate avanti dagli organismi dirigenti, allargando anche a queste assemblee i processi decisionali. Per questa ragione riteniamo anche utile che il partito si doti di alcune commissioni interne (aperte anche ad iscritti ed elettori), legate ai diversi settori dell’amministrazione pubblica, per studiare ed approfondire questioni specifiche sfruttando anche le singole competenze dei nostri iscritti. Essere classe dirigente del Pd dovrebbe essere un ruolo da svolger nel massimo rispetto, ecco perché sarà necessario rendere esecutivo l’allontanamento dai circoli di chi risulta assente ripetutamente alle assemblee”.
Si passa poi alla gestione amministrativa del Comune. “Vogliamo che si ritorni all’istituto del “pre-consiglio”, buona pratica degli anni passati che consentiva agli organi dirigenti del partito di confrontarsi con i consiglieri comunali eletti per le decisioni da assumere in consiglio comunale. Queste sono le linee delle democrazia interna al partito che se attuate da subito muterebbero i rapporti e l’immagine del Pd. Poi c’è la sfida più bella e più difficile: la costruzione di una visione del partito e del futuro del nostro territorio. Esattamente quello che fino ad oggi non è mai stato fatto. Un percorso che consenta da subito di fissare una meta, gli obiettivi intermedi ed anche il tracciato con il quale raggiungerli. Noi sogniamo una Pomezia migliore rispetto all’impoverimento economico, culturale e sociale in cui viviamo oggi. Una Pomezia in cui al centro sia posta la qualità della vita dei cittadini, da salvaguardare a discapito di nuove (ed inutili) espansioni edilizie o speculazioni commerciali improvvisate. Vogliamo un partito che torni a difendere il valore dell’incontro tra le persone, che sappia cioè porre le basi per la costruzione di una comunità”. “L’aumento demografico esponenziale – conclude la nota – ha prodotto in un ventennio il caos nel quale oggi viviamo. Ma l’origine del problema non è l’incremento in sé ma l’incapacità di gestirlo adeguatamente. Oggi quindi il problema è ancora più grave, perché all’assenza dei servizi si aggiungono i problemi economici, la crisi strutturale della nostra industria e la crisi del commercio. Il Pd deve lavorare per trovare una soluzione a questi problemi, favorendo a tutti i livelli le nuove imprese e difendendo il lavoro dove ancora resistono le linee produttive. Sono compiti difficili, ce ne rendiamo conto, impossibili anche solo da pensare se il problema è come vincere il ballottaggio per il congresso del Pd cercando di sfilare il voto decisivo. Questa non è la soluzione ma la prosecuzione dell’errore”.