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Patrizia Prestipino: “Aumenti bollette e spesa annunciati: giù le mani da Roma, si rischia l’aumento della povertà”

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patrizia prestipino

E’ un ritorno dalle ferie “amaro” per molti, quello di quest’anno. L’autunno, così come l’inverno, che si preannuncia, saranno infatti caratterizzati da nuovi aumenti, che si sommeranno a quelli già registrati nei mesi scorsi. Dai costi del carburante per l’auto a quelli dei riscaldamenti, dai generi alimentari ai libri di scuola. 

Ne parliamo con Patrizia Prestipino, deputata Pd, ma prima di tutto insegnante di lettere classiche, “con anni di precariato alle spalle, specifichiamolo”, passati tra l’Eur, Spinaceto e Pomezia. “Proprio per questo alla Camera mi sono occupata in particolar modo dei problemi legati alla scuola. Ma anche degli animali, essendo un’animalista convinta”.

La radice degli aumenti

I presupposti per un aumento dei costi, così come dell’inflazione, c’erano già da prima dell’estate, complice la guerra che ha velocizzato i tempi di una crisi nata nel periodo della pandemia.

“Abbiamo visto tutti cosa è successo dopo le sanzioni alla Russia. Sono stati chiusi tutti i rubinetti del gas. L’ultimo, importantissimo per il rifornimento energetico europeo, proprio qualche giorno fa. In tutto questo si è infilata una crisi di governo che purtroppo non è stata risolta come buonsenso avrebbe voluto. E’ invece sfociata nelle elezioni anticipate. Tutto è nato dai problemi interni ai 5 stelle. Poi la Lega e Forza Italia hanno deciso di far cadere il Governo. E così, chi ha potuto andare in ferie, al proprio ritorno si è ritrovato con aumenti su tutti i fronti. Non solo sulle bollette, ma anche sulla spesa di tutti i giorni, dal latte al pane, fino agli altri alimenti. Un litro di latte oggi costa quasi due euro. Ma la cosa terribile e che i prezzi aumenteranno ancora”.

Il problema grosso è che gli stipendi non aumenteranno di pari passo.

“No, verranno bruciati dall’inflazione, così come i risparmi. Adesso si chiede a Draghi un intervento di emergenza. Ma è chiaro che il suo è un Governo a scadenza, a cui sono stati tolti i poteri principali. Martedì il Ministro per la Transazione Ecologica ha emesso un decreto su quanto ci aspetterà per l’autunno. Ma è stato fatto solo l’indispensabile, perché nonni potevano mettere le mani sulla prossima finanziaria”.

La situazione a Pomezia 

Lei conosce bene la situazione di Pomezia, dove peraltro ha insegnato. Che idea si è fatta dopo la caduta del sindaco Adriano Zuccalà nell’ultimo feudo 5 stelle della provincia di Roma?

“Posso riferire quello che mi riportano i cittadini. In questi giorni sto girando per la campagna elettorale, che svolgo tra Pomezia, Ostia e il IX Municipio. E le persone si sentono smarrite e spaventate da tante cose. Prima la caduta del governo, i prezzi che continuano ad aumentare e adesso anche il Comune. Quindi è logico che ci sia un sentimento di confusione, ma anche di rabbia. Gente che mi ha detto che non andrà a votare, perché ‘tanto qui non funziona niente’. E’ chiaro che quando manca un presidio governativo, che sia un sindaco piuttosto che un ministro, i cittadini hanno paura, perché manca la rassicurazione di una guida. Come diceva Dante, se la nave è senza nocchiero è un problema, perché va a sbattere. Ma, parlando dello specifico di Pomezia, in moltissimi mi hanno detto: ‘Ah sì, è caduto il sindaco? E chi se ne è accorto? Fantasma era e fantasma rimane’. Tutto questo, in un senso e nell’altro, aumenta la sfiducia nei confronti della politica”.

Qual è il rischio maggiore?

“Ancora una volta l’astensionismo. E’ quello che temo di più. So che ogni partito, compreso il mio, ha fatto qualche errore, perché non esiste il partito perfetto. Esistono partiti radicati, che hanno una storia, come il mio, che hanno una rete di persone che stanno vicino alla gente attraverso sezioni e circoli. Noi abbiamo una classe di amministratori forti e capaci. Non è un caso che vinciamo spesso nei Comuni e nelle Regioni: è perché abbiamo bravi amministratori. Competenti, che hanno fatto una scuola di partito”.

Lei che percorso ha fatto?

“Ho iniziato come consigliere municipale, poi Presidente, quindi Assessore in Provincia. Di seguito il consigliere provinciale e sono arrivata al Parlamento con le idee chiare di cosa fosse leggere una proposta di legge piuttosto che una direttiva. Chi invece è arrivato ad amministrare Comuni o altri enti senza fare formazione ha poi dimostrato tutta la propria inadeguatezza”.  

Il caso Roma

Mi scusi, abbiamo però Roma che è governata da Roberto Gualtieri. Non sembra che la città goda di ottima salute, nonostante un sindaco targato PD come lei. I problemi sono ovunque: spazzatura ovunque, trasporti urbani, strade dissestate…

“Indubbiamente i cittadini si lamentano per la situazione. Posso dire una cosa che non è una difesa d’ufficio, ma un’osservazione da “tecnico”. Questa città veniva da 10 anni vuoto, tra Alemanno e Raggi. Non voglio entrare nelle questioni giudiziarie, ma questa città ha avuto un ritorno di immagine orribile nel mondo. Veniva associata a Mafia Capitale, veniva chiamata Suburra. Eppure, nonostante questo, Roma resiste, con una sua capacità di andare avanti. Rispetto a una città come Milano, molto più piccola e facile da gestire, Roma ha miliardi di problemi in più. E se non viene ben governata, come successo nei 10 anni precedenti a Gualtieri, ci vuole tempo per rimetterla a posto. Serve quindi tempo, passione e, soprattutto, soldi. Stanno arrivando i fondi del PNRR e quelli del Giubileo. Questi, uniti al nuovo piano di rifiuti di Gualtieri, daranno uno slancio positivo alla città. Voglio quindi dare fiducia al sindaco di Roma. Diamogli almeno un altro anno di tempo, prima di sommergerlo di critiche.

Piuttosto, mi preoccupa molto di più quello che ha detto Salvini, che, in caso di vittoria, vuole trasferire un Ministero a Milano. La Lega deve smetterla di fare le parti di Milano. La Meloni, che è la sua principale alleata, dica alla Lega che cosa vuole fare di Roma. Se lei diventa Premier, giù le mani dalla Capitale. 

Roma deve avere le sue funzioni e i suoi ruoli. Anzi, una maggiore valorizzazione dal punto di vista dei poteri speciali. Togliere a Roma significa tagliare posti di lavoro. E quindi generare povertà. Già in questi anni molte aziende, come banche, ma anche Mediaset o Sky, si sono trasferite a Milano dalle loro sedi romane. Tutto questo impoverisce la Capitale e i romani”.

Come pensa di controbattere?

“Ovviamente mi sono candidata. Credo di poter dare ancora tanto al mio collegio, quello di Ostia, Pomezia e del IX Municipio, e a Roma Capitale. Ci credo talmente tanto da aver scelto uno slogan in romanesco, nonostante io insegni latino. “Credemoce”. Un po’ è la parodia del credo di Salvini, un po’ per usare il vernacolo romano, perché da Petrolini in poi il romanesco è divertente, satirico, autoironico e sicuramente molto efficace nella comunicazione”.

 

 

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