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Ostia Comune autonomo da Roma? Le opinioni di cittadini e politica

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Ostia Comune autonomo, staccato da Roma. Da ieri, quello che sembrava uno scenario oramai impossibile ritorna in auge, a 18 anni dall’ultimo referendum municipale (che nemmeno raggiunse il quorum).

Al Teatro Lido, ieri mattina (1 luglio), un gruppo di imprenditori, professionisti ed intellettuali locali ha presentato la proposta davanti a circa 200 persone accorse per ascoltarli, in un atto simbolico che, nelle intenzioni degli organizzatori, ha funzionato da “assemblea costituente“.

Ad intervenire sono stati tre dei promotori dell’iniziativa: l’economista e consulente fiscale Massimo Bareato, il photographer Daniele Nannuzzi e l’architetto Flavio Coppola

IL PROGETTO DI OSTIA COMUNE

Tutt’e tre hanno voluto mostrare la necessità di riscoprire un senso di appartenenza a Ostia come città e i vantaggi di un eventuale Comune autonomo.

Ho deciso di metterci la faccia- ha detto Nannuzzi, visibilmente emozionato- perché sono stufo di provare imbarazzo quando dico di abitare a Ostia. Mi vergogno quasi di vivere in una città con le strade che sembrano bombardate, dove un albero deve crescere in una buca. Una città sporca, aiuole che sembrano degli scavi, che si allaga quando piove. Non voglio più sentirmi un cittadino di serie B, un terremotato. Vorrei essere fiero di essere ostiense, e vorrei contribuire a dare a Ostia il decoro che si merita“.

Secondo Coppola, invece: “Staccarci da Roma ci darebbe la possibilità di ottimizzare le risorse straordinarie che abbiamo sul territorio, dagli scavi di Ostia Antica, oggi penalizzati rispetto al Foro Romano, alla pineta, passando per il nostro splendido Lungomare, attivo sia d’estate sia d’inverno”.

Un’amministrazione ostiense autonoma, in effetti, potrebbe accedere ai fondi della Regione e dell’Unione Europea, cosa che ora il X Municipio di cui è parte non può fare, in quanto tutte le decisioni spettano al Comune di Roma.

IL TERRITORIO INTERESSATO

L’operazione, hanno fatto sapere i tre, non riguarderà stavolta l’intero Municipio. Nel 1989 e nel 1999, quando si tennero i primi due referendum municipali sulla scissione da Roma, la bocciatura fu guidata da alcune zone distanti dal mare e più vicine alla Capitale come L’Infernetto, la cui popolazione nel ’99 votò per il 70% contro.

Per questo solo il 7% di quel quartiere, nel piano della costituente, entrerebbe nella nuova città. Così ne sarebbero fuori anche Acilia e Vitinia, che sarebbero distanti anche sentimentalmente dal lido.

I territori interessati sarebbero dunque Ostia Lido, Ostia Antica, Saline-Collettore Primario, Stagni di Ostia, Lingua Aurora e la zona Macchione e Ponte Olivella di Infernetto, creando un Comune di 112.803 abitanti.

Un Comune di Ostia ed Ostia Antica, insomma, con confini fisici nel mare, il Tevere, il Collettore Secondario, la Riserva Statale, il Fosso di Dragoncello, il Canale della Lingua e la Tenuta presidenziale. 

Abbiamo deciso di inglobare soltanto i confini naturali della nostra città– ha spiegato Coppola- Stavolta i tempi sono maturi e i nostri concittadini hanno molte motivazioni in più“.

E la motivazione sarebbe il degrado e lo scarsa capacità del Campidoglio di gestire un territorio sconvolto negli ultimi anni dagli arresti e gli scoop su un Sistema mafioso fatto di famiglie potenti come i Fasciani e gli Spada e poi colpito da Mafia Capitale.

L’architetto ha poi annunciato che “il piano urbanistico che si sta pensando di realizzare è a espansione zero, non si vogliono cioè costruire altri edifici, ma solo opere di modernizzazione”. 

DUBBI E CONSENSI

L’intera proposta trova il consenso di molti imprenditori balneari, categoria al centro delle polemiche per gli abusi edilizi e le accuse di rapporti con i clan. Franco Petrini ha detto al FattoQuotidiano: “Ostia viene dipinta come una sorta di Gomorra. Io sono orgoglioso di essere romano, ma la questione è molto più profonda e riguarda ben 150.000 abitanti“.

Noi del Corriere della Città abbiamo chiesto ai cittadini e le parti politiche cosa ne pensano.

L’associazione civile Ostia Protagonista, che negli ultimi mesi segnala con insistenza tutte le criticità del territorio, dice di avere “molti dubbi“.

Da una parte- ci spiegano– siamo coscienti dei danni che sono stati fatti dalle amministrazioni romane verso il nostro territorio ed il commissariamento, non guidato dai cittadini, ne é la prova. Ma ancora non c’è una visione largamente condivisa sui confini geografici dell’eventuale Comune. Con un progetto serio possiamo valutare di sostenere la proposta, ma vogliamo vedere qualcosa di concreto: c’è bisogno di un documento politico, che chiarisca ciò che dovrebbe derivare dalle responsabilità di questa nuovo Comune. Noi vediamo Ostia come il mare di Roma, ci sentiamo romani, però non possiamo negare come il livello di identità che ci riporta alla Capitale in questo momento possa venire meno, per la sua gestione fallimentare del Municipio. Anche se la maggioranza della popolazione fosse d’accordo, comunque, con tutti i termini burocratici passerebbero dai 2 ai 5 anni“.

Anche Fratelli d’Italia, per ora, si mantiene neutra.

Ancora non abbiamo preso una decisione in merito poiché ho intenzione prima di verificare il progetto– ci ha detto la coordinatrice Monica PiccaCredo che sia importante tutelare sia l’entroterra che il mare di Roma, che è una risorsa importante da rilanciare. Non sono né contraria, né favorevole, comunque la decisione spetta ai cittadini“.

LE BOCCIATURE

Più critica con l’iniziativa è invece CasaPound.

La nostra posizione– sostiene ai nostri microfoni Carlotta Chiaraluceè che la necessità oggi per questo municipio sia di tornare al voto e solo una volta ripristinata un’amministrazione legittima si può discutere se eventualmente sia davvero opportuno staccarsi da Roma o meno“.

Poi l’affondo: “Crediamo che queste presentazioni in fase pre-elettorale siano solo strumentali per creare delle liste civiche magari a sostegno di qualche coalizioni partitiche alle elezioni autunnali“.

Similmente Andrea Schiavone, ingegnere presidente di LabUr (l’organizzazione d’urbanistica che ha più volte segnalato le irregolarità perpetrate ad Ostia sopratutto sulle spiagge), pensa che “visto il vuoto pneumatico della politica ci sta pure una deriva secessionista, ma a farla sono gli stessi consulenti che hanno lavorato con le precedenti giunte municipali. Insomma sono il vecchio che avanza, cioè quello che del vecchio è rimasto. Tecnicamente non dicono nulla di nuovo“.

RIFORMARE LA CITTA’ METROPOLITANA

Per i Giovani Democratici e Sinistra Italiana, invece, il rilancio del territorio dovrebbe passare non per una scissione, ma attraverso una riforma della Città Metropolitana.

I Giovani Democratici del Municipio X– ci riferisce Agostino Biondoritengono che la giusta strada passi per una sensata elaborazione dello statuto della Città Metropolitana, che conceda maggiore autonomia ai municipi, equiparandoli di fatto a comuni autonomi, lasciando però alla competenza cittadina alcuni settori strategici necessari. Malgrado il rispetto nei confronti di tali proposte che vengono dal territorio, ci sentiamo di mettere in guarda i cittadini: il nostro Municipio ha caratteristiche particolari che devono continuare ad appartenere ad un disegno più ampio, proprio della città di Roma. Incrementare il livello di isolamento rispetto al resto della Capitale ci precluderebbe la possibilità di sfruttare in maniera pubblica queste risorse rinunciando a delle ricadute benefiche per tutta la cittadinanza. Delocalizzare del tutto le competenze, diminuirebbe il livello di attenzione politica e mediatica riservata al nostro Municipio, rendendolo così ancora più esposto agli interessi particolari, criminali e anche mafiosi“.

Così per il segretario locale di SI, Marco Possanzini: “Non servono localismi o soluzioni improvvisate che guardano ad un passato non più riproponibile. Roma diventi Città Metropolitana e tutti i Municipi diventino Comuni metropolitani. Lo diciamo da anni: abbiamo il necessario bisogno di superare lo schema amministrativo dell’attuale Comune di Roma, ormai fuori misura, troppo grande per gestire la vita di quartiere e troppo piccolo per regolare le trasformazioni di area vasta. Le sue funzioni vanno trasferite agli attuali Municipi, che dovranno diventare veri e propri Comuni metropolitani. Una soluzione moderna, che guarda al futuro e non perora nessuna causa separatoria“.

I PASSI BUROCRATICI

I passi burocratici per l’eventuale Comune di Ostia sarebbero: presentazione di un documento di separazione, approvazione di una delibera regionale, raccolta di 10.000 firme, indizione del referendum “entro confini pre-determinati”, raggiungimento dei quorum (50%+1 degli abitanti del territorio) e invio della richiesta ufficiale al Presidente della Repubblica.

Nel 1992 a Fiumicino l’impresa riuscì.

Come ha scritto Vincenzo Bisbiglia sul FattoQuotidiano: “Non è detto che anche a Roma non convenga lasciare andare Ostia, il Municipio X oggi costa al Campidoglio circa 15 milioni di euro l’anno”. 

Chissà cosa ne pensa il Movimento 5 Stelle, per ora dalla delegata della Raggi, Giuliana Di Pillo, nessuna risposta.

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