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L’EDITORIALE DI FEBBRAIO

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piazza pomezia

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Come lo scorso mese, pubblichiamo anche on line l’editoriale uscito sull’edizione cartacea del numero di febbraio de Il Corriere della Città, distribuito in questi giorni.

PUNTI DI VISTA E PROCLAMI: MA QUANDO SI RISOLVONO I PROBLEMI VERI?

Uno degli argomenti di questo mese sarebbe potuto essere l’elezione del segretario del PD di Pomezia. Come al solito le spaccature interne non hanno fatto trovare un accordo unanime al primo colpo, con la fazione che fa capo a Cenacchi che sponsorizza il giornalista Stefano Mengozzi e la fazione che fa riferimento a Mesturini che preferisce Margaret Drela. Ma, con tutti i problemi reali che le persone devono affrontare tutti i giorni, dubitiamo che a qualcuno che non sia tra gli addetti ai lavori possa importare qualcosa delle beghe interne al Partito Democratico, che a quanto pare ancora non ha imparato nessuna lezione dagli errori passati. Crediamo piuttosto che ai cittadini possa interessare di più sapere per quale motivo debbano girare su strade che sempre più somigliano a campi minati, dove evitare le buche a volte è impossibile e la circolazione diventa sempre più a rischio incidente. Anche su questo argomento la colpa è degli amministratori passati? Ed anche qui gli amministratori passati la scaricherebbero su chi li ha preceduti, in un gioco perverso che non porta da nessuna parte? I cittadini hanno bisogno di risposte concrete: tartassati al massimo, con  i servizi ridotti all’osso, sono stanchi di dover mettere mani al portafogli anche per pagare il conto del gommista. Perché, anche se si chiama la Polizia Locale per far stilare il verbale e si fa denuncia al Comune, chissà dopo quanto tempo si avrà il rimborso. Ma la crisi è adesso. La vediamo nelle sempre più numerose saracinesche che chiudono per non riaprire il giorno dopo, la leggiamo negli occhi dei circa 80 lavoratori della Logipi che il 31 gennaio, sfidando una pioggia torrenziale, hanno scioperato per tentare di difendere il loro posto di lavoro messo in serio pericolo dal cambio di gestione aziendale, la ritroviamo nei 485 dipendenti della Fiorucci che dal 1° febbraio, a causa del contratto di solidarietà – che comunque li salva dal licenziamento – vedranno ridotto il loro stipendio. Quali sono le speranze ed il futuro non solo di questi lavoratori, ma anche di tutti quei giovani e meno giovani pometini che non trovano lavoro? Cosa viene fatto affinché Pomezia torni ad essere una città in cui investire, dove trovare lavoro non sia un’utopia? Eppure, rispetto al passato, qualche soldo in più sta entrando, nelle casse comunali… A partire dalla Tares, che rispetto alla Tarsu vede un aumento consistente in quanto, oltre alla raccolta dei rifiuti, comprende anche una quota variabile per la gestione dei servizi. Pomezia, poi, ha scelto di far pagare la mini IMU: è vero che il Commissario prefettizio aveva portato la tassa dal 4 al 5 per mille, ma è pur vero che la Giunta Fucci, per non gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini, avrebbe potuto fare una delibera, o intervenire in sede di bilancio (prima del 6 dicembre) per riportare l’aliquota al 4 ed evitare il pagamento, così come avvenuto nella vicina Ardea. Ormai è finita l’ora dei proclami, da parte di tutti, di chi governa e di chi aspira a governare nel prossimo futuro. Servono i fatti, quei fatti necessari al rilancio dell’economia della città e che finora non si sono visti. Uno su tutti, la vera riscossione dell’evasione fiscale, finora rimasta, da anni, solo sulla carta: eppure era uno dei cavalli di battaglia, durante la campagna elettorale, dell’attuale Amministrazione. Se si recuperassero quelle decine di milioni di euro di cui si vagheggia da tempo, forse si potrebbe iniziare un vero rilancio della città, a partire dalla sistemazione delle strade: ma a chi potrebbe venire in mente di investire in un posto dove arrivarci è una fatica a causa della mancanza di collegamenti decenti e uscirne con l’auto integra un’impresa? Ma, anche senza quei soldi, possibile che non sia rimasto niente dei 56 milioni di prestito del MEF o delle tasse finora pagate dai cittadini, tutte aumentate dalla mensa in poi? Non si può utilizzare una parte di questo denaro per iniziare a programmare un serio rilancio turistico, la creazione di un’immagine e di un’identità diversa per Torvaianica, che potrebbe fare da traino per l’economia del territorio, facendo quindi rientrare i soldi nelle casse comunali, grazie al potenziale dei suoi 9 chilometri di spiagge? Ma servono politiche serie, mirate, non basta una passeggiata in bicicletta o il mercato a chilometri 0, che ben vengano, per carità. Ma ben vengano anche accordi, presi ora, prima che sia troppo tardi, con le Pro Loco di altre regioni italiane o con gli uffici turistici di Stati stranieri, per portare mercatini artigianali tipici ed attrattivi, servono agevolazioni agli imprenditori, che devono trovare nel nostro territorio una convenienza che altrove non c’è. Occorre pensare ad iniziative di qualità che portino i turisti nel nostro territorio, cercando sponsorizzazioni tra le grandi aziende. Occorre ricreare un tessuto sociale ed economico, per far si che tutte quelle persone che ora, per mancanza di soldi, sono in bilico tra il lecito e l’illecito, non pendano dalla parte sbagliata, non propendano per la truffa all’anziana di turno nel parcheggio del supermercato, ma abbiano la possibilità di trovare un lavoro onesto e duraturo. E’ di questo che i nostri amministratori si dovrebbero occupare. Sappiamo che la Giunta è impegnatissima con il bilancio preventivo, che vorrebbe approvare entro il 28 febbraio, ma dovrebbe e potrebbe trovare il tempo anche per qualcos’altro. Perché se i primi 6 mesi di governo sono passati focalizzando tutte le forze sullo studio del bilancio consuntivo – che poi era praticamente una copia dell’esistente – adesso non possiamo tollerare che non si pensi ai problemi quotidiani perché la concentrazione è tutta sul bilancio preventivo. Un po’ di tempo trovatelo anche per qualcos’altro. Magari sottraendone un po’ ai social network, spesso usati dagli amministratori in modo improprio. Come quando il nostro sindaco ha invitato i suoi amici di Facebook, molti dei quali sono anche i nostri, a cliccare “mi piace” su una pagina che prende in giro questo giornale, che inizialmente riportava addirittura gran parte del nostro marchio e logo, poi cambiato forse per paura di una denuncia. Una caduta di stile che la dice lunga sul rispetto che il Primo Cittadino e molti suoi fedelissimi hanno nei confronti della stampa in generale e del nostro giornale in particolare, e che segue la precedente esternazione del Sindaco, sempre sulla sua bacheca Facebook, nella quale sosteneva, riportando uno stralcio di frase estrapolata da un contesto molto più grande, che noi facciamo disinformazione. Eppure la nostra “disinformazione” era quella che lo stesso Fucci, quando sedeva nei banchi dell’opposizione, più apprezzava nel panorama locale. Evidentemente i punti di vista, dall’alto delle stanze del potere, cambiano molto.

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