Ieri sera è stato approvato dal Consiglio Comunale di Pomezia il punto più atteso dell’anno, ma la notizia non è certo questa. Ciò che è accaduto ieri, infatti, passerà alla storia come la più breve seduta di consiglio utile per l’approvazione di un bilancio di previsione del Comune di Pomezia. Quella che si è svolta ieri pomeriggio, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, per poi riprendere alle 21:00 e concludersi alle 23:10 è stata un’assise incredibile nella sua semplicità. Abituati alle discussioni, ai teatrini (che comunque, anche se in forma ridotta, non sono mancati), alle sospensioni fiume, agli aggiornamenti e a qualsiasi scusante per prolungare le discussioni fino alla polemica pura, già ad inizio seduta ci si è resi conto, non senza meraviglia, che la giornata avrebbe preso un indirizzo diverso dal solito. “Chiediamo che venga fatta una discussione unica per tutti i punti – ha dichiarato subito dopo l’appello il Presidente del Consiglio Paolo Ruffini – per questo ogni consigliere potrà intervenire senza i limiti di tempo che vengono fissati abitualmente”. Ma, forse presi dall’importanza degli argomenti da trattare, probabilmente nessuno – o quasi – dell’opposizione si è ben reso conto che, consentendo questa procedura, dopo la discussione iniziale si sarebbe passati alla votazione sequenziale di tutti i punti all’ordine del giorno, senza altra possibilità di controbattere, se non esprimendo la semplice dichiarazione di voto. Qualche remora è stata espressa infatti solo da Romano Errico, che ha però focalizzato la questione sull’effettiva valenza della seduta, avanzando dubbi sulla regolarità della tempistica della consegna ai singoli consiglieri dei documenti inerenti al bilancio, come previsto dall’Art. 33 del regolamento comunale. Ma, avute rassicurazioni in merito, tutto è proceduto normalmente. Il sindaco, nella doppia veste di Primo Cittadino e di Assessore al Bilancio, ha preso la parola. “Per introdurre il bilancio che andremo a votare – ha esordito – voglio partire da un dato importante, che risponde a quanti sostengono che il mio Governo ha prodotto solo debiti: nel 2006, anno del mio insediamento, il debito procapite a Pomezia era di 1.950 euro, mentre oggi è sceso a 1.750. Quando mi sono insediato, il Comune di Pomezia presentava 110-112 milioni di residui passivi: noi non abbiamo inciso negativamente, anzi, non abbiamo più contratto mutui, scegliendo di portare avanti le opere pubbliche solo attraverso finanziamenti di Enti superiori. Ogni anno le nostre entrate sono veicolate per 4 milioni di euro solo per l’ammortamento dei mutui pregressi. Nonostante la situazione non sia rosea, per andare incontro ai nostri abitanti abbiamo fatto una precisa scelta politica, decidendo di non alzare le tasse dirette ai cittadini, ai quali verranno mantenute le stesse aliquote dello scorso anno. Per recuperare le entrate abbiamo deciso di non colpire chi paga le tasse, ma chi le evade: tra il 2008 e il 2009 abbiamo accertato crediti da parte di evasori, spesso totali e quindi sconosciuti all’erario, per 29 milioni di euro ed emesso decreti conservativi per 14 milioni, di cui 7 nei confronti dell’Ater e 4,5 nei confronti del Comune di Roma, entrambi nostri debitori per quanto riguarda l’ICI. Recuperando queste entrate si possono mantenere i servizi alla città, che non saranno diminuiti per tagliare le spese. Quello che ci apprestiamo a votare può così essere il bilancio di tutto il consiglio comunale. Chi, sia alla maggioranza che all’opposizione, non si riconosce in un Governo centrale che sta facendo di tutto per operare tagli ai Comuni, ha il dovere di sostenere l’impegno che questa Amministrazione sta mostrando portando in votazione un bilancio trasparente e reale, dove ciò che abbiamo messo nelle entrate correnti è esattamente quanto abbiamo realmente incassato nel 2010. Questo bilancio mette in chiaro alcune questioni, come quella dei precari, senza i quali saremo costretti a chiudere il distaccamento della Municipale di Torvaianica”.
Di parere contrario gli esponenti dell’opposizione, tra cui si sono evidenziati Luigi Celori e Fabio Fucci, che hanno contestato i dati forniti dal sindaco. “I buchi nel bilancio, come ho scritto nei manifesti con la mia firma – ha dichiarato Celori – ci sono, e pure grossi. Così come è vero che la campagna elettorale del centrosinistra si è basata anche sulle aspettative dei precari, deluse dopo le elezioni. Stessa cosa per quanto riguarda l’Università, i cui debiti sono stati fatti dalle stesse persone che ancora adesso sono nel Consiglio di Amministrazione e che comunque sono sempre state guidate dallo stesso sindaco di adesso, quindi la colpa di quanto avvenuto finora non può essere imputata a qualcun altro”.
“Da quello che dice il sindaco – ha aggiunto Fucci – il nostro sembrerebbe un Comune virtuoso, praticamente in attivo, ma non è così. Nell’ultimo anno c’è stata una maggiorazione dell’indebitamento pari a 14 milioni, che andranno a crescere negli anni successivi. E’ inoltre bizzarro che un preventivo venga approvato praticamente a fine anno, ed in più prima del consuntivo dell’anno precedente. Questo bilancio, poi, si basa sulla tanto decantata sulla lotta all’evasione – ricalcando quello che si vede a livello nazionale e basandosi sulle “speranze” – e sugli oneri concessori, segno che si vuole puntare ancora sul cemento. Sembra inoltre una presa in giro approvare un bilancio che comprende una valanga di opere pubbliche da realizzare nel 2011, visto che l’anno è praticamente terminato”.
Ma, oltre a brevi interventi, altro non è stato detto o fatto, lasciando così via libera alle votazioni, così terminate: 1 -“Addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche – determinazione dell’aliquota per l’anno 2011” e 2 -“Imposta comunale sugli immobili – approvazione aliquote e detrazioni d’imposta per l’anno 2011”, entrambe approvate con 14 voti favorevoli e 7 contrari. Ciò significa il mantenimento delle stesse aliquote dello scorso anno. 3 -“Verifica della quantità e qualità di aree e fabbricati da destinarsi alle residenze, alle attività produttive e terziarie – ai sensi della legge 18 aprile 1962 n. 167, 22 ottobre 1971 n.865, e 5 agosto 1978 n. 457, ai sensi dell’art. 172, comma 1, lettera C, del D. Lgs 18 agosto 2000 n. 267, Esercizio Finanziario 2011” approvata con 13 voti favorevoli e 7 contrari; 4 -“Regolamento comunale per l’istituzione e la disciplina della Imposta di soggiorno ai sensi dell’art.4 del D.Lgs. 14/03/2011, n. 23”: la delibera viene approvata con 12 voti favorevoli e 7 contrari, ma non verrà applicata l’imposta di soggiorno per quest’anno,
accogliendo l’emendamento presentato da Alba Rosa. Rimane quindi il principio,
ma le entrate andranno a quota 0 per l’anno 2011. Si è poi passati, dopo l’interruzione
di quasi un’ora, all’ultimo punto, quello del bilancio. Un’ora e mezza è trascorsa per la votazione degli emendamenti, molto pochi rispetto a quanti se ne attendevano. Alle dichiarazioni di voto, Puggioni ha commentato: “E’ la prima volta che mi capita di assistere ad una votazione di bilancio dove non sia stata presentata una relazione tecnica. Il sindaco ha fatto una relazione politica, ma non ha espresso né cifre né tipologie di servizi. Non c’è quindi stata la possibilità di una discussione vera”.
“Fare una relazione tecnica su qualcosa che ogni consigliere ha in mano da più di un mese – ha risposto De Fusco – e che poteva essere studiato e sviscerato nei minimi particolari è una semplice mossa per perdere tempo e portare il bilancio ad essere votato alle 4 o alle 5 del mattino, contando sulla stanchezza dei presenti dopo un’intera giornata di discussione, come ben sanno i politici di lungo corso. Se il bilancio non fosse stato corretto, l’opposizione avrebbe potuto presentare maggiori emendamenti, cosa che non ha fatto. Noi abbiamo scelto di andare subito al sodo, senza perdere tempo in quella che, in questa sede, sarebbe stata solo un’inutile disquisizione”. Si è quindi proceduto con la votazione, che ha visto la maggioranza completa – tranne Valle assente – votare a favore, e l’opposizione – tranne Mugnaini e Mauro, usciti poco prima del voto – confermare il proprio dissenso alla manovra.