Con lo slogan “Uniti si vince” è stato presentato ufficialmente ieri all’hotel Enea il candidato sindaco della coalizione di centrodestra Pietro Matarese, uomo delle istituzioni, “prestato” alla politica per ricucire i numerosi strappi interni al centrodestra pometino.
“Non sono un politico e quindi ho illustrato pubblicamente col cuore ciò che stiamo creando – ha dichiarato a margine della conferenza stampa, riportata nel dettaglio da un comunicato ufficiale – Per me agire concretamente è molto più facile rispetto a fare discorsi propagandistici. L’unica cosa che vorrei sottolineare riguardo questo aspetto è che finalmente il centrodestra è riuscito a capire che soltanto andando uniti, rinunciando quindi ai personalismi, ai protagonismi e ai giochi di potere, si può aspirare a governare Pomezia. E lo si deve fare mettendo avanti a tutto i problemi di questa città e le soluzioni più adatte, che da tempo persone altamente qualificate del territorio stanno studiando. Nel nostro programma non c’è nulla di improvvisato, anche se resta aperto a tutti i suggerimenti che arriveranno dalle realtà del territorio e dai cittadini che quotidianamente vivono i problemi reali di Pomezia”.
Matarese è poi tornato sulla coalizione.
“Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo presentato i partiti principali che sostengono la mia candidatura, ma la coalizione non è chiusa: stiamo continuando a dialogare con partiti e liste civiche che potrebbero portare ulteriore forza alla nostra compagine. Non escludo che a breve possano esserci novità”.
Su quali possano essere, Matarese non ha voluto esprimersi.
“Aspetto di aver incontrato tutti i protagonisti prima di diramare un comunicato che illustri nel dettaglio quali sono queste novità. A me adesso preme invece rivolgermi ai cittadini, perché sono loro l’anima di Pomezia, intesa come l’intero territorio, che comprende quindi non solo il centro, ma anche le periferie più lontane: è con loro che voglio parlare, è con loro che voglio gettare le fondamenta per cambiare davvero Pomezia. L’ordinaria amministrazione non può essere spacciata per qualcosa di eccezionale, e quanto sarebbe dovuto essere stato fatto in precedenza non può diventare adesso un ‘siamo pronti a fare’. Servono interventi veri, programmati, riscontrabili. Su questo la mia esperienza acquisita
in quasi quarant’anni di lavoro nello Stato è fondamentale: i tentennamenti, il rimandare, il rimangiarsi la parola non fa parte della mia storia personale e non lo sarà in quella politica”.