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CRISI? PARLA IL SINDACO DE FUSCO

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“Non esiste nessuna crisi di maggioranza e non capisco chi possa mettere in giro voci su mie presunte dimissioni. E’ vero che in certi momenti la voglia di lasciare ce l’ho avuta, ma di certo non adesso”. Esordisce così il sindaco di Pomezia Enrico De Fusco, fiume in piena dopo giorni di silenzio. Eppure Schiumarini ha dichiarato di essere uscito dalla maggioranza, criticando il modus operandi del partito di maggioranza relativa. “Cosa abbia affermato il consigliere non lo so, io ero fuori per impegni di partito finalizzati alla risoluzione dei problemi di Pomezia. Certo, mi sono giunte voci, ma appena già lunedì ho incontrato il capogruppo del PD, il quale mi ha messo al corrente della situazione interna al partito. Oggi incontrerò i rappresentanti di Forza Pomezia, domani quelli dell’Italia dei Valori e venerdì i socialisti. Questo non solo per avere ben chiara la situazione attuale e capire quali sono le questioni in sospeso: al momento non c’è altro, anche se è chiaro che, qualora ci fossero delle difficoltà serie ed oggettive che impediscano all’Amministrazione di andare avanti, sarei il primo ad ammetterlo. Ma non è questo il caso”.

Si tratta allora dello stesso “male” della passata amministrazione, cioè dello spiccato personalismo dei vari consiglieri?

“Non credo. Anzi, su  questo voglio prendermi delle precise responsabilità. Il fatto di non essere presente fisicamente al palazzo comunale ha inciso sul comportamento di molti. Ma voglio ribadire, a scanso di equivoci, che la mia assenza non è certo dovuta a motivi ludici: da quando sono stato rieletto ogni giorno cerco di risolvere i problemi della città chiedendo il supporto dei vari Enti superiori, dall’Anci alla Regione, dai Ministeri alle società private come l’Acea. La mia è stata una scelta impopolare, ma che reputo essere la migliore per Pomezia sul medio-lungo termine: ho voluto infatti concentrare la mia azione soprattutto sul risanamento finanziario, dal quale si potrà rilanciare tutta l’amministrazione comunale. Vorrei ricordare che ci siamo costituiti parte civile contro l’A.Ser.-Tributi Italia, dove sono in ballo ben 136 milioni di euro, che già da soli risolverebbero tutti i problemi di Pomezia. Altro risultato è stato quello di aver convinto il Ministero delle Finanze – che aveva escluso Pomezia dai finanziamenti erariali dello Stato, perché secondo i suoi calcoli con l’IMU superavamo la somma data dall’ICI e dai trasferimenti dello scorso anno – che si sbagliava e che i finanziamenti ci erano dovuti: parliamo di quasi 4 milioni di euro. E che dire del fatto che sono riuscito a far anticipare i trasferimenti erariali a marzo invece che a giugno, cosa fondamentale per l’economia pubblica?”.

Ma, anche se lei avrà tutte le giustificazioni del mondo per non essere presente ai consigli comunali o nel suo ufficio, è un dato di fatto che mai come in questo periodo i cittadini sono insoddisfatti della classe politica locale e del sindaco in particolare.

“La mia sensazione è che lo stato di malessere generale a livello nazionale si ripercuota sul cittadino, che adesso non tollera più quelle che ritiene essere magari delle mancanze. Io, nonostante quello che si dice in giro, frequento la città e vedo ciò che succede: non mi pare che la mia Amministrazione sia disattenta a quelli che sono i problemi, per i quali ci si impegna verso le risoluzioni, da quelle rapide, come lo sgombero del campo di Colle Fiorito, a quelle più complesse. Non è tanto la presenza fisica ad essere importante, quanto l’impegno reale: quando sono fuori Pomezia per lavoro, io sono in costante collegamento telefonico sia con il vicesindaco che con gli assessori, proprio per avere sempre il polso della situazione e dare le indicazioni necessarie. Sinceramente non riesco a capire perché ci si sia accaniti contro il mio metodo di lavoro, arrivando a dire che il sindaco è presente solo alle inaugurazioni: magari ce ne fosse una al giorno, significherebbe aver fatto ogni volta un passo avanti, perché ogni inaugurazione corrisponde ad un cantiere avviato o terminato”.

A proposito di cantieri, la grande e giustificata lamentela dei cittadini riguarda la scuola di Roma Due, i cui lavori sono stati inaugurati il mese scorso e fermati il giorno dopo.

“Sono sorti problemi di natura tecnica, a causa dei quali adesso devono essere effettuate delle necessarie verifiche, e non economica come qualcuno ha insinuato dicendo che i fondi erano stati utilizzati per qualcos’altro. Purtroppo si tratta di un aspetto sul quale l’Amministrazione comunale non può intervenire, ma i cittadini che non lo sanno ovviamente se la prendono con il Comune”.

E per quanto riguarda l’acqua, sempre a Roma Due, ma anche a Campobello? Sono ormai due anni che vengono fatti proclami e promesse con date certe, ma i rubinetti sono ancora a secco.

“L’accordo con l’Acea è stato trovato, addirittura con una riduzione del debito pregresso, ma anche qui ci sono stati problemi che non dipendono dal nostro operato. Quello che mi perplime è che su questo argomento facciano petizioni persone che quando erano alla guida di Pomezia non hanno mai fatto nulla per questa città ed adesso provano a farsi pubblicità con questi mezzucci. Ma D’Avino se lo ricorda che nel 2006, quando sono stato eletto sindaco per la prima volta, ho dovuto fare i salti mortali per recuperare il finanziamento per la costruzione della torre piezometrica di via Campobello, che il Comune di Pomezia aveva perso a causa di un errore nel progetto: avevano addirittura sbagliato il luogo dove doveva sorgere la torre! Senza un mio forte intervento politico alla Regione Lazio, Pomezia non avrebbe mai visto quei fondi e la torre piezometrica non sarebbe mai stata costruita. Il mio errore è stato quello di voler dare dei tempi ai cittadini: a causa di problemi di varia natura, tra cui quella di quantità dell’acqua, ci sono stati numerosi ritardi, ma questo non significa che abbiamo abbandonato la questione, anzi, al contrario, stiamo facendo di tutto perché vengano risolti al più presto. Se ufficialmente ci viene comunicato che è tutto a posto, noi ovviamente prendiamo per buono quello che ci viene detto, ma se poi c’è un intoppo, come è successo anche per la vicenda Pettirosso, dove sono sorti problemi con le assicurazioni Lloyd di Londra, i tempi slittano anche di parecchio.  Adesso non fornirò più date in anticipo, ma farò annunci solo a cose fatte, anche se posso assicurare che sia io che il resto dell’amministrazione ci stiamo dando da fare su tutti i fronti”.

Quindi i cittadini non devono protestare?

“Non dico questo: la protesta, se civile, è sacrosanta, anche perché mette in risalto i problemi più urgenti. Ma i cittadini devono anche capire che non si può addebitare sempre la colpa all’Amministrazione comunale o al sindaco. Le faccio un esempio pratico: per quanto riguarda la rete fognaria degli 8 quartieri in cui ancora è mancante, i lavori sarebbero dovuti iniziare un anno fa. Ma il direttore dei lavori, senza preavviso, ha rinunciato all’incarico. Ciò ha significato rifare il bando. Fatto questo, la ditta vincitrice della gara d’appalto, per sopraggiunte difficoltà economiche, ha rinunciato ai lavori, che adesso dovranno essere assegnati alla società arrivata seconda, alla quale bisognerà fare un nuovo contratto, che dovrà rimanere pubblicato per 30 giorni. In questo modo si è perso un anno di tempo, ma ovviamente il cittadino, non sapendo i veri motivi del ritardo, se la prende con il Comune. E’ per questo che, come dicevo all’inizio, a volte viene la voglia di mollare tutto. Ma, per il bene della città, che sta vivendo un periodo difficilissimo, non si può lasciare proprio adesso, anzi, bisogna ritrovare unità e forza. Ricordo che, oltre al sindaco, esiste una squadra, la Giunta, che funziona benissimo: su questo bisogna improntare il nuovo tipo di amministrazione, dove il Primo Cittadino si deve occupare di cose diverse, sempre propedeutiche alla risoluzione dei problemi, anche se questo significa non essere presente in città”.

Ma Pomezia ce la può fare ad uscire da questa situazione che comunque non è certo rosea?

“Penso proprio di si. Al contrario di molti altri Comuni, noi abbiamo un potenziale enorme rappresentato dall’evasione fiscale, che raggiunge livelli stratosferici. Ci sono circa 2000 case fantasma, per le quali non vengono pagate le tasse. Tra noi e l’Andreani abbiamo accertato un’evasione tributaria di 44 milioni di euro. Una lotta serrata in questo senso potrà davvero essere un punto di ripartenza che farà finalmente zittire chi non solo a questa città non ha portato soldi, ma magari li ha sottratti”.

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