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CONSIGLIO COMUNALE, 8 ORE PER UN NULLA DI FATTO
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Consiglio comunale, il giorno dopo. L’assise è andata come si prevedeva, ovvero con un nulla di fatto che ha sottolineato l’inconsistenza della maggioranza, evidenziando una frattura che potrebbe a questo punto essere insanabile. Dopo una mattina in cui le liti ed i malumori si sono manifestati con un duro attacco nei confronti del dirigente del settore finanziario, nella ripresa pomeridiana lo svolgimento della riunione è stato caratterizzato dall’assenza di quasi tutta la maggioranza. Alle 19:00, dopo la richiesta di verifica del numero legale, la seduta è stata sciolta senza essere riusciti ad arrivare alla votazione sulla mozione posta al primo punto all’Odg. Otto ore di discussione, 3 al mattino e 5 nel pomeriggio, che non hanno quindi portato a nulla se non alla certezza che Pomezia meriterebbe di meglio. Ma cosa è successo esattamente? La mozione riguardava l’affidamento alla società Andreani del servizio di accertamento e riscossione dei tributi, seppur limitati al recupero dell’evasione fiscale. L’aggio concesso alla ditta, pari al 18,90%, è stato contestato non solo dall’opposizione, ma anche da parte della maggioranza, con i capigruppo Omero Schiumarini e Sergio Busti – Forza Pomezia e PSI – in prima linea per la costituzione di una commissione speciale d’inchiesta. L’accusa è quella di aver approfittato del periodo di vacatio politica legato alla campagna elettorale per poter espletare una gara che non rispondeva al volere dei partiti. Un atto troppo indipendente firmato dirigente – è l’accusa – che ha messo la politica di fronte al fatto compiuto, riportando Pomezia in una condizione che ricorda molto quella in cui a riscuotere i tributi era l’A.Ser., società che ha lasciato un debito di circa 53 milioni a danno dell’Amministrazione pometina. Ma il “pretesto” della delibera dirigenziale ha fatto leggere tra le righe dissapori forti tra i componenti della maggioranza, che si sono lanciati accuse più o meno velate. Forte è stato lo scambio di battute tra il presidente del consiglio Paolo Ruffini e il capogruppo del PD Fabio Mirimich. Il primo ha sostenuto che ci sono consiglieri che difendono i dirigenti per paura che poi non firmino documenti a cui sono interessati, il secondo ha risposto che non ha paura di nulla, dal momento che “mi alzo la mattina per andare a lavorare e, visto che faccio l’architetto e potrei aver bisogno di permessi da parte dell’ufficio urbanistica, piuttosto che andare in conflitto di interessi con il mio ruolo di consigliere, preferisco evitare lavori che coinvolgano la zona di Pomezia. Cosa che non tutti fanno”. “Mi dispiace che abbia preso le mie parole come un attacco personale – ha chiarito Ruffini – il mio era un discorso generale”. Ma il chiarimento non ha alleggerito l’aria, che è rimasta pesante e sulla quale aleggiavano ancora le parole dette da Mesturini nel corso della mattinata, quando ha invitato i colleghi a chiedersi se la maggioranza è ancora in grado di dare risposte ai cittadini che lo scorso maggio l’ha votata. Ma, parole ancora più pesanti, quando ha sollevato dubbi sulle modalità di esame – l’orale – per i concorsi pubblici e sulla professionalità di chi li presiede. A questo si aggiungono le critiche di Ruffini nei confronti del Sindaco, per le sue reiterate assenze soprattutto in consiglio comunale, dove la figura del P§rimo Cittadino è ormai solo un lontano ricordo. L’opposizione, comunque, non ha saputo, voluto o potuto approfittare dell’occasione per mettere ancora più in crisi la maggioranza, mancando un affondo che in molti si aspettavano.