Un altro consiglio comunale saltato a causa del mancato raggiungimento del numero legale. Ad Ardea ormai sembra essere la regola, ma i cittadini non ci stanno, e malumori e proteste aumentano sempre di più. Questa mattina è stata sciolto per mancanza di numero legale la riunione di consiglio convocata per le 09.00 per approvare un altro pacchetto di debiti fuori bilancio, atto propedeutico per arrivare, a questo punto in maniera del tutto ipotetica, il prossimo lunedì all’approvazione del bilancio. La maggioranza, infatti, si presenta sempre più spaccata e ad ordine sparso, in un tutti contro tutti, che disorienta i cittadini. A questo punto, l’unica speranza per Di Fiori è quella che i consiglieri Acquarelli e Volante ritornino sui loro passi. E forse sarà così, in quanto i consiglieri di maggioranza, in particolare quelli di Forza Italia, durante una riunione avvenuta ieri in Regione con i vertici forzisti, avrebbero avuto l’ordine di resistere a tutti i costi, per consentire che Massimiliano Giordani – neo eletto all’area metropolitana – possa mantenere l’incarico nella nuova istituzione provinciale. Questi suggerimenti sarebbero stati dati da politici “di peso” come Palozzi e Armeni, sostenitori dello stesso Giordani, che vogliono evitare il crollo dell’amministrazione guidata da Di Fiori soltanto per mantenere in carica il consigliere rutulo a loro vicino che, non ce ne voglia, ad Ardea sta continuando a non brillare. Attualmente è in corso una riunione di maggioranza per cercare di trovare un accordo che consenta di arrivare, lunedì prossimo, ad avere i numeri per approvare il bilancio e proseguire, almeno fino alla successiva crisi, così come fatto finora, o meglio come “non fatto” finora, visti i risultati di due anni e mezzo di amministrazione. A questo punto, soprattutto dopo aver letto le esternazioni del consigliere Franco Marcucci, che sul suo profilo Facebook il 27 ottobre ha scritto “Ardea : ormai questa amministrazione non ha più senso di esistere, sono stufo di giustificare le negligenze e le deficienze degli altri…….andiamo a lavorare che è meglio!” (e ci viene quindi il lecito dubbio che finora non si sia lavorato affatto…), forse dovrebbe messo in il motto del consigliere Antonino Abate: “A casa subito”.
Luigi Centore