Non è stata eseguita nemmeno l’ouverture dell’opera, ieri sera al teatro Pertini, anzi la rappresentazione si è interrotta senza lasciare nemmeno lo spazio per un brevissimo preludio.
È il quarto Consiglio straordinario consecutivo che salta per mancanza del numero legale ad Ardea.
È ormai innegabile che ci siano spaccature all’interno della maggioranza tali da non consentire il normale proseguimento dei lavori. Sarebbe auspicabile l’autoritario intervento del prefetto Gabrielli affinché abbia fine questa oscena pantomima che sta letteralmente refrigerando ogni attività amministrativa dell’ente.
Tra due settimane si concluderà un martoriato 2015; un anno da dimenticare per il Sindaco Di Fiori o da ricordare come esempio di assoluta negatività per chi avrà, forse tra diciotto mesi, la sfortuna di raccogliere i cocci in cui questo Comune sarà ridotto,
Ci sono alcune delibere che dividono i consiglieri di maggioranza e la spaccatura non nasce certo da questioni politiche, tecniche o di opportunità, quanto piuttosto dai benefici che ciascuno di loro conta di ricavarne come patrimonio d’immagine da spendere al momento di acquistare consensi alle prossime elezioni.
Lo scorso mese qualcuno della maggioranza provò con convinzione ma senza convincere nessuno ad addossare la responsabilità, per i Consigli comunali andati a vuoto, ai componenti dell’opposizione assenti. Ma è stata proprio la presenza massiva di tutta l’opposizione diligente e schierata al proprio posto a far saltare i piani della maggioranza.
La compagine sconquassata di Di Fiori contava di aprire la seduta ed andare al voto con l’astensione o con l’assenza di alcuni componenti dell’opposizione che negli ultimi tempi certo non hanno brillato in partecipazione. Alle 19, all’apertura, i presenti non erano stati in grado di contare con sicurezza i voti necessari a far passare le ostiche delibere che prevedevano l’adesione alla stazione unica appaltante di Anzio e l’atto di indirizzo per la realizzazione di un parco tematico a Marina di Ardea, noto con il nome di Happy Park; si è preferito attendere le 20 per il secondo appello ed avere la certezza dei numeri, ma contati i sei contrari dell’opposizione, i due assenti, e i dissidenti all’interno della stessa maggioranza era evidente che le delibere non sarebbero passate e da qui la fuga. Nemmeno il tempo di percepire lo sdegno rassegnato dei cittadini che sommessamente indirizzavano a quei banchi vuoti un “buffoni… buffoni”. È auspicabile a questo punto che il presidente Acquarelli soppesi la scarsa efficacia del compito sin qui svolto e rimetta il suo mandato in concomitanza con l’ormai assodato rimpasto di giunta, il sesto dell’era Di Fiori.
Mario Savarese