Doveva essere semplice routine, il consiglio comunale urgente convocato dal presidente Massimiliano Giordani; in fondo si trattava di ratificare due atti dovuti: la nomina dei nuovi revisori dei conti, che ormai è praticamente automatica in quanto una recente legge impone che la selezione sia affidata ad un sorteggio, e la ratifica della proroga della scadenza per il pagamento della TARES, anche questa imposta dallo stato. Niente da discutere dunque, niente che potesse interessare gli stessi cittadini presenti. Eppure il pubblico era numeroso in aula. Un’aula che accoglie il pubblico come in un teatro e gli attori, consiglieri e giunta, su un ampio palcoscenico. Condizionati forse da questa scenografia teatrale, gli uni accorrono ormai curiosi per assistere alle nuove rappresentazioni, gli altri per recitare i ruoli che sono a loro i più congeniali, liberi nell’interpretazione perché è assente ogni forma di regia.
“Nuove bombe di Fanco” titola un giornale locale, quasi a voler dare clamore allo spettacolo; bombe di scena naturalmente, bombe carta che fanno solo rumore e che intrattengono il pubblico fin divertito nei passaggi più ironici della sceneggiatura.
E così ormai da tempo il consiglio comunale di Ardea, vuotato di ogni significato istituzionale, non è più il luogo della politica del territorio, non è il luogo dove si discutono le scelte strategiche dell’urbanizzazione, in breve, non è più il luogo dove, come recita lo statuto, si esercita l’indirizzo ed il controllo politico-amministrativo. È supplente di quel teatro che Ardea non ha mai avuto.
Le “bombe” di Fanco, tuttavia, un effetto l’hanno ottenuto. Nel disperato tentativo di arginare il crescente fenomeno dei monologhi urlati e forieri di disgrazie, il presidente ha sollecitato ed ottenuto un nuovo regolamento per lo svolgimento del consiglio comunale.
Approntato in tutta fretta copiandolo interamente da quello del comune di Jesi, il nuovo regolamento impone con rigidità ai consiglieri in aula un comportamento degno del ruolo al quale sono deputati.
E così, non appena il consigliere Fanco, chiesta la parola si appresta al suo intervento, tutta l’attenzione del pubblico presente è concentrata, non tanto su quanto si appresterà a dire, quanto su ciò che sta per accadere. Bastano poche righe lette dal consigliere dell’ennesima raccomandata di denuncia, a che il Presidente lo blocchi richiamandosi proprio al nuovo regolamento; chiede che sia chiuso il suo microfono e per un istante guarda in direzione delle forze dell’ordine presenti quasi a voler intimare che, se il consigliere avesse continuato nella sua lettura, non avrebbe esitato a chiederne l’allontanamento dall’aula. Fanco desiste e riottenuta la lampadina rossa che lo autorizza a parlare, volta pagina ed inizia la lettura di quella che dice essere una interrogazione a risposta scritta. Dopo qualche paragrafo è ormai chiaro a tutti che si tratta di un’altra “bomba” delle sue, lanciata questa volta richiamando addirittura i social network che oramai condizionano anche lo svolgimento della politica e dell’assise comunale. E ancora una volta Massimiliano Giordani lo deve fermare, richiamandosi a quel regolamento che tanto ha voluto rinnovare.
Non avrebbe avuto nemmeno diritto alla parola il consigliere Fanco, perché il nuovo regolamento impone che le interrogazioni a risposta scritta non siano discusse in aula; il primo ad intervenire doveva esse il consigliere che per primo aveva depositato in segreteria, con almeno sette giorni di anticipo, le proprie interrogazioni o interpellanze.
“Cominciamo male”, deve aver pensato più di qualcuno tra il pubblico, che forse più attentamente del presidente si era letto e studiato il nuovo regolamento, ma poco male, in fondo si trattava di un peccatuccio veniale, di un difettuccio dovuto al rodaggio necessario a che ogni macchina inizi a funzionare regolarmente. È stato invece grande lo stupore del capogruppo PD quando, finalmente ottenuta la parola per illustrare le sue interpellanze, notando lo scarso interesse con cui sindaco e assessori stavano seguendo la sua illustrazione e che avrebbero dovuto, da lì a poco rispondergli, si è interrotto e con un evidente senso di sconforto ha chiesto al presidente se avrebbe ottenuto la risposta attesa. Tutti si sono guardati intorno, cercando di carpire uno sguardo tra la giunta che facesse capire che, sì, le risposte dovute erano pronte, ma dopo qualche esitazione il presidente ha dovuto ammettere che non ci sarebbe stata risposta, calpestando così platealmente e per la seconda volta in un ora, il suo nuovo regolamento. Tralasciamo nel racconto le penose scuse con le quali si è cercato di giustificare questo ennesimo atto di assoluta mancanza di considerazione del ruolo dei consiglieri di minoranza. Tale lo sconforto che questi hanno accettato, senza replicare, questo solenne ceffone.
Chiusa così l’ora di tempo prevista per questa fase dei lavori, sono bastati cinque minuti o poco più per chiudere i punti all’ordine del giorno e dichiarare chiusa la seduta.
Mestamente e deluso il pubblico, in ordine ed in silenzio, ha lasciato il teatro: se si fosse pagato un biglietto d’ingresso molti avrebbero preteso il rimborso.
Amici di Grillo Ardea