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Piano di sicurezza nucleare, l’Italia aggiorna il documento: «Riparo al chiuso per due giorni e iodoprofilassi»

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Piano di sicurezza nucleare

La guerra in Ucraina non accenna ad arrestarsi e i timori di un’estensione del conflitto restano ancora dietro l’angolo. Ma oltre ad un possibile allargamento del fronte di combattimento c’è da fare i conti con la minaccia di un incidente nucleare. Soltanto pochi giorni fa, ricorderete, nel corso di un bombardamento si era temuto il danneggiamento dei reattori di una delle centrali situate in Ucraina. 

L’Italia aggiorna il piano di sicurezza nucleare

Insomma, il rischio di una nuova Chernobyl spaventa tutti. L’Italia, in tal senso, è pronta ad aggiornare il proprio piano di emergenza nucleare che elenca norme e procedure in caso di incidente nucleare in un paese oltre i confini nazionali. Il testo, per ora una bozza, è stato diffuso da Quotidianosanità.it ed è disponibile a questo link

«Il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari – si legge nel documento – individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d’intervento a livello nazionale».

Cosa prevede il piano d’emergenza nucleare 

Nel testo si legge che “a seguito di un incidente severo a una centrale nucleare, e sulla base di valutazioni dosimetriche, si può presentare la necessità di intervenire per ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti”.

L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione da ri-sospensione o ingestione di alimenti e bevande contaminati.

Le fasi dell’emergenza individuate sono tre:

  • Prima fase: è identificata con il verificarsi dell’evento, e si conclude quando il rilascio di sostanze radioattive è terminato. Le principali vie di esposizione sono l’irradiazione esterna e
    l’inalazione di aria contaminata. Durante questa I fase sono necessarie azioni tempestive di contrasto all’evoluzione incidentale, e l’attuazione tempestiva delle misure protettive a tutela della salute pubblica.
  • Seconda fase: è successiva al passaggio della nube radioattiva, ed è caratterizzata dalla deposizione al suolo delle sostanze radioattive e dal loro trasferimento alle matrici ambientali e alimentari;
  • Fase di transizione: è una situazione di passaggio da una situazione di esposizione di emergenza a una situazione di esposizione esistente o programmata, e all’ottimizzazione della strategia di protezione. 

Il piano prende infine in considerazione tre tipologie di incidenti ad impianti situati all’estero: 

  • Incidente a un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali
  • Danneggiamento di un impianto posto oltre 200 km dai confini nazionali
  • Incidente a un impianto extraeuropeo

Cosa fare in caso di incidente nucleare

Nel testo del piano di sicurezza nucleare, in base allo scenario di riferimento, sono disciplinati tutti i comportamenti da adottare in caso di situazione emergenziale. Questo uno dei passaggi salienti.

“Per ridurre l’esposizione a contaminanti radioattivi e gli effetti che da essa possono derivare, nella prima fase dell’emergenza possono essere disposte le seguenti misure di tutela della salute pubblica”Eccole:

  1. Indicazione di riparo al chiuso
  2. Interventi di iodoprofilassi
  3. Assistenza alla popolazione italiana in un paese estero interessato da un incidente

Per ciò che riguarda il primo la misura del riparo al chiuso consiste nell’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni.

Secondo punto. Tra le sostanze radioattive che possono essere emesse in caso di grave incidente nucleare, c’è lo Iodio 131. Lo iodio radioattivo può essere inalato o assunto con acqua e alimenti. A dosi elevate, la popolazione può essere esposta ad un aumento della probabilità di contrarre tumori della tiroide.

La iodoprofilassi è pertanto una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione, per prevenire gli effetti deterministici (morte delle cellule, pesanti disfunzioni cellulari, ecc.) e stocastici (neoplasie, malattie ereditarie, mutazione delle cellule somatiche o di quelle riproduttive, ecc.). 

A causa della psicosi da guerra nucleare è scattata in questi giorni la caccia a tali farmaci che in molti paesi sono andati a ruba. In Italia ieri la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani ha lanciato il monito per evitare una corsa “al momento totalmente ingiustificata a questo tipo di farmaci”,

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