Cosa succede se verrà approvata la riforma che prevede la pensione anticipata a 63 anni? Scopriamo quali cittadini potrebbero beneficiarne, sarebbe per loro una gran fortuna!
Si discute ancora sulla pensione anticipata a 63 anni, la misura è al centro dei dibattiti, ma ci sono diverse opzioni per applicarla. Fra queste vi sono Quota 41, Quota 103, Ape sociale, Pensione di Garanzia e Opzione Donna. Ciascuna misura prevede determinati anni di contributi ed età per andare in pensione, ma quali sono quelle giuste per evitare allo stato un eccessivo dispendio di denaro? Scopriamo tutto su queste opzioni e cosa prevedono!
Quota 41 e Quota 103
Il governo mira certamente a garantire Quota 41 ai contribuenti, a prescindere dalla loro età, tuttavia la mancanza di fondi non permette di rispettare questo obiettivo. Se i lavoratori uscissero dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi la spesa per il governo in 10 anni ammonterebbe a 75 miliardi.
Proprio per questo Quota 41 non verrà applicata il prossimo anno, ovvero nel 2024. Invece, potrebbe esserlo la Quota 103, che ha la scadenza fissata al 31 dicembre 2023.
La misura, che prevede di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età potrebbe essere rinnovata. Tuttavia, sindacati e politici non sono favorevoli al suo rinnovo.
Ape Sociale anche nel 2024
Si parla anche di una proroga dell’Ape Sociale. Questa misura permette ad alcuni lavoratori di uscire prima dal lavoro e andare in pensione anticipata a 63 anni e con almeno 30- 35 anni di contributi versati. Possono beneficiare di questa misura:
- Persone da almeno 36 mesi disoccupate perché sono state licenziate, o per essersi dimesse per giusta causa, o per risoluzione consensuale oppure perché è scaduto il contratto a tempo determinato. Per queste persone gli anni di contributi richiesti sono almeno 30;
- I caregivers che da almeno 6 mesi assistono un familiare con disabilità grave. Oltre al coniuge, il familiare può anche essere un parente convivente di primo grado oppure un convivente affine di secondo grado. Per queste persone gli anni di contributi richiesti sono 30;
- Soggetti lavoratori che svolgono mansioni pesanti;
- Soggetti con invalidità minima del 74% e con contributi pari a 30 anni.
L’importo massimo del trattamento può arrivare a 1.500 euro e viene erogato per 12 mesi fino a quando il soggetto arriva all’età della pensione e verrà tramutato in pensione di vecchiaia.
Come prevede una proposta avanzata dalla Ministra Maria Elvira Calderone, l’Ape Sociale potrebbe interesse rare una fascia di contribuenti molto più ampia. La misura in passato ha avuto successo e se la platea dei beneficiari venisse allargata potrebbe funzionare ancora meglio.
Pensione di Garanzia Giovani e Opzione Donna
Altre due misure sono al vaglio da parte del governo. Si tratta di Pensione di Garanzia per i giovani e Opzione Donna, introdotte come tutela per i contribuenti più sfortunati. Ecco le differenze fra le due misure:
–La Pensione di Garanzia Giovani si propone di cautelare i dipendenti appartenenti al sistema contributivo puro, che a causa di lavori non continuativi rischiano di percepire un importo di pensione molto basso. La misura stabilisce di far andare in pensione chi ha almeno 20 anni di contribuzione a partire dal 2030, con un trattamento di 780 euro come base.
–L’Opzione Donna prevede alle dipendenti di andare in pensione a 58 anni e alle autonome a 59 con 35 anni di contributi. La misura potrebbe essere estesa anche alle caregivers che sono al servizio da almeno 6 mesi di persone con gravi disabilità, a coloro che hanno una percentuale di invalidità del 74%, alle dipendenti di aziende disastrate e a coloro che sono state licenziate.
Nessuna decisione ancora è stata presa
Il governo sta ancora discutendo con le parti sociali sia sulla Pensione di Garanzia Giovani che sull’ Opzione Donna, quindi è necessario aspettare che venga raggiunto un accordo. Le controversie riguardano l’aumento dei fondi e una eventuale diminuzione delle imposte sui contributi.
Nell’incontro del 26 giugno sono state avanzate delle proposte sulle misure da applicare per mettere in atto la Riforma del sistema previdenziale. Tuttavia, come già detto, nessun accordo è stato raggiunto e adesso si attende un ulteriore incontro fra le parti per arrivare ad una decisione.
Sarebbe opportuno trovare le soluzioni prima di arrivare alla fine dell’anno, quando alcune misure scadranno e quindi bisognerà capire se devono essere rinnovate o introdotte altre opzioni. Staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi giorni!