Roma. Risale la 27 dicembre il tentato stupro consumatosi a Villa Pamphilj, precisamente nella zona sud del parco, quella vicina all’entrata che si affaccia su via di Donna Olimpia. Il parco è da sempre zona difficile e complicata, e questa ne è l’ennesima conferma. La donna si è decisa recarsi alla stazione dei carabinieri della stazione San Pietro e ha sporto regolare denuncia.
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Infatti, dopo l’evento, era rimasta per qualche giorno in casa in isolamento preventivo. Aveva avuto paura del contagio da Covid, e dopo l’isolamento si è recata alla Caserma per la denuncia diretta. Le dichiarazioni della donna hanno infatti permesso di aprire un fascicolo di indagini dedicato, sui cui sono poche le informazioni che trapelano a riguardo. Al momento sono in corso le analisi dei dati a disposizione e, cosa principale, dei video catturati dalle telecamere di sicurezza presenti nel parco. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, il tentato stupro ai danni della povera vittima sarebbe avvenuto di mattina, verso le 7.10. L’evento, alcuni metri dopo l’ingresso nel parco che affaccia su via di Donna Olimpia. E’ una porzione di spazio davvero molto vicina al cancello d’ingresso. Il sentiero, inoltre, collega direttamente al laghetto e all’area gioco per bambini.
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L’attentatore di Villa Pamphilj
La donna di buon’ora si apprestava verosimilmente a fare una corsa nel parco. Quando all’improvviso le si è affiancato un uomo sospetto e dal fare minaccioso. Era vestito anche lui in tenuta sportiva, per non insospettire. Poi, stando alle dichiarazioni, l’ha afferrata improvvisamente da dietro e gettata a terra. Una volta a terra avrebbe provato a fare di tutto: baciarla, tapparle la bocca, tastarla ovunque sul corpo. Poi, come riporta ancora il Messaggero, l’aggressore si è allontanato quando ha visto un altro runner avvicinarsi: «Solo quando in fondo al viale quell’uomo deve avere scorto un signore che si stava dirigendo verso di noi, ha mollato la presa».
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Le parole della vittima al Messaggero
“Chi mi ha assalito, si è avvicinato a me già con il volto praticamente coperto da un cappuccio e indossava i guanti, a questo punto penso che lo avesse fatto con premeditazione, per non lasciare tracce. Ho avuto come l’impressione che quell’uomo vestito apparentemente in tenuta da jogging come me, stesse aspettando al varco la sua preda. Non conta chi fosse entrato, se io o una ragazzina di quindici o vent’anni, qualunque donna avrebbe rischiato la stessa sorte”, come si legge nello stesso articolo de Il Messaggero.